recensione

Recensione: Quartet di Dustin Hoffman

Buongiorno a tutti! Siamo ormai in pieno periodo esami e spesso dopo una pesante giornata di studio ti trovi sdraiato sul letto e quel film che da tanto avevi progettato di guardare dopo cena, diventa di colpo mission impossible. Il film di oggi è un filmetto leggero e simpatico che ho visto in una di queste ‘sere da coma’.

Un angolo felice della campagna inglese ospita Beecham House, casa di riposo per musicisti e cantanti. Ogni anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, gli ospiti organizzano un gala e si esibiscono di fronte ad un pubblico pagante per sostenere Beecham e scongiurarne lo smantellamento. Ma ecco che la routine di Reggie, Wilf e Cissy viene sconvolta dall’arrivo a pensione di Jean Horton, elemento mancante e artista di punta del loro leggendario quartetto, nonché ex moglie di un Reggie ancora ferito.


  • Titolo: Quartet
  • Titolo originale: Quartet
  • Regia: Dustin Hoffman
  • Anno: 2012
  • Durata: 98 min
  • IMDB

Ebbene sì, questo film si svolge proprio all’interno di una casa di riposo e i nostri protagonisti sono dei simpatici vecchietti. Posso già immaginare come a molti, un film come questo possa sembrare noioso e smorto ma fidatevi che invece è divertente e piacevole. Dustin Hoffman si propone al pubblico per la prima volta come regista proprio con questo film: non ci sono pretese, non si vogliono lanciare messaggi e non ci sono grandiosi effetti speciali. La narrazione è semplice e un po’ sbrigativa ma le battute sono buone e frizzanti.


Effettivamente, non dobbiamo dimenticare che non è una normale casa di riposo in quanto coloro che vi abitano sono tutti cantanti lirici e musicisti che una volta si esibivano nei teatri più importanti. E’ molto buffo infatti quando, all’inizio, questi vecchietti vengono inquadrati nel loro tempo libero e cosa fanno? Tutti insieme provano un aria di un’opera ma nella maniera più tranquilla e rilassata, chiacchierando nel mentre e prendendosi in giro su chi sia calante o meno preciso degli altri. La resa di queste scene ma anche del film nel suo complesso, è data dall’utilizzo di veri e proprio cantanti e musicisti. L’unica pecca è che se uno spera di sentir cantare Jean (Maggie Smith) che viene presentata come stella della lirica, le sue aspettative purtroppo verranno inevitabilmente deluse. Ciò non toglie però che l’interpretazione del personaggio sia elegante e degna di rispetto.

L’arrivo di Jean nella casa rappresenta un evento di sconvolgimento per i protagonisti, in quanto lei e l’ex marito, che non l’ha ancora perdonata per averlo lasciato molti anni addietro, non possono sopportarsi a vicenda. Nonostante alcune note di malinconia rivolte al passato, Wilf e Cissy cercano di aiutare Jean e Reggie a cercare di superare i loro diverbi, anche perchè un tempo loro erano il quartetto diventato famoso grazie alla spettacolare esecuzione del Rigoletto di Verdi. E quale migliore occasione dell’annuale concerto della casa per eseguire questo brano in memoria delle glorie del passato? Quest’impresa non sarà facile perchè i nostri adorabili vecchietti sono anche delle persone piuttosto cocciute.

Il film è in un certo senso atipico e a prima vista può sembrare non convincente, ma è molto carino e, passatemi il termine, “dolce” in quanto questi vecchietti ti mettono davvero un sacco di tenerezza. A mio parere rappresenta una valida alternativa per quelle serate in cui si vuole guardare un bel film non impegnativo e l’occasione giusta per lasciare che una piacevole storia ti scaldi il cuore.


Recensione: The One di Kiera Cass

Ciao a tutti! Eccoci qui con il primo libro dell’anno, che tra il resto mi permette di cominciare a spuntare la Reading Challenge. In particolare, depenno il numero 5: il libro con un numero nel titolo. Sto infatti per parlarvi di The One di Kiera Cass, il terzo (e si pensava conclusivo) capitolo della serie The Selection.

20901080
Titolo: The One (The Selection #3)
Autore: Kiera Cass
Editore: Sperling & Kupfer
Disponibile in italiano:
Goodreads

La Selezione che ha cambiato per sempre la vita di trentacinque ragazze sta per concludersi. E l’emozione e la confusione del primo giorno, quando America Singer ha percorso la scalinata del Palazzo, sono ormai solo un ricordo. Di certo America non avrebbe mai immaginato di arrivare così vicino alla corona, o al cuore del principe Maxon. Eppure per lei non è stato facile. Divisa tra i suoi sentimenti per Aspen, guardia a Palazzo e suo primo amore, e la crescente attrazione per Maxon, ha dovuto lottare con tutta se stessa per essere dov’è ora. A un passo dalla fine della Selezione, America però non può più permettersi incertezze. Deve scegliere. Prima che qualcuno lo faccia per lei.

Come vi ho già detto per i primi due libri, per quanto riguarda i contenuti e la storia in sè, anche questo capitolo non è nulla di eclatante. Mi sento però di consigliarvi tutta la serie, non come grande lettura ma come passatempo per un pomeriggio sul divano con una bella tazza di tè cado. La lettura scorre veloce e senza intoppi. Alcuni passaggi non sono ben definiti, ci sono alcuni avvenimenti messi lì un po’ a caso e senza grandi circostanze. Trovo anche che il finale sia stato chiuso un po’ troppo in fretta. Per il colpo di scena è necessario aspettare le ultime 35 pagine. Ci sta, ma avrei lasciato un po’ più di spazio.
America passa il 90% del libro a far venire voglia di prenderla a sberle, come il solito. Non prende una decisione, fa la testarda, cambia idea ogni 2 pagine. Non che il Principe non le faccia compagnia, ci sarà un motivo per cui vanno d’accordo quando sono insieme.
Mi sarebbe piaciuto che il personaggio della Regina fosse stato definito meglio, per quel po’ che si riesce a conoscerla, mi è sembrata interessante; lo stesso non si può dire del re. Non l’ho proprio potuto soffrire.
Dopo avere parlato degli altri due libri non mi resta molto da dirvi di questo, come già detto America è sempre la stessa, non cambia e, nonostante sia evidente la sua crescita nel corso dei libri, non posso dire che mi sia piaciuta. Il Principe è adorabile, anche se, pure lui, ha degli alti e dei bassi. Aspen non riesce a stare al suo posto.
Nel corso del libro scopriamo anche dei nuovi aspetti dei carattere di alcune delle ragazze dell’Elite, emergono nuove personalità che finora erano rimaste nascoste o comunque oscurate vuoi dall’ansia della competizione, vuoi dalla chiusura che le ragazze avevano adottato come corazza per ripararsi dalle altre.
Rispetto ai primi due capitoli si comincia a capire qualcosa di più dei ribelli, troppo poco considerando che non se ne sarebbe dovuto più parlare dopo questo libro.
A maggio 2015 uscirà The Heir, il nuovo capitolo della serie. Ho visto su GoodReads che ne è previsto anche un quinto: spero proprio che non degeneri portata dall’entusiasmo del successo.
Finchè si leggono così bene, però, non ho nessuna intenzione di abbandonare la serie. Intanto mi accontento delle varie novelle. Ho infatti scovato ieri The Queen (#0.4), un epilogo a The One reperibile a fatica in internet. Inoltre a marzo uscirà The Favourite (#2.6). Ok, la smetto di dare i numeri e torno a studiare.


Recensione: Someone Like Her di Sandra Owens


22877453

 

Titolo: Someone Like Her (K2 Team #2)
Autore: Sandra Owens
Editore: Montlake Romance
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Known to the K2 Special Services team as Romeo, ex-Navy SEAL Jake Buchanan may spend his downtime living up to his nickname, but there’s one woman who sets his heart racing like no one else can: Maria Kincaid. Unfortunately, his boss – her brother – has made it crystal clear that she’s off-limits. Jake doesn’t do commitment, while Maria is the type of woman who deserves a promise of forever. Yet Maria finds herself drawn to Jake, the man who stares at her with a desire she wishes he’d act on.

Still haunted by her horrific childhood, Maria goes searching for the father she’s never met and stumbles into a nightmarish experience. With her life in grave danger, she reaches out to Jake, her brother’s second-in-command. Jake figures he can help Maria without giving in to temptation. But some things are easier said than done.

 

I received this book as an ARC through Netgalley in exchange for an honest review.

Il primo libro dell’anno è sempre un problema per me, perché ho paura che si riveli una schifezza e mi rovini l’umore solitamente positivo che ho in questo periodo (sempre che non mi si parli di esami, perché in quel caso l’umore diventa nero nero).
“Someone Like Her” è stato una sorpresa piacevole e, shame on me, ho scoperto che fa parte di una serie di cui è il secondo volume più o meno a tre quarti della storia, quando sono andata su GR ad aggiornare lo stato. Da quel poco che ho letto sulla serie, ho capito che è un po’ come la serie di “Ten Tiny Breaths”, in cui ogni libro racconta una storia diversa, anche se legata in qualche modo a quella precedente; ogni libro però è leggibile anche senza aver letto gli altri.

Come detto sopra, il libro mi è piaciuto ed è stata una bella distrazione in questi due giorni in cui vedevo codice C++ ovunque. Jake è un exSEAL (Forze Speciali della Marina) e ora lavora per Logan, il suo vecchio comandante. Sia mai che uno di questi personaggi sia brutto e storpio eh! Jake infatti è bello, atletico, pronto a tutto per proteggere il suo lavoro, il suo capo e Maria, la sorella del capo, da cui è irrimediabilmente attratto. La ragazza però è off-limits, tanto che Logan ha minacciato di licenziarlo e ucciderlo se si dovesse avvicinare alla sorella.

Ovviamente, non avendo letto il primo volume della serie, alcune piccole cose non riuscivo a comprenderle, come il motivo per cui Jake non potesse assolutamente avvicinarsi a Maria, nonostante all’inizio del libro si dica che il giovane abbia una reputazione da don Giovanni.

La storia è piuttosto semplice e molto prevedibile, ma risulta comunque un piacere leggerla. Maria, nel tentativo di scoprire qualcosa in più sul suo passato, finisce nei guai e nel mirino di un uomo che tenterà di tutto per farle del male. È stato interessante vedere fino a che punto l’autrice avesse deciso di estendere questa situazione e come abbia deciso infine di risolverla.

Tornando a parlare dei personaggi, perché di trama non ce n’è poi tanta, Maria è una ragazza che sprizza energia e positività da tutti i pori. Non si fa scoraggiare dall’atteggiamento di Jake, volto a farla allontanare per rispettare gli ordini del capo. Studia legge ed è un piccolo genio informatico, personaggio che io apprezzo sempre moltissimo.
Quando ho letto la trama avevo visto che Maria avrebbe avuto un passato travagliato e avevo storto un po’ il naso, in quanto questi personaggi tendono ad essere piatti, fissati sui problemi che hanno avuto ed incapaci di andare avanti. Maria non è così. Ha avuto una brutta infanzia, ma si è rialzata a testa alta e non si è quasi mai voltata indietro.
Logan, il fratello maggiore di Maria, è iperprotettivo, autoritario, ma anche estremamente dolce sia con la sorella che con la moglie. Ha paura che Jake ferisca Maria e per questo li tiene lontani, ma ho apprezzato come lentamente si apra ad accettare che forse Jake è proprio l’uomo giusto per la sua sorellina.

Ci sono poi personaggi secondari accennati appena che spero di approfondire leggendo i prossimi libri della serie, come Saint o Sugar. Nonostante la trama un po’ banale è un libro da tenere in considerazione per quella giornata in cui si ha voglia di un po’ di dolcezza.
Concludo qui e sono tutta felice perché con questo libro spunto la prima casella della mia Reading Challenge, precisamente la numero 4: Un libro pubblicato quest’anno.


Recensione: You’re not you di George C. Wolfe

Ciao a tutti e buon anno! Tra i miei propositi per quest’anno ho inserito la Movie Challenge e con il mio primo post del 2015 depenno soddisfatta “Un film di un attore/attrice che ami e che non hai ancora visto”. L’attrice in questione è Hilary Swank e il film che vi propongo dovrebbe uscire a marzo al cinema, ma avendolo trovato in internet in inglese non sono riuscita a resistere e l’ho guardato. Quindi in anteprima per voi “You’re not you”.

Kate è una pianista a cui viene diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica. Suo marito Evan cerca di trovare qualcuno che si prenda cura di sua moglie. Bec, uno studentessa di college, si offre per il lavoro, nonostante la sua mancanza di esperienza. Kate vede qualcosa di speciale in Bec e vuole avere lei come assistente per le sue cose quotidiane. Kate e Bec si aiuteranno a vicenda a vivere la loro vita e trovare la loro strada nel mondo.



  • Titolo originale: You’re not you
  • Non ancora disponibile in italiano.
  • Regia: George C. Wolfe
  • Durata: 102 min
  • Anno: 2014
  • IMDB

Il film inizia con Kate che si prepara per questo cocktail party che lei e suo marito hanno organizzato nella loro impressionante e bellissima casa. Tutto procede bene ma quando gli amici di Kate le chiedono di suonare il pianoforte e lei si inceppa una volta nell’esecuzione e nota come la sua mano destra inizi a tremare. Poi, il film si proietta un anno e mezzo dopo e vediamo che viene ripetuta la scena in cui Kate si prepara per la sua giornata, solo che questa volta è il marito che la lava, la veste e la trucca;la malattia di Kate, infatti, è progredita molto velocemente.
Ha appena licenziato la sua infermiera perché la faceva sentire ‘una paziente’ e la persona che si presenta per prendere il suo posto è Bec, che, nonostante l’impatto iniziale negativo, viene assunta.


La prima cosa che si percepisce durante la visione del film è il grande contrasto che c’è tra queste due donne: Kate è una persona fortemente ferita dalla sua attuale condizione e controllata dal marito, Bec invece è una ragazza molto istintiva che riesce a malapena a gestire la sua vita super incasinata. Ma forse è proprio il fatto che sono così diverse tra loro che permette a entrambe di avere una crescita lungo il film. Bec impara innanzitutto ad avere rispetto per sé stessa e ad essere una persona affidabile, mentre Kate riesce a dare voce alle sue emozioni e sentimenti attraverso il supporto di Bec, sopratutto nel momento in cui scopre che il marito l’ha tradita.

Una scena che mi è rimasta impressa è quando Kate chiede di prendere in braccio il figlio appena nato di una sua amica, ma inizia a tossire convulsamente e il bambino, che piange, sta quasi per cadere. In disparte, lei confessa a Bec che vorrebbe urlare perché non ce la fa più a sostenere il peso delle delusione che sta dando alle persone a lei care, ma le difficoltà respiratorie non glielo permettono, quindi la ragazza si offre di urlare per lei. Kate si sforza di essere “normale” ma gli altri non riescono ad andare oltre quella che è la sua malattia, a vederla per la persona che è veramente.

La malattia tronca alcune sue relazioni, ma le permette di conoscere nuove persone genuine che le portano serenità nella sua routine. Soprattutto una stravagante signora che ha la stessa malattia, la quale al loro primo incontro durante una sessione di esercizi in piscina le propone una cura non proprio consigliata dai medici e alla fine si ritrovano a fumare erba in salotto.

Il titolo “You’re not you” secondo me si riferisce al fatto che la malattia non permette a Kate di essere sé stessa e di fare le cose che le piacciono. In un certo senso si sente estraniata da quella che era la sua realtà quotidiana e si trova prigioniera in un corpo che non risponde ai suoi comandi. Si sente invisibile e l’unica che sembra vederla veramente è Bec, che ha imparato a conoscerla e a capire quello che Kate vuole veramente. Le due riescono a trarre il meglio l’una dall’altra e a costruire un’amicizia che supera i confini della malattia.


La trama ricorda un po’ quella del film ‘Quasi amici’ e alcuni potranno dire che è un po’ banale. La grandezza del film però sta nel come viene narrata l’incapacità della protagonista dovuta alla malattia. La performance superba di Hilary Swank riesce davvero a trasmettere tutte le differenti e complesse sfumature emotive del personaggio di Kate. Inoltre l’attrice riesce a dipingere il declino delle caratteristiche fisiche con incredibile dettaglio, al punto dove lei diventa incomprensibile a causa delle sempre più crescenti difficoltà nel parlare. Il suo sguardo di rassegnazione quando si sforza di girare la pagina di una rivista o lo sconforto quando gli sconosciuti tentano di stringerle la mano sono i particolari che fanno capire come la Swank sia riuscita a dare consistenza e profondità al suo personaggio.

Vorrei tanto dire qualcosa sul finale ma mi trattengo perché vorrei che anche voi possiate guardare questo film e immergervi in questa storia toccante. Posso solo assicuravi che il finale non è banale e sarà degno delle vostre aspettative. Vi lascio solo come indizio questo pezzo tratto dalla canzone cantata da Bec con cui si chiude il film:

“And guess what – life is messy
And if I learned anything
At least I’m falling forward
Because of you”.