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Recensione: Il Ritorno di Diana Gabaldon

Buongiorno!
Giuro che ci provo con ogni libro che finisco, ma il tempo è poco – e quindi sono pochi anche i libri – e le idee per le recensioni ancora meno.

Non che questa volta sia meglio, ma la vittima in questione è ‘Il ritorno’ di Diana Gabaldon, ovvero il terzo libro della serie della Straniera, conosciuta anche come Outlander. Stiamo tutti – più o meno – aspettando la seconda stagione della serie tv che ci ha definitivamente fatte innamorare di Jamie – o no? – e nel frattempo io intervallo ad altri libri questa serie. Prima o poi arriverò in fondo.
Tornando a noi, qui e qui potete trovare le recensioni dei primi due libri della serie, rispettivamente ‘La Straniera’ e ‘L’Amuleto d’Ambra’.

Il Ritorno
Titolo: Il ritorno (Outlander #3)
Titolo originale: Dragonfly in Amber (Part 2)
Autore: Diana Gabaldon
Editore: TEA
Disponibile in italiano:
Goodreads

Nell’Amuleto d’ambra Claire Randall, viaggiatrice nel tempo e nello spazio, aveva incominciato a spiegare una difficile verità alla figlia Brianna: negli anni in cui era ufficialmente data per dispersa, fra il 1945 e il 1946, era in realtà precipitata, attraverso il magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile James Fraser. In un susseguirsi di avventure palpitanti, tra campi di battaglia e manieri misteriosi, i due amanti consumano la loro ardente passione, consapevoli che Claire, prima o poi, si sarebbe trovata di fronte a una difficile e dolorosa decisione: seguire il suo uomo perdendosi definitivamente nel passato, o tornare a un presente che ormai non le appartiene più, con la sola speranza di portare con sé una traccia del suo amato…

Sullo sfondo di una Scozia settecentesca magica ed evocativa, Diana Gabaldon ci regala un romanzo intenso e appassionante che offre immagini suggestive di un passato lontano visto attraverso lo sguardo di una donna del ventesimo secolo.

 

Vediamo un po’ cosa posso dirvi di questo libro che ho apprezzato quanto i precedenti volumi della serie.
Prima cosa, è evidentissimo che nell’edizione originale fosse tutt’uno con ‘L’amuleto d’ambra’. Quel libro, infatti, iniziava ambientato nel presente, con Claire che racconta a Brianna, sua figlia, e a Roger – del quale scopriamo le origini alla fine – la sua storia per provare a convincere Brianna del fatto che il suo vero padre sia Jamie e non Frank come la ragazza ha sempre pensato. Ne ‘Il ritorno’ ci troviamo direttamente nella storia raccontata da Claire esattamente dove l’avevamo lasciata, con Claire che riappacifica con Jamie, e quindi nel passato. Solo verso la fine del libro ci ritroviamo nel presente. Con Claire che, finita la sua storia, ascolta la reazione di Brianna che, ovviamente, non vuole crederle.

Non che ci sia molto da dire in realtà. I personaggi ormai li conosciamo, e di nuovo troviamo solo il nonno di Jamie. Grazie a questa new entry conosciamo un altro pezzo della storia dello scozzese prima dell’arrivo di Claire.
Jamie e Claire continuano a viversi, conoscersi e innamorarsi sempre di più e sono dell’idea che il loro rapporto diventi ogni momento più bello. Claire sta iniziando ad abituarsi, anche se non del tutto, agli usi e costumi del tempo e questo rende in un certo modo più semplice il suo rapporto con Jamie.

“Jamie, io ti amo”
“Lo so” rispose sottovoce “Certo che lo so, tesoro. Lascia che io te lo dica nel sonno, quanto ti amo. Perchè non c’è molto che io possa dirti mentre siamo svegli, se non le stesse, povere parole, ripetute ancora e ancora. Mentre dormi tra le mie braccia, invece, posso dirti cose che suonerebbero sciocche nella veglia, e i tuoi sogni sapranno che sono vere. Dormi, mo duinne.”

Il libro scorre, secondo me, più velocemente del precedente, il quale si è svolto tutto a Parigi e dintorni ed era incentrato sulla vita di corte. Qui, invece, c’è molta più azione: la guerra, i combattimenti e un sacco di spostamenti dei due in giro per la Scozia.

Nonostante finora abbia decisamente preferito le parti ambientate nel passato rispetto quelle ‘attuali’, devo dirvi che la parte finale di questo volume non mi è dispiaciuta per nulla.
Sono curiosa di vedere dove ci porterà il quarto libro della serie e dove sarà ambientato. Ormai Claire, con la sua storia, è arrivata al momento del suo ritorno. Ma dubito che i prossimi millanta libri siano tutti ambientati nel presente.

Diciamo pure che questo discorso di Jamie fa ben sperare. Lo ritroveremo, ne sono certa.

“Ti troverò”, mi sussurrò all’orecchio. “Te lo prometto. Se dovrò sopportare due secoli di purgatorio, duecento anni senza di te… allora vorrà dire che sarà la punizione che mi sono meritato per i miei crimini: perchè ho mentito, ucciso, rubato e tradito. Ma c’è un’unica cosa che ristabilirà l’equilibrio. Quando sarò al cospetto di Dio, ci sarà un’unica cosa che farà pendere la bilancia in mio favore, contro tutto il resto”.
La sua voce si abbassò fin quasi a un sussurro, e le sue braccia si strinsero intorno a me.
“Signore, mi hai dato una donna straordinaria e Dio! io l’ho amata come si deve.”

Detto questo, ragazzi, buona lettura. E un abbraccio di incoraggiamento a chi sta aspettando la seconda stagione della serie, ce la possiamo fare!

rating 4

kia firma

Recensione: Minions di Kyle Balda & Pierre Coffin

Buongiorno a voi! Oggi voglio portare un po’ di giallo e luce nel vostro lunedì parlando di un film che sicuramente avete visto: i Minions! Inizialmente avevamo deciso di vederlo insieme con la Mon e la Kia ma purtroppo per una cosa per l’altra non siamo mai riuscite a ritagliarci una sera per guardalo. Ovviamente ero troppo curiosa di vederlo e dopo aver ottenuto il permesso di guardarlo, oggi lo commento con voi 😉

minions
Titolo: Minions
Titolo originale: Minions
Regia: Kyle Balda, Pierre Coffin
Anno: 2015
Durata: 91 min
IMDB

Comparsi sulla Terra agli albori, i Minions si evolvono attraverso i secoli ma restano sempre al servizio dei più spregevoli padroni. Dopo aver accidentalmente causato l’estinzione di molti di loro, i pochi Minions rimasti in vita si ritrovano senza padrone e cadono nella più cupa depressione. Fortunatamente, Kevin, uno di loro, ha un piano e insieme all’adolescente ribelle Stuart e all’amabile Bob si avventura alla ricerca di un nuovo malefico capo per i suoi fratelli.

Facciamo un passo indietro prima di concentrarci sul film: ‘Cattivissimo me’ è stato decisamente un film di animazione che ha saputo conquistare grandi e piccini ed è il film dove per la prima volta conosciamo queste buffe creaturine gialle. Chi sono? Da dove vengono? Come mai lavorano per Gru? Dopo una lunga attesa le nostre domande hanno trovato risposta quest’estate quando finalmente è uscito il film dedicato interamente a loro!

I Minions hanno sempre servito i signori più cattivi della Terra nel corso degli anni ma, purtroppo, sono talmente pasticcioni che nei modi più assurdi si ritrovano d’improvviso ogni volta senza padrone fino a che, “disoccupati”, non hanno più forza di vivere. Dalla massa però emergono tre Minions che si mettono alla ricerca di un nuovo padrone cattivo. Ma ammettiamolo, anche se vogliono fare i cattivi non ci riescono troppo bene:

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Kevin (quello alto con due occhi) ovvero la mentre del trio e quello che più si adopera perchè vuole essere riconosciuto come eroe dai suoi compagni. Poi c’è Stuart (quello alto con un occhio) che è un musicista e che si ritrova nel gruppo per caso e non per dedizione alla causa. Infine c’è Bob (quello basso) che è il più tenero e dolcissimo e che, nonostante abbia paura dell’avventura, vuole lo stesso unirsi agli altri due. Dopo tante peripezie in cui veramente succedono le cose più assurde e divertenti si ritrovano con una nuova padrona, Scarlett Overkill ma ovviamente anche qui combinano una valanga di guai che mandano all’aria tutto il suo piano malefico. Solo alla fine del film che incontriamo un piccolo Gru, ovvero il futuro nuovo padrone dei Minions.

Ma perchè a tutti piacciono così tanto i Minions? Il segreto sta nell’immediatezza di questi personaggi che comunicano in una lingua composta da parole internazionali prese da più lingue, prima tra tutte ‘banana’. Il secondo motivo è che sono talmente imbranati che anche la cosa più semplice andrà sicuramente storta dando il via a una valanga di risate. La risposta del pubblico ha assunto una portata tale che sono diventati un fenomeno mondiale; quindi diciamo che questo film ha avuto un successo molto più che discreto.

Cos’altro dire… se l’avete già visto sicuramente avete riso un sacco!
gif se invece non l’avete già visto vi consiglio di andarlo subito a guardare 😉
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rating 4
anna firma

Recensione: American Sniper di Clint Eastwood

Buongiorno a tutti! Venerdì scorso ho finito tirocinio quindi da oggi posso dedicarmi full-time alla tesi visto che il tempo stringe. Ieri sera come al solito non sapevo che genere di film avessi voglia di guardare e alla fine ho scelto ‘American Sniper’, un filmetto giusto leggero per concludere la settimana. Nuovo lunedì, un anno in più per me oggi (eh già, la vecchiaia colpisce anche me) e mille cose ancora da fare. Ma basta parlare di me e concentriamoci sul film.

american sniper
Titolo: American Sniper
Titolo originale: American Sniper
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2014
Durata: 133 min
IMDB

Il film racconta la storia del Navy SEAL Chris Kyle (Cooper), che registrò il più alto numero di uccisioni come cecchino americano. Fu così temuto dagli insurrezionalisti iracheni da ricevere il soprannome al-Shaitan (“il diavolo”). Nel 2013 Kyle è stato ucciso in un poligono di tiro, da un altro veterano. Il film è tratto dal libro “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History”.

 

La prima cosa che ho pensato appena sono iniziatii titoli di coda è stata: “Hey man, this was tough!” perdonatemi l’espressione inglese ma dopo due ore in cui i protagonisti continuano a riferirsi tra di loro usando ‘man’, sono stata anch’io contagiata. Il film si basa sull’autobiografia di Chris Kyle, ovvero uno dei migliori cecchini dell’esercito americano e sulle sue missioni in Iraq. Di conseguenza non si tratta di un film facile da guardare ma soprattutto da recensire: il rischio è quello di iniziare un lungo dibattito sulla guerra. Siamo tutti sensibili a questo tema e di conseguenza un film che parla di un qualcuno che ha partecipato attivamente ad una guerra che dura tutt’ora, ci vuole ricordare che non si tratta di storia ma del presente e ovviamente questo non è facile da digerire.

Diretto da Clint Eastwood che a mio parere si conferma sempre un ottimo regista qualsiasi storia diriga, il film racconta in maniera viva le scene di guerra. Quello che più secondo me cattura l’attenzione e la partecipazione dello spettatore l’alternarsi di inquadrature di villaggi iracheni provati dalla guerriglia e scene in cui si vede attraverso il mirino di Chris gli obiettivi da abbattere. Soprattutto nelle seconde, la tensione sale esponenzialmente in quanto hai gli occhi fissi sull’obiettivo del cecchino e non senti nessun rumore se non il fruscio dell’aria e quello del respiro di chi sta sparando.

Il film comunque vuole cercare non solo di riportare i fatti ma anche dimostrare le due facce di chi va in guerra ovvero il senso di dovere verso la causa e verso i compagni e la voglia di stare con la propria famiglia. Diciamo che il film trasmette bene questo conflitto personale che ogni soldato chiamato in guerra affronta. L’unica cosa che secondo me si poteva modificare sarebbe stato dare un po’ più di spazio raccontando degli anni successivi al suo ritiro definitivo dal campo di battaglia e di come sia stato difficile reinserirsi nella società.

Un’interpretazione da parte d Bradley Cooper davvero intensa e capace di arrivare allo spettatore (ultimamente ha fatto dei film in cui ricopre dei ruoli di spessore in cui possiamo sperimentare la sua bravura). Nonostante abbia avuto molte nomination per gli Oscar, ha vinto solo quello per miglior montaggio sonoro, anche se Bradley secondo me se lo meritava tutto a mio modesto parere. Un film davvero interessante e raccontato attraverso l’esperienza diretta di persone che erano in prima linea e che offre un’occasione per riflettere su quello che accade intorno a noi.

rating 4
anna firma

Recensione: Principe azzurro per un giorno di Kasie West

Ciao! Dopo aver cominciato e mai finito le recensioni di un paio di libri ho deciso di riprovarci con questo: “Principe azzurro per un giorno” di Kasie West, ovvero la traduzione italiana di ‘The Fill-In Boyfriend’.

principe azzurro per un giorno
Titolo: Principe azzurro per un giorno
Titolo originale: The Fill-In Boyfriend
Autore: Kasie West
Editore: Mondadori
Disponibile in italiano:
Goodreads

La sera del ballo di fine anno, quando sta per entrare con il suo ragazzo e presentarlo finalmente ai suoi amici, Mia litiga con Bradley, che se ne va e la lascia sola nel parcheggio. La serata, però, è troppo importante per lei: è candidata a essere eletta reginetta della scuola, ma soprattutto deve dimostrare a tutti che Bradley esiste veramente. La sua amica Jules, infatti, la accusa di essere una bugiarda e di aver mentito sulla sua storia. Così Mia chiede a un ragazzo fermo in auto nel parcheggio di farle da cavaliere per la serata, fingendosi Bradley. L’esito di quella scelta avrà risvolti imprevedibili per Mia, che dovrà districarsi tra bugie e finti appuntamenti in un viaggio alla scoperta dell’amore e di se stessa.
Una storia dolce e passionale, che fa sognare e svela dove trovare l’amore: proprio qui davanti a te, se guardi gli altri con occhi diversi e ti fai conoscere per davvero.

Prima di tutto grazie a Chiara che me l’ha consigliato, ho davvero apprezzato. Unica pecca, nella traduzione italiana qualche congiuntivo è andato in vacanza. Ma ce la possiamo fare comunque.

Partendo dal presupposto che è un romanzetto rosa tranquillo tranquillo, uno parte già senza grosse aspettative di insegnamenti, ma col semplice intento di godersi una storia dolce e non troppo impegnata per passare del tempo. E così è stato anche se, pensandoci, questa storia ha anche una sua profondità. Perché nel romanzo in questione troviamo davvero una crescita, una maturazione di un personaggio che inizialmente è insopportabile, ma che va incontro a una presa di coscienza seguita dal cambiamento.

Andando con ordine. Mia – che nella versione inglese si chiama Gia, ma va bene comunque – frequenta l’ultimo anno di liceo ed è la classica ragazzina snob e popolarissima che troviamo in buona parte dei film americani. Conosciuta da tutti, presidentessa del consiglio scolastico, carina e con un gruppo di amiche altrettanto carine. La sua vita è incentrata sui social-network, sente il bisogno di rendere nota lì ogni cosa che fa, prestando più attenzione a quelli che al mondo reale. La sua famiglia sembra perfetta, l’unico punto dolente è il fratello che quando torna a casa dal college prova a dire la sua e viene azzittito perché rovina la quiete della famiglia.

I problemi iniziano nel momento in cui – lo dice la trama, non vi sto rovinando nulla – Bradley, il fidanzato quasi-modello di Mia, decide di mollarla proprio la sera del ballo di fine anno, proprio quando doveva presentarlo alle sue amiche.
Troppo legata alle apparenze e disperata al pensiero di andare al ballo senza cavaliere, Mia trova un ragazzo che finge di essere Bradley e litighi con lei a fine serata.
Il finto Bradley si comporta come da copione e tutto fila liscio. Il giorno dopo, però, Mia si ritrova a pensare al finto Bradley – di cui non conosce il vero nome – invece che alla sua rottura con quello vero.

È qui che inizia la storia di crescita della nostra protagonista, che dopo quella prima bugia alle sue amiche si vede costretta a inventarne molte altre, per rivedere il finto Bradley – che chiaramente non può presentare alle amiche che sono convinte che lui sia un infame traditore – e per provare a salvare la sua immagine a scuola.

Tutto questo la porta a rendersi conto che forse effettivamente la sua famiglia non è così perfetta, vorrebbe esternare i suoi sentimenti ma nessuno le chiede come sta. Scopre che l’espressione ‘sto bene’ può racchiudere più bugie di molte altre parole. Scopre che forse l’apparire e i social non sono tutto e che le sue amiche non sono forse così strette come pensava. Si trova a legare con ragazze con cui fino a qualche giorno prima non avrebbe mai parlato e ad esternare i suoi sentimenti come mai aveva fatto prima. Ma soprattutto scopre che ha dei sentimenti e delle idee che qualche volta si ritrovano a cozzare con quelli dei suoi genitori e delle sue amiche, ma che non per questo sono sbagliati e bisogna nasconderli.

Una storia d’amore quindi, come ci si aspetta, dolce e anche simpatica. Ma anche una storia di crescita. Ho trovato i personaggi – anche quelli secondari – ben caratterizzati e con tanto da dire. Il percorso di ognuno è evidente, anche se talvolta non porta da nessuna parte.

Mi fece l’occhiolino. «A proposito, dove sono le tue meravigliose amiche, questa sera?»
«Mmm.» Indicai un punto in cui Claire, Laney e Jules ballavano con un gruppo di ragazzi.
«Sei diventata troppo grande per loro?»
«Credo siano loro a essere diventate troppo grandi per me.»
«Non sono d’accordo.»
Non so perché quelle parole mi fecero venire le lacrime agli occhi. Poi qualcuno mi prese da dietro, facendomi quasi urlare. Nello stesso momento, Bec mi comparve davanti, quindi dedussi che le braccia che avevo ancora attorno alla vita fossero di Hayden. Rovesciai la testa per guardarlo.

Ultima cosa, pur non essendo una fan dei finali aperti, a maggior ragione se COSÌ aperti, devo ammettere che questo ci può stare. Non è un finale da fiato sospeso, ma più qualcosa che ci lascia immaginare quello che vogliamo.

rating 4
kia firma