Buondì!
Come dicevo ieri sera alla Mon, io odio fare i teaser doppi. È proprio la dimostrazione che non sto leggendo nulla. Ma per stavolta vi tocca: così come due settimane fa, il teaser di oggi è tratto da La teoria del tutto di Jane Hawking. Vi dirò la verità, mi sta piacendo molto, ma il libro in sè non è leggerissimo e quindi procede un po’ a rilento.
Nel 1973 gli astronomi stavano affluendo in massa in Polonia per celebrare il cinquecentesimo anniversario dalla nascita di Niccolò Copernico, l’astronomo polacco che insoddisfatto dei complicati calcoli matematici necessari per spiegare i movimenti dei pianeti nell’universo geocentrico della teoria tolemaica sviluppò una nuova teoria dell’universo nel 1514. Poiché mi consideravo ancora una sorta di medievalista, ma una medievalista con un interesse più che passeggero per la cosmologia, ero affascinata dall’effetto iconoclastico della teoria copernicana che postulava che la Terra e altri pianeti ruotassero intorno al Sole, soppiantando così la teoria tolemaica che era diventata quasi un articolo di fede, sia scientifica che religiosa, pur avendo di fatto scarsa attinenza col concetto biblico di una Terra piatta con sopra il paradiso e sotto l’inferno. La mia prima visita oltre la Cortina di Ferro – se si esclude un viaggio di un giorno in Jugoslavia da Trieste nel 1971 – mi impartì anche una lezione sulla natura della tragedia: la tragedia della storia in un paese, la Polonia, che portava i segni dell’oppressione e della divisione; la tragedia filosofica per l’umanità dello scisma tra scienza e religione che derivava dalla teoria di Copernico; e la tragedia del genio.
Anche se Copernico non visse abbastanza per vedere la sua teoria sviluppata da Galileo nel diciassettesimo secolo, doveva essere ben conscio della sua natura pericolosamente controversa. Lo si può considerare il primo scienziato che aprì il vaso di Pandora della scienza, con la sua doppia potenzialità di far progredire la conoscenza umana e allo stesso tempo di porre scomodi dilemmi che avrebbero messo alla prova il sistema di valori dell’uomo. La sua teoria ha ben meritato l’espressione con cui è diventata famosa: la “rivoluzione copernicana”. Dato che, secondo Copernico, la Terra non era più al centro dell’universo, l’uomo non era al centro del creato. Dunque non si poteva più affermare che l’uomo avesse un rapporto speciale col Creatore. Questo fondamentale mutamento di prospettiva avrebbe liberato l’uomo dall’opprimente ossessione medievale per l’immagine divina, consentendogli di espandere le sue capacità intellettuali e di valorizzare i suoi attributi fisici, e fu uno dei motori della filosofia del Rinascimento europeo, quando gli architetti costruirono palazzi invece che cattedrali, e artisti e scultori sostituirono l’immagine religiosa con la forma umana, ritratta per il gusto di farlo, per la sua bellezza e la sua forza. In termini scientifici, la teoria copernicana aprì la strada alle scoperte di Newton nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, dove un puritanesimo per altri versi fanatico ebbe come effetto positivo la liberazione del pensiero razionale dalla morsa della superstizione religiosa. All’interno del cattolicesimo, tuttavia, la teoria copernicana avrebbe prodotto una reazione violenta e antiscientifica le cui ripercussioni si avvertono ancora oggi in tutta la società.Capitolo 8, Intelletto e ignoranza – LA TEORIA DEL TUTTO di Jane Hawking