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Recensione: Teorema Catherine di John Green

Premessa triste: se un libro non mi piace non riesco a scriverne. Parlarne forse sì, ma non è nemmeno lontanamente la stessa cosa. Quindi approcciatevi alla lettura preparati.
Il libro di cui vi parlo oggi è ‘Teorema Catherine’ di John Green.

teorema catherine
Titolo: Teorema Catherine
Titolo originale: An Abundance of Katherines
Autore: John Green
Editore: Rizzoli
Disponibile in italiano:
Goodreads

Da quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato. Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.

Allora. Di John Green avevo letto solo ‘Colpa delle stelle’: lacrime a fiumi, occhi a cuoricino e immenso amore per quel libro.
Insieme alla Mon ho scelto ‘Teorema Catherine’ come libro per il primo mese della nostra Book Jar Challenge (qui il regolamento) e devo dire che ci sono rimasta male. Un po’ perché non è piaciuto a me – e voi direte chissenefrega – ma soprattutto perché l’ho ‘consigliato’ a una ventina di persone. Partecipanti alla Book Challenge, non vogliatemene. I rating erano mooolto alti e ci siamo fidate. Poi non escludo che vi sia piaciuto, sia chiaro.

Tornando al libro.
La storia di per sè, devo dire la verità, non è per niente male, un romance come un altro. Anzi forse un po’ diverso, un po’ meno pieno dei soliti clichè tipici degli Young Adult che leggiamo normalmente. La trama mi aveva attirato e, ripensandoci a posteriori, il libro – appunto – è anche piacevole. John Green, in Teorema Catherine, ci racconta una storia non del tutto surreale, uno stralcio di vita di 3 ragazzi che si incontrano per caso e finiscono per passare l’estate godendo della reciproca compagnia.
Non riesco a definire perfettamente quindi il problema di questo libro. Credo che la pecca principale sia il protagonista – Colin – che, per citare il suo amico Hassan, ‘non è interessante’. Mi spiego meglio. Colin, come ci dice la trama, è un bambino prodigio. E la cosa può sembrare interessante. Per qualche motivo, non lo è. Sarà la sua natura, ma pensa troppo e risulta – secondo me – piuttosto noioso. La storia incentrata sostanzialmente solo su di lui, inoltre, non aiuta.

I prodigi riescono a imparare rapidamente ciò che altri hanno già capito; i geni scoprono ciò che nessun altro ha scoperto prima. I prodigi imparano, i geni fanno.

Come vi ho già detto lo spunto non è male. L’idea di Colin di analizzare matematicamente le sue relazioni per creare una funzione che gli permetta di prevedere come andranno le prossime è effettivamente divertente.
Ma manca qualcosa, e probabilmente c’è qualcosa di troppo.
Manca probabilmente un po’ di suspence, un po’ di amore in più. Si capisce da subito come andrà a finire, ma non si rimane col fiato sospeso, come in molti romance, ad aspettare che la coppia di turno apra finalmente gli occhi. Non so se riesco a spiegarmi, in effetti ne dubito.

E poi i racconti delle interviste, i pianti di TUTTE le nonnine disperate perché non vedono Lindsey da tempo, da quando sta col suo nuovo fidanzato. Ok una, ok due, poi basta.
La funzione, tutti i giorni quella. L’asocialità di Colin, idem. Ok che deve essere il ragazzo prodigio, asociale, intrattabile e escluso. Ma a un certo punto la trasformazione uno se la aspetta. E sicuramente prima delle ultime 4 pagine.

Voleva piangere, ma invece sentiva solo un dolore dietro il plesso solare. Piangere è aggiungere qualcosa: piangere è tu-più-le-lacrime. Ma la sensazione che Colin provava era l’esatto – e orribile – contrario del pianto. Era tu-meno-qualcosa. Continuava a pensare a una sola parola, sempre, e sentiva quel dolore bruciante proprio sotto la cassa toracica.

Detto questo, non mi sento di sconsigliarvelo, ne ho sentito parlare bene. Ma per me rimane un nì, più no che sì. La verità? Mi ha piuttosto annoiata.

rating 2.5
kiafirma

Recensione: Deal Breakers di Laura Lee

Ormai mi conoscete, a Gennaio non dò mai il meglio di me in fatto di libri letti e recensioni. Ammetto anche di essere stata un po’ scostante negli ultimi mesi, ma immagino sia arrivato il momento di smetterla di scusarmi e cercare di cambiare le cose.
Tendo a non fare mai propositi per il nuovo anno perché i miei desideri e i miei obiettivi cambiano di continuo, come se fossi ancora una bambina, ma per questo 2016 ho voluto fare dei propositi riguardo al blog: essere più organizzata, scrivere più recensioni e leggere più libri trovati su Netgalley. Eccomi qui, quindi, con Deal Breakers.

deal breakers
Titolo: Deal Breakers (Dealing with love #1)
Autore: Laura Lee
Editore: LAN Fiction LLC
Disponibile in italiano: No
Goodreads

How were they supposed to know that one night would change everything?

Devyn has life all mapped out. She just needs to accomplish one more thing before graduating college and becoming a full-fledged adult—lose her virginity. And who better to assist her than her best friend, Riley?

Riley is the self-proclaimed king of fling. His college years have been filled with meaningless hookups until the one night that ruined him for all other women. The one night he spends with his best friend, Devyn. Right before he screws it all up.

Balls to the wall, baby!

Now five years later, Riley is determined to atone for his mistakes and prove that he can be the man that Devyn deserves. Little does he know that Devyn’s been keeping a secret from him all these years. A big secret. Now he has to figure out how to win back the only girl he’s ever loved while navigating the pitfalls of her unexpected revelation.

Deal Breakers is filled with lots of laughs, a sexy romance, and an overflowing swear jar.

I received this book as an ARC through Netgalley in exchange for an honest review.

È un libricino corto corto che non ha grandi pretese, ma regala delle ore decisamente piacevoli. Si apre con Riley (per colpa di una serie tv che guardo ero convinta fosse una femmina) che, mentre si reca a lezione, vede quella che, secondo la sua opinione, sarà la donna della sua vita.

Il libro finirebbe subito, però, se per lei fosse lo stesso. Veniamo quindi catapultati in una storia piena di cliché che però riesce a intrattenere il lettore perché, per una volta, priva dei terribili drammi che caratterizzano questa categoria di libri.

Devyn è stupenda, bionda, magra e intelligente. Come bonus ama lo sport, le piace la birra e non capisce il bisogno di determinate ragazze di farsi le unghie o di andare al centro commerciale a fare shopping. Insomma, il sogno di ogni uomo, no? Peccato che Dev, come affettuosamente la chiama Riley, non sia alla ricerca di un ragazzo e snobbi il nostro protagonista circa alla quarta pagina. Finisce qui il mio racconto sulla trama del libro, anche perché nella sinossi qui sopra già viene detto abbastanza.

Riley e Devyn sono perfetti l’uno per l’altra e non potrebbe essere altrimenti. Si completano, sono totalmente a loro agio tra di loro e, anche quando tutto sembra finito, pare che il loro legame sia comunque più forte.

Se mi è piaciuta così tanto, perché ho dato solo 3 cupcake a questo libro? La risposta è semplicemente che non è possibile dargliene di più. Se mi chiedessero di valutare il romanzo in questione dimenticando di aver letto altri libri prima o come se fosse l’unico libro su questa terra, forse e dico forse, sarebbe arrivato alle 4 stelline.

Ho trovato la storia carina, ma niente che non avessi mai letto. Il problema più grande, oltre ai cliché e alla facilità con cui tutto si risolve è, secondo me, il fatto che sia tutto un po’ poco descrittivo e frettoloso. È come se l’autrice avesse fretta di arrivare al finale.

Tutto sommato però, se vi piacciono i romanzi semplici, romantici e con due protagonisti che iniziano dall’essere migliori amici e piano piano, desiderano di più l’uno dall’altra, ve lo consiglio davvero.

rating 3
mon firma

Recensione: L’amore non è mai una cosa semplice di Anna Premoli

Buongiorno! Prima recensione del 2016, so che ne ho già pubblicata una quest’anno – e siamo alla metà di gennaio – ma questa è la prima che scrivo nel nuovo anno. In più si tratta dell’ultimo libro letto nel 2015, che mi ha anche permesso di finire la Reading Challenge di Goodreads. La smetto di dare i numeri e arrivo al dunque. Il libro di cui vi voglio parlare oggi è ‘L’amore non è mai una cosa semplice’ di Anna Premoli.

l'amore non è mai una cosa semplice
Titolo: L’amore non è mai una cosa semplice
Autore: Anna Premoli
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lavinia desiderava tanto insegnare, ma dopo la maturità si è lasciata convincere dai genitori e si è iscritta a Economia. Ormai al suo quinto anno alla Bocconi, si trova coinvolta in un insolito progetto: uno scambio con degli ingegneri informatici del Politecnico. Lo scopo? Creare una squadra con uno studente mai visto prima, proprio come potrebbe capitare in un ambiente di lavoro. Peccato che Lavinia non abbia alcun interesse per il progetto. E che, per sua sfortuna, si trovi a far coppia con un certo Sebastiano, ancor meno intenzionato di lei a collaborare. E così, quando la fase operativa ha inizio e le sue amiche cominciano a lavorare in tandem, Lavinia è sola. Ma come si permette quel tipo assurdo – a detta di tutti un fuoriclasse dell’informatica – di piantarla in asso, per giunta senza spiegazioni? Lavinia non ha scelta: non lo sopporta proprio, ma se vuole ottenere i suoi crediti all’esame, dovrà inventarsi un modo per convincerlo a collaborare… Ma quale?

 

Che dire? 320 pagine – che sembrano meno – da leggere tutte d’un fiato. Inverosimile e assurda come storia? Assolutamente sì. Dolce e romantica? Altrettanto assolutamente sì. Quindi ve lo consiglio in maniera spassionata. L’importante è partire senza l’aspettativa di un libro che vi rivoluzionerà la vita. Ma non è nemmeno il suo scopo.

Quella raccontata è la storia di due ragazzi che sono come il giorno e la notte. L’obiettivo di lei è piacere a tutti, quello di lui andare a lavorare nella Silicon Valley e andare controcorrente per partito preso. Per lei la tecnologia sono i social network e, se proprio serve, Google. Lui è un nerd, oserei dire quasi senza speranza e se ne frega di qualsiasi giudizio esterno. Lei adora gli aperitivi con le amiche nei locali più ‘in’ sui Navigli. Lui passa i weekend a fare giochi di ruolo dal vivo. Possono andare d’accordo? No. Si innamoreranno? Leggete il libro.

Ma certo, come non ho fatto a pensarci prima. Tutta colpa della mia mente limitata. «Fammi indovinare ancora: niente Windows sui tuoi PC».
Seb solleva un angolo della bocca in quello che deve essere un mezzo sorriso. «Chiaro…».
«Bensì Linux?», domando richiamando alla memoria quel poco di conoscenze che ho nel campo.
Lui scrolla le spalle rabbrividendo. «Per carità, ti sembro davvero uno da Linux?».
In tutta sincerità lui per primo mi sembra un grosso sistema chiuso, impenetrabile e inaccessibile peggio di Apple, Google e Microsoft messi insieme, ma lo conosco da troppo poco tempo perché mi possa permettere di confidargli qualcosa di simile. «Non so. Per chi mi hai preso, un’esperta informatica?».
Se non altro la mia domanda retorica lo fa scoppiare a ridere.

Ho iniziato a parlarvi di questo libro sostenendo che la storia sia in un certo modo inverosimile e assurda. Vi spiego il motivo. Lei, Lavinia, la protagonista. In poco più di 300 pagine passa da essere la figlia e ragazza modello, che sorride sempre, piace a tutti, non contraddice mai i suoi genitori e non è in grado di fare una scelta all’essere una ragazza ‘normale’, convinta delle sue scelte e di quello che vorrà fare nella vita. Si stacca dai genitori, comincia a capire che ha una spina dorsale e – concedetemi l’espressione – la usa.
Diciamo che nel complesso il suo cambiamento non è nemmeno lontanamente avvicinabile alla realtà. Però – ormai lo sappiamo – nei libri tutto è possibile.

LOL
Ehhh??? Anche questo è linguaggio binario?
Lui mi risponde con una sigla diversa.
ROFL
Sto iniziando a comprendere che comunicare sarà molto, molto complicato. Tra linguaggi noti solo a lui e sigle strampalate, la strada si preannuncia in salita.
Provo a inserire su internet le sigle e scopro che si tratta di due termini slang derivati dall’arcaico ambiente internet Usenet. Una roba da veri nerd, a quanto pare. In ogni caso, la traduzione è “sto morendo dal ridere” e “mi sto rotolando sul pavimento dal ridere”.
Visto che mi ha lanciato il guanto di sfida, rispondo a tono.
ROFLMAO
Il significato è più o meno lo stesso, ma ancora più enfatizzato.
La sua risposta è quasi immediata.
Felice di sapere che Wikipedia funzioni tanto bene.

La scintilla che fa partire il cambiamento è Seb, il quasi ingegnere informatico con cui è costretta a collaborare per un progetto interuniversitario che le porterà dei crediti extra.
Lui è strano, chiuso in sé stesso, indaffaratissimo e concentrato solo sui computer e sul suo lavoro. Oltre che, ovviamente, sul suo sogno di lavorare nella Silicon Valley.
Il finale è chiaro fin dal titolo, e ogni pagina che giriamo ci chiediamo quando potremmo iniziare ad avere gli occhi a cuoricino.

Che altro dire? La Premoli – secondo me – è andata a segno anche questa volta, sfornando un libro moooolto leggero ma altrettanto piacevole e, in certi casi, anche divertente.
Do ‘solo’ 4 cupcakes perché i 5 li tengo per i romanzi che mi sconvolgono durante la lettura lasciandomi in adorazione per parecchio tempo. Volendo ponderare i voti non mi sento di dare la votazione piena a una storia così.
Valutazione relativa solo al suo genere? 5 cupcakes con la panna, ragazzi. Senza ombra di dubbio.

rating 4

kiafirma

Recensione: La favola di Thea di Alessia Esse

Ho capito, nel corso di questi mesi da blogger che la cosa che più mi manca non è tanto la fantasia nello scrivere post e nemmeno il tempo, ma l’organizzazione. Faccio davvero schifo. Mi ritrovo sempre a ridosso di una scadenza e puntualmente non ho idee o non ho voglia di scrivere. Se fossi da sola a gestire questo nostro piccolo angolo virtuale, non so se sarei ancora qui dopo un anno. Uno dei nuovi propositi del 2016 è quello di diventare più organizzata…ce la farò?

Passando al motivo per cui siamo qui, oggi vi porto una recensione.

Ringrazio infinitamente Alessia Esse per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro in cambio di un’onesta opinione.

la favola di thea
Titolo: La favola di Thea (Nel cuore di New York #2)
Autore: Alessia Esse
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lei pensa che lui sia un cafone.
Lui pensa che lei sia superficiale e frivola.
Non potrebbero essere più diversi.
Non potrebbero essere più attratti l’uno dall’altra.
In apparenza, Thea Harrison vive una favola: la sua carriera è in ascesa, i suoi amici l’adorano, e un folto esercito di fotomodelli è pronto a regalarle notti di sesso passionale. Negli ultimi cinque anni, infatti, la ventisettenne è diventata una delle fashion blogger più richieste e apprezzate al mondo.
Thea tocca il cielo con un dito quando riceve un invito per partecipare al Gala annuale del Metropolitan Museum. Si tratta del coronamento di un sogno, e di un’opportunità professionale senza pari.
È al museo che Thea conosce Mordecai Reed, un ragazzo cinico e scorbutico che non si fa problemi a dirle ciò che pensa. Nonostante questo, tra i due nasce un legame sorprendente, che cresce quando Thea si rende conto che lei e Mordecai non sono così diversi come sembra.
Ma la ragazza sa che aprire il suo cuore vorrebbe dire rivelare a Mordecai un segreto nascosto per anni. Un segreto capace di distruggere tutto ciò che lei ha costruito a New York.
Finora Thea è stata brava a fingere. Riuscirà a farlo ancora, quando Mordecai le farà dubitare della maschera che indossa? E cosa accadrà quando il passato tornerà a minacciare la sua nuova vita?
La favola di Thea è un romanzo autoconclusivo. Dato il contenuto di certe scene, la lettura è consigliata ad un pubblico adulto.

 

Avevo un po’ di timore quando ho preso tra le mani il Kindle su cui avevo prontamente caricato il libro, appena ricevuta la mail di Alessia. Non so nemmeno spiegare perché, visto che amo come scrive e fino a quel momento non mi aveva mai delusa, ma qualcosa dentro di me non era convinto. Forse il fatto che il precedente volume mi era piaciuto molto, ma alcuni particolari mi avevano lasciata perplessa, oppure semplicemente il fatto che non l’ho iniziato a leggere in un periodo in cui ero in vena di romance, ma il punto, in tutto questo, è che mi sbagliavo.

Il primo volume della serie Nel cuore di New York, “La tentazione di Laura” (di cui trovate la recensione qui) aveva avuto, per me, dei passaggi sni, mentre questo mi è piaciuto davvero tanto. Era parecchio che non trovavo un libro che mi obbligasse a continuare a leggere fino a notte fonda e mi sono stupita di quanto poco io ci abbia messo a finirlo.

Ne “La favola di Thea” ritroviamo tutti i personaggi già conosciuti, scoprendo nuove sfaccettature mano a mano che la storia procede e ne incontriamo di nuovi, che saranno sicuramente una piacevolissima aggiunta ai successivi volumi della serie. È una della cose che mi piace di più di questa serie, il fatto che ogni volume sia di per sé autoconclusivo. Certo, se si leggono anche quelli precedenti si ha un’idea un po’ più chiara del ruolo di alcuni personaggi, ma tutto sommato adoro il fatto di non essere legata ad una serie per forza. Pare che sia una moda (che dura da parecchi anni) quella di pubblicare tutto in serie senza che ce ne sia il minimo bisogno.

La protagonista questa volta è Thea, personaggio appena appena accennato nello scorso volume, ma che in questo si dimostra una persona molto molto particolare. È una donna che si è costruita un mondo spettacolare intorno, fatto di vestiti, gioielli e feste eleganti. Si è fatta piano piano spazio in un universo che molte di noi fanno fatica anche solo ad immaginare, perché così lontano dalla realtà a cui siamo abituate. Thea è passata da essere una semplice fashion blogger ad un essere un’ icona per molte persone, fino ad attirare l’attenzione di personaggi parecchio influenti nel campo. C’è qualcosa che la turba però, che ci dimostra che non è tutto ora quello che luccica. Quello di Thea è una specie di castello di carte, rimasto in piedi per anni, ma pronto a crollare non appena conosce qualcuno che la sconvolge al punto da tornare ad avere paura del suo passato.

Mordecai (il cui nome devo ancora capire come pronunciare, lo ammetto) è diverso da come me lo sarei immaginata. Leggendo la trama mi aspettavo il solito bello e dannato, quello che si comporta da burbero per attirare l’attenzione, invece Mordecai è proprio scorbutico di suo. Ha un’opinione su tutto ed è tendenzialmente convinto di avere ragione su ogni cosa. I suoi battibecchi con Thea mi hanno fatta ridere più di una volta ed è palese la complicità tra i due fin dal primo istante. Mi è piaciuto tantissimo il fatto che per la prima volta (in questi anni e tra i libri che ho letto io) ho trovato una storia in cui è la donna quella ricca e sicura di sè e l’uomo quello un po’ spaesato che deve trovare il suo posto nel mondo di lei o perlomeno cercare di trovare una mezza misura tra le due situazioni.

Thea: #3 Sono brava nel mio lavoro. Le cose in cui sono meno brava, invece: #1 Perdonare i ritardatari, #2 Tollerare lo sporco, #3 Ingoiare.
Nel momento esatto in cui invio il messaggio, mi rendo conto di quello che ho scritto.
Thea: Le pillole! Ingoiare le pillole! Non fraintendere!
Mordecai invia una serie di emoji che ridono fino alle lacrime.
Mordecai: Hai specificato che ti riferisci alle pillole per farmi capire che ad ingoiare ALTRO sei brava?
Thea: NO!
Mordecai: Quindi sei una schiappa ad ingoiare… in generale?
Oh, buon Dio.
Thea: …
Mordecai: Stai evitando di rispondere?

I due protagonisti sembrano tanto diversi, ma sono simili sotto molti aspetti che si scoprono mano a mano che si va avanti con la lettura. Entrambi hanno un passato da cui sono o scappati o vorrebbero farlo e entrambi indossano maschere. Mi sono stupita della facilità con cui Thea indossa maschere diverse a seconda della situazione in cui si trova e mi sono resa conto, con un po’ di sconcerto, di come sia una cosa che facciamo quotidianamente un po’ tutti. Forse ognuno di noi ha bisogno di un Mordecai che ci inviti a lasciar cadere la maschera e a non vergognarci del nostro passato, ma di abbracciarlo e lasciare che ci aiuti a diventare persone migliori. “La favola di Thea” parla anche di questo, di crescita interiore, della ricerca di sé stessi e della fiducia assoluta nelle persone che ci stanno accanto.

Pensi davvero che solo quelli apparentemente compatibili finiscano assieme? Essere simili è necessario a sedici anni, quando le persone sono troppo immature e volubili per far affondare le radici di un rapporto in un terreno più solido. Alla vostra età, essere compatibili è solo una base di partenza, e neppure così importante.”
Alessia Esse riempie i suoi libri di piccole perle che portano a riflettere e che a volte rimangono impresse per bene nella mia mente. Mi ritrovo spesso, insieme a Kia, quando c’è qualcosa che ci mette ansia, a ripetere “Grandi respiri. Fai grandi respiri”, come ripeteva Nonna Francesca a Lilac in “Segreto”. In questo libro ci ricorda di non lasciare che il nostro passato ci condanni, ma che sia un punto di partenza su cui costruire una persona migliore. A volte piacere agli altri va bene, ma è a noi stessi che dobbiamo piacere per prima cosa. Se ci apprezziamo noi, perché non dovrebbero farlo gli altri?

Ricco di intrecci, o come li chiama un’altra autrice, incastri, questo libro continua la storia di Laura, William, Thea, Audrey, Seth (a cui verrà dedicato il terzo volume e sinceramente non vedo l’ora), Violet, David e ora anche di Mordecai. Non so dove ci porterà il terzo libro di questa serie, ma sono molto molto curiosa di scoprirlo. Nel frattempo, se ancora non avete letto questo libro o i precedenti, vi invito caldamente a farlo.

rating 4.5

mon firma