recensione

Recensione: Frozen di L. A. Casey

Dopo la laurea ho deciso di tornare a fare un giro su Netgalley per vedere se tra i ReadNow c’era qualche libro interessante. Ho spulciato per un po’ e alla fine ho trovato ‘Frozen’.

frozen
Titolo: Frozen
Autore: L. A. Casey
Editore: Montlake Romance
Disponibile in italiano: No
Goodreads

There’s one must-have toy this Christmas, and Neala Clarke has told her niece Charli she’ll get it for her. Never mind that she’s got less than a week and it looks like everywhere is sold out. She’s promised Charli a Fire Princess doll—and Neala is a woman of her word.

Darcy Hart is a people-pleaser. So when his adorable six-year-old nephew, Dustin, asks for a particular doll at the last minute, he says yes. Luckily for Darcy, there’s one left in stock at the local toy store. Unluckily for Darcy, he’s not the only person who wants it—and his rival is the one woman who’s immune to his charms.

Neala and Darcy have loved to hate each other since they were kids, and they’re both willing to do whatever it takes to get that doll. This can’t possibly end well for both of them…can it?

Il libro non è particolarmente innovativo, ma è piacevole da leggere e non troppo difficile come inglese. I protagonisti sono Neala e Darcy (che mi fa sempre pensare ad Orgoglio e Pregiudizio cavolo), amici per la pelle da piccoli, che ora si odiano da morire. Caso vuole che le rispettive mamme e i rispettivi fratelli siano migliori amici, quindi sembra inevitabile che anche loro lo siano.

Il rancore tra i due sembra essere dettato da un incidente accaduto quando avevano circa 10 anni e ho fatto fatica a credere davvero che una cosa del genere, per quando dolorosa per una bambina di 10 anni, abbia potuto trasformarsi in un tale rancore 15 e passa anni dopo.
Coomunque, Neala e Darcy si odiano e sono sempre in competizione su tutto, ma il culmine viene raggiunto quando si ritrovano entrambi nello stesso negozio di giocattoli per comprare una bambola per i rispettivi nipoti (ovviamente anche loro migliori amici). Caso vuole che di bambola, introvabile in tutti gli altri negozi, ne sia rimasta solo una. È questa la causa scatenenate dell’ennesima lite tra i due, che porta all’esaurimento le madri e i fratelli che decidono di fare in modo che Neala e Darcy risolvano i loro problemi.

Il libro è pieno di scene parecchio divertenti tra i due e i parenti dei protagonisti sono decisamente particolari e creano situazioni allo stesso tempo imbarazzanti ed esilaranti. Neala e Darcy sono molto simili caratterialmente, sarcastici, testardi e dannatamente orgogliosi, ma in qualche modo la chimica tra i due è subito evidente.
Non vi è una caratterizzazione dei personaggi particolarmente profonda, anzi, ma il libro risulta comunque una lettura piacevole se si cerca una storia divertente e per nulla impegnativa.

Rimarrete stupiti da cosa sono disposti a fare i parenti di questi due per farli mettere insieme o comunque per farli riappacificare e devo dire che anche gli scherzi tra i due mi hanno fatta spesso ridere.
Lo consiglio per quei pomeriggi in cui si vuole qualcosa di leggero e divertente.

Thanks to Netgalley for giving me the opportunity to review this book.

rating 3

mon firma

Recensione: Tutta colpa di un libro di Shelly King

Nuovo libro, nuova recensione: oggi tocca a Tutta colpa di un libro di Shelly King. È ormai passata una settimana da quando l’ho finito ed è quindi giunta l’ora di scriverne qualcosa.
tutta colpa di un libro
Titolo: Tutta colpa di un libro
Titolo originale: The Moment of Everything
Autore: Shelly King
Editore: Garzanti
Disponibile in italiano:
Goodreads

È venerdì pomeriggio e, come ogni giorno, Maggie è andata a rifugiarsi nel suo posto preferito, la libreria Dragonfly di Mountain View, California. Accoccolata nella grande poltrona di liso velluto verde, circondata da pile di vecchi libri usati e con un romanzo d’avventura in grembo, Maggie legge di eccitanti scorribande e amori tempestosi. Fra gli scaffali polverosi riesce quasi a dimenticare di avere perso il lavoro e di avere il conto in banca quasi a secco. E oggi le capiterà fra le mani qualcosa di veramente speciale: una copia logora e ingiallita dell'”Amante di Lady Chatterley”. Non si tratta di un libro qualsiasi, perché i margini delle pagine nascondono la corrispondenza di un uomo e una donna che non si conoscono, Henry e Catherine. Parole d’amore e corteggiamento, frasi piene di gentilezza e passione, fino all’ultimo messaggio, una richiesta di appuntamento… Chi sono i due? Saranno riusciti a trovare il coraggio di guardarsi negli occhi e rivelare la loro identità? Maggie si appassiona alla loro storia e vorrebbe saperne di più. Perché quelle parole piene di emozione lei le ha sempre lette nei libri, ma non immaginava che si potessero dire veramente. 0 almeno, lei non l’ha mai fatto. Ma la vita è pronta a sorprenderla, perché la libreria Dragonfly è in pericolo. All’angolo della strada si è aperta una nuova libreria di catena e i suoi libri intonsi e luccicanti minacciano di cancellare per sempre il segreto fascino delle pagine di un tempo…

 

Come dicevo, è passato un po’ da quando ho finito questo libro e da allora ho continuato a pensare cosa potrei scrivere nella recensione. Non che abbia ben chiare le idee, ma è meglio che mi dia una mossa prima di dimenticarmelo. Sì, avete letto bene, questo sarà uno di quei libri che, seppur molto piacevoli da leggere, finiranno nel mio dimenticatoio personale. E mi dispiace quando succede così con un libro, soprattutto con un libro come questo che aspettavo di leggere da mesi (mi dimenticavo sempre di prenderlo in biblioteca).
C’è anche da dire che quando l’ho aperto, nonostante fosse parecchio che lo avevo in mente, non avevo idea della trama. Ormai lo sapete, ho un debole per le copertine, non riesco proprio a resistere al loro fascino. E questa mi ha presa e non mi ha lasciato scampo.

Ma perché questo povero libriccino carino finirà per essere dimenticato? Non mi ha presa, o meglio, mi ha presa durante la lettura ma senza farmi innamorare. Trovo ci siano spunti interessanti, ma tutto secondo me sarebbe stato da approfondire meglio. I personaggi a parte Maggie, la protagonista, trovo che siano lasciati un po’ a loro stessi nonostante siano fondamentali alla storia. E anche Maggie non l’ho sentita mia, non sono stata in grado né di impersonarmi né, come a volte succede, di odiarla.
Il libro in realtà mi è piaciuto, si tratta di una lettura scorrevole che raccoglie al suo interno due storie d’amore, una nata sui libri e un’altra nata per caso. Racconta la storia di Maggie, una ragazza che se n’è andata di casa per andare a vivere in California, nella Silicon Valley, per trovare il lavoro che ha sempre sognato. Nel momento, però, in cui la sua azienda sposta la sede di lavoro in India, lei perde il lavoro e, non volendo tornare a casa, si avvicina alla Draagonfly, una libreria di libri usati vicino casa sua.
Ed è qui che si svolge la storia, un racconto che ha, secondo me, delle potenzialità, ma non è stato sviluppato appieno.
Maggie scopre un libro, L’amante di Lady Chatterley, sui cui margini è riportata una conversazione – una storia d’amore – tra due persone, Henry e Catherine che però non sembrano essersi mai incontrate di persona. La data riportata sulla copertina, nella stessa calligrafia di uno dei due amanti è però risalente a moltissimo tempo prima e quindi Maggie decide di utilizzare queste brevi lettere romantiche per riportare in luce la Dragonfly. Non poteva ovviamente essere tutto così semplice, ma non vi racconto altro per evitare gli spoiler.
Oltre a questo amore platonico, fatto di lettere a margine di un libro e attese che l’altro – o l’altra – risponda, c’è la storia d’amore di Maggie. Entrambe, però, come vi dicevo, sono convinta che non siano state sviluppate troppo bene.
La storia è piacevole, si fa leggere e apprezzare, ma nulla di più.
Ad un certo punto mi sono resa conto che gli avvenimenti raccontati mi avrebbero fatto fare uno dei miei piantini librosi, se fossi stata davvero presa. E invece ero solo un pochino triste.

Gli ultimi giorni erano passati in modo confuso nel tentativo di recuperare un briciollo di normalità quando non c’era più niente di normale. Nei film questo lasso di tempo viene reso con il montaggio di alcune scene insieme a una canzone sciropposa come colonna sonora, immagini di persone che si rigirano fra le mani oggetti appartenuti ai propri cari che hanno peso. Finisce tutto nel giro di un paio di minuti, un tempo compresso, perché altrimenti tutti uscirebbero dalla sala. Nessuno vuole spendere dei soldi per sperimentare quel genere di dolore.

Vero è che forse anche io mi aspettavo tantissimo, da quando l’ho visto in libreria a quando finalmente mi è venuto in mente di recuperarlo in biblioteca è passato un sacco di tempo in cui mi ero fatta viaggioni mentali.

Detto questo, fossi in voi una possibilità gliela darei, senza pretendere di star leggendo il libro dell’anno ovvio, ma non è assolutamente male.

rating 3

kiafirma

Recensione: Trainspotting di Irvine Welsh

Hola! Mi sono un po’ costretta a scrivere questa recensione, quindi non so cosa verrà fuori. Il libro in questione è Trainspotting di Irvine Welsh.

trainspotting
Titolo: Trainspotting
Titolo originale: Trainspotting
Autore: Irvine Welsh
Editore: Le Fenici
Disponibile in italiano:
Goodreads

Un pugno di ragazzi a Edimburgo e dintorni: il sesso, lo sballo, la rabbia, il vuoto delle giornate. Sono i dannati di un modernissimo inferno “chimico”, con la loro vita sfilacciata e senza scampo. Alla ricerca di un riscatto, di un senso da dare alla propria esistenza – che non sia il vicolo cieco fatto di casa, famiglia e impiego ordinario – trovano nella droga e nella violenza l’unica risposta possibile. Sboccato, indiavolato, travolgente: l’esordio di un talento letterario, il romanzo shock che ha fatto epoca e dato voce a una nuova generazione.

 

Premetto che non mi è piaciuto e, nonostante il genere, mi ha lasciato molto poco, quindi scrivere la recensione mi risulta complicato. Avevo visto il film qualche anno fa e, passatemi il termine, mi era piaciuto. Non si può dire che un film così, in cui i protagonisti sono un gruppo di eroinomani, sia ‘bello’. Però mi aveva lasciato qualcosa, se non altro la pelle d’oca e un po’ più di consapevolezza su un tema che di tende a evitare, con l’idea ‘meno ne so meglio è’.
Il libro no. Verrebbe da dire che se il film ti lascia qualcosa, il libro farà sicuramente di più. Di solito i libri sono in grado di far pensare di più rispetto ai film, la storia non ci scorre davanti veloce, ma possiamo darle noi i tempi che vogliamo, prendendoci i nostri spazi per pensare e per crearci un parere a riguardo. E invece no. È raro che arrivi in fondo a un libro senza ricordarmi i nomi di tutti i protagonisti. Capiamoci, mi ricordo i nomi dei personaggi di Game of Thrones, dove quelli fondamentali saranno una trentina. Qui erano 4, eppure nulla.

Il libro sostanzialmente ci catapulta nella vita di Mark Renton e del suo gruppo di amici e conoscenti. La storia ci viene raccontata in prima persona ma non tutti i capitoli hanno lui come protagonista. Il soggetto che parla lo capiamo per le differenze di linguaggio, per le esclamazioni e per i rapporti con gli altri protagonisti. Un po’ un casino insomma.
In più, posso capire la volontà di voler rendere l’idea della confusione dei protagonisti e dello sbando in cui si trovano. Però non mi è piaciuto il modo di renderlo attraverso il linguaggio dei ragazzi. In pratica il racconto è un insieme di discorsi e pensieri in prima persona, molto sboccati, molto confusionari e molto sconclusionati.

La vita è una rottura di palle, non ti dà mai un cazzo. Partiamo tutti pieni di belle speranze, che poi ci restano in canna. Ci rendiamo conto che tanto dobbiamo morire, magari senza riuscire a trovare le risposte che contano veramente. Ci facciamo venire un sacco di idee del cazzo, tanti modi diversi di vedere la realtà della nostra vita ma senza mai veramente capire un cazzo delle cose che contano, delle cose importanti.

Il libro, che racconta la storia di questo gruppo di ragazzi, ci vuole avvicinare e far prendere coscienza di quello che era, nella Edimburgo dei primi anni 90, – ed è tuttora in molti luoghi – un grosso problema: quello della droga, in particolare dell’eroina. Mark Renton, così come i suoi amici, cercano di raccontarci in prima persona le motivazioni che li spingono a bere e drogarsi, cosa li porta a provare a smettere e cosa fa si che poco dopo ricomincino a bucarsi.

Nel libro non c’è crescita dei personaggi, ci sono delle prese di coscienza, dei momenti di lucidità e consapevolezza che durano il tempo di un paio di pagine. Dopodiché risprofondano tutti nell’abisso dell’alcool, delle anfetamine e dell’eroina. Chi riesce a rimanerne fuori per un periodo si trova poi invischiato nella droga nel tentativo di risolvere delusioni familiari o d’amore. Chi si droga, si rende conto di quanto sia stupida come cosa ma non riesce a farne a meno. Un circolo vizioso insomma, che non lascia scampo a nessuno, rovinando la vita a questi ragazzi.

Rimane però che non mi piaciuto il modo in cui l’autore ha deciso di mettere noi lettori davanti ai fatti. Tempo fa avevo letto ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’. Come dicevo prima, quando gli argomenti sono così forti non si può parlare di ‘bellezza’. Ma l’avevo letto in un certo senso volentieri, mi aveva permesso di scoprire un mondo di cui non sapevo poco nulla, mi aveva lasciata sgomenta davanti alle condizioni a cui si può arrivare.
Trainspotting no, come dicevo prima, non mi ha lasciato nulla. Non è stato in grado di farmi pensare, di rendermi sensibile.

Quindi, personalmente, se voleste avvicinarvi all’argomento non ve lo consiglio, a differenza di ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’ che trovo sia un libro che tutti dovremmo leggere.

rating 2.5

kiafirma

Recensione: Heartland

Negli ultimi giorni, guardando le puntate appena uscite delle varie serie che escono settimanalmente, mi sono resa conto che mi annoiavano un po’ e ho deciso di aprire Netflix per cercare qualcosa. Netflix Italia è un servizio che mi attira poco, nel senso che la maggior parte delle serie disponibili le ho già viste, ma mi è saltata all’occhio Heartland. Molti di voi non l’avranno mai sentita nominare, ma io l’ho scoperta anni fa quando avevo un servizio di serie on demand qui a casa e mi ero abbastanza appassionata. Avevo visto le prime due stagioni doppiate in italiano (al tempo avevano doppiato solo quelle) e la curiosità mi aveva spinta a cercare le stagioni successive in lingua originale. Nel giro di poco tempo mi sono quindi ritrovata in pari con la messa in onda canadese (eh sì, la serie è canadese) e ora la seguo in pari. Comunque, tutto sto discorso per dire che ho ricominciato Heartland da zero, dalla prima puntata e mi sono innamorata di nuovo. Ho rivissuto emozioni dimenticate perché ormai sono abituata a vedere i personaggi in una certa situazione e ho ricordato dettagli che mi erano totalmente passati di mente. Dopo aver visto parecchie puntate ho deciso di provare a scrivere qualcosa sulla serie, per farvela conoscere, perché merita davvero moltissimo.

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Non sono riuscita a trovare una trama decente in internet, quindi cerco di dirvi un po’ io di cosa tratta la serie: Heartland è un ranch situato vicino ad Alberta, in Canada e appartiene a Jack Bartlett e alle sue nipoti Amy e Lou. La storia segue le vicende di questi personaggi, a cui se ne aggiungono ovviamente molti altri, che si occupano di aiutare cavalli in difficoltà.
Non sono tante le storia che trattano di cavalli. Ogni tanto provo a cercarne perché mi piacciono davvero molto, ma per ora le uniche che ho trovate e che ho ovviamente visto sono Heartland e Wildfire. Magari un giorno vi parlerò anche della seconda, ma per ora voglio concentrarmi su Heartland e su cosa la rende una serie speciale, oltre al fatto di parlare di cavalli.

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I protagonisti della serie sono Nonno Jack, le sue nipoti Lou e Amy e Ty, un ragazzo che viene a lavorare a Heartland della prima puntata della serie. Ognuno di questi personaggi fondamentali è perfettamente caratterizzato e trovo che nessuno di loro sia uno di quei personaggi perfetti che si tende a inserire nelle serie, in modo che ci sia sempre qualcuno che risolve tutti i problemi. Ognuno di loro ha dei difetti, più o meno evidenti e tutti commettono errori, che però non sono mai cose impossibili, ma errori umani, che potrebbero capitare a chiunque, il che li fa sembrare più vicini a noi, più reali.
Jack è un nonno e una persona favolosa e trovo che sia uno dei personaggi meglio riusciti della serie. È premuroso e attento, pronto ad aiutare chiunque sia in difficoltà, che sia parte della famiglia o uno sconosciuto.
Lou torna a Heartland in seguito ad un incidente e si ritrova a fare i conti con la sua vita a New York e quella che è stata costretta ad accettare nelle prime puntate, ovvero il doversi prendere responsabilità quasi completa della gestione del ranch. È una donna forte, intelligente e molto testarda, che però non smette mai di stupire.
La protagonista vera è probabilmente Amy, una ragazza che conosciamo appena quindicenne e che abbiamo visto crescere e maturare con il corso delle stagioni. È determinata e coraggiosa, ma durante la serie sviluppa maggiormente la sua sensibilità, impara a farsi valere e far valere le sue convinzioni.
Ty, altro personaggio che considero uno dei protagonisti assoluti della serie, arriva nella prima puntata come il tipico bad boy che si vorrebbe prendere a sberle. Peccato che abbia davvero un bel faccino e piano piano si scopre anche la sua personalità disponibile e dolce, elementi che ci fanno immediatamente partire la ship tra lui e Amy.
Durante le puntate sono molti i personaggi che vengono introdotti e che rimangono per tutta la durata della serie, oppure che se ne vanno dopo qualche anno, ma ognuno di loro porta qualcosa in più a Heartland e aiuta i protagonisti a crescere e migliorare, a volte portando scompiglio, a volte spingendoli a fare delle scelte importanti.
Tim, Georgie, Peter, Mallory, Lisa, Ashley, Caleb, Val, Scott e tanti altri vi faranno apprezzare ancora di più questa serie che non smette mai di emozionare, anche dopo 9 anni.

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L’altra componente fondamentale dello show, oltre ai molti personaggi, è la presenza dei cavalli in ogni puntata. Che siano i cavalli di Heartland che vanno allenati o semplicemente portati a fare un giro, oppure cavalli di altre persone che hanno dei problemi, ogni episodio ci regala una storia diversa, in cui Amy e la sua famiglia devono fare il possibile per sistemare tutti i problemi. I cavalli sono bellissimi e ci vengono mostrati vari aspetti che li riguardano dalla pulizia della stalle, agli allenamenti per le gare di salto. Veniamo introdotti al mondo delle corse, del salto a ostacoli, del trick riding e dei rodeo. Insomma, un’immersione a 360° nella vita di questo ranch che, vi assicuro, vi accompagnerà per un bel po’ di tempo se contate che sono attualmente disponibili 9 stagioni.
Non voglio dire altro per non spoilerare, ma provate a dare una possibilità a questa serie che può essere tranquillamente vista anche con bambini. Mi ricordo che mia sorella la adorava e tutt’ora la guarda. Guardare un episodio di Heartland potrebbe anche essere un bel momento da condividere in famiglia 😉

Vi lascio qui sotto il trailer della prima stagione, in modo da farvi un’idea se ne avete voglia:

Buona visione!

mon firma