Film

Recensione: La strada verso casa di Yimou Zhang

Buongiorno a voi!

Ormai anche settembre sta per finire e io mi avvicino sempre più al mio ventiduesimo compleanno (anche se in realtà mi sento ancora giovane e arzilla). Questa volta provo a scrivere la recensione da cellulare visto che il mio internet proprio stasera ha deciso di non funzionare. Ero molto indecisa come al solito su che film guardare, ma poi ho ritrovato questo film cinese che avevo scaricato tempo fa e di cui ne avevo sentito parlare bene.

la strada verso casa
Titolo: La strada verso casa
Titolo originale: Wo de fu qin mu qin
Regia: Yimou Zhang
Anno: 1999
Durata: 89 min
IMDB

Per la prima volta dopo molti anni, l’uomo d’affari Luo Yusheng si reca a Sanhetun, il villaggio nel nord della Cina dove è nato, perché suo padre è morto all’improvviso e Yusheng vuole stare vicino a sua madre. Nell’attesa del funerale di suo padre Yusheng rivive la tormentata storia d’amore dei suoi genitori, la costruzione della scuola dove suo padre lavorava come maestro.

 

Il film racconta di questo uomo che dopo molti anni torna al villaggio dove è nato per partecipare al funerale del padre. Qui incontra la madre che vuole per il defunto marito una cerimonia degna di lui. Il film ha una struttura ben definita: inizia raccontando del presente, tornando al passato per concludere di nuovo con il tempo attuale.

La cosa particolare e originale è che le immagini riguardanti il presente sono in bianco e nero, mentre i ricordi del passato sono a colori. Forse perché i ricordi del padre sono ancora vivi nel cuore della madre, mentre un presente in cui lui non c’è più è triste. Probabilmente non è questo il motivo, ma mi piace pensarla così.

Un narratore ci racconta come molti anni prima i genitori del protagonista si sono conosciuti. Lei era la ragazza più bella del villaggio e lui il nuovo maestro arrivato da Shangai, ma la loro non è stata certo una storia facile. Mi faceva sorridere come lei faceva di tutto per farsi notare, come cucinare qualcosa di buono durante i lavori di costruzione della scuola o farsi trovare “casualmente” lungo la strada per cui passava il maestro: effettivamente tutte noi ragazze almeno una volta abbiamo fatto qualcosa del genere per farci notare dal tipo che ci piaceva. Ma la cosa bella della loro storia è che si tratta di un amore delicato e genuino, ma allo stesso tempo forte e saldo. Mi è piaciuto che i lunghi anni prima che i due possano stare insieme non abbiano scalfito il loro amore.

Cosa colpisce del film non sono solo i colori, ma anche la musica tipica cinese che ti coccola e ti guida all’interno della storia. La strada verso casa è la strada che dalla loro casa porta alla scuola, dove tutta la storia ha avuto inizio e che per l’ultima volta la donna vuole percorrere insieme al marito. Una storia che probabilmente abbiamo già visto, ma che che sa coinvolgere ed emozionare lo spettatore grazie alle sue atmosfere tipicamente orientali.

  rating 3.5

anna firma

Recensione: Inside Out di Pete Docter & Ronaldo Del Carmen

Salve a tutti! Il film di oggi è uscito di recente al cinema e sicuramente ne avrete sentito parlare, si tratta niente meno che ‘Inside Out’, ovvero il nuovo film della Pixar. L’uscita di ogni loro film è praticamente un grande avvenimento tanto che solitamente se ne continua a parlare per molto tempo. D’altronde ogni film della Pixar richiede anni di lavoro per riuscire a creare i capolavori che ci ha regalato. Di conseguenza è normale che tutti siano emozionati e curiosi di andare a vedere questo film il prima possibile.

inside out
Titolo: Inside Out
Titolo originale: Inside Out
Regia: Pete Docter, Ronaldo Del Carmen
Anno: 2015
Durata: 94 min
IMDB

Crescere può essere faticoso e così succede anche a Riley, che viene sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire il padre, trasferito per lavoro a San Francisco. Come tutti noi Riley è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza. Le emozioni vivono nel centro di controllo che si trova all’interno della sua mente e da lì la guidano nella sua vita quotidiana. Mentre Riley e le sue emozioni cercano di adattarsi alla nuova vita a San Francisco, il centro di controllo è in subbuglio. Gioia, l’emozione principale di Riley, cerca di vedere il lato positivo delle cose ma le altre emozioni non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola.

 

Questo film è molto personale secondo me e ognuno in qualche modo avrà modo di trovare qualcosa di familiare, visto che parla delle emozioni che “ci governano”. Anche se effettivamente proviamo mille emozioni diverse, coloro che hanno scritto il copione hanno fatto un grande sforzo a riassumere i nostri stati d’animo in questi cinque che effettivamente sono quelli essenziali: incontriamo quindi Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, i 5 protagonisti di questa storia.
Il film si apre con la nascita di Riley e con la comparsa della sua prima emozione Gioia e a seguire poco dopo, Tristezza. Poi, mano a mano che Riley cresce conosciamo anche gli altri tre e come lavorano all’interno del nostro cervello. Praticamente gestiscono insieme questa postazione di controllo e a seconda di quello che gli occhi vedono, decidono chi prende i controllo decidendo come far reagire la persona. I ricordi vengono registrati in una sorta di biglie del colore dell’emozione che le create e raccolte in dei grandi scaffali all’interno della nostra memoria. Tutto il sistema che gli ideatori si sono immaginati e sono riusciti a riprodurre è davvero geniale, nulla è lasciato al caso, dalla raccolta dei ricordi, al come vengono immagazzinati, rievocati e dimenticati. Il mondo interno la nostra mente che ci viene mostrato è così ben organizzato che da spettatore ti viene da dire: “Oh miseria! È così che mi sono sempre immaginata funzionino le cose nel mio cervello!” e per quanto almeno riguarda me, ora immagino sempre di vedere queste cinque creaturine che lavorano nella mia testa.

Si tratta di un mondo che tutti conosciamo, ma che non abbiamo mai visto perché di per sé è astratto, ma vederlo e viverlo con questo film è davvero un’esperienza magica secondo me. Le cinque emozioni sono adorabili e insieme ne combinano una dietro l’altra. Il tutto poi è incorniciato dalla comicità tipica della Pixar, immediata e genuina che in molti momenti ti spiazza, costringendoti a ridere. Siccome è ancora al cinema e alcuni di voi saranno già andati a vederlo, ma altri ancora no, raccontare ulteriori particolari mi farebbe cadere in spoiler quindi voglio lasciarvi la sorpresa.

Da grande amante Pixar posso dire che ‘Inside Out’ è un bel film e che merita assolutamente di essere visto. Purtroppo però voglio essere sincera e confesso che mi è piaciuto di meno rispetto ai precedenti film sempre targati Pixar come Walle o Up. Oggettivamente non saprei dire cosa manchi perché non cambierei nulla del film, ma i gusti son gusti e gli altri mi hanno conquistato di più.

P.S. Siccome chi mi conosce sa che amo gli abbracci di gruppo vi lascio con questa fantastica gif:

gif
rating 4
anna firma

Recensione: Foxcatcher – una storia americana di Bennett Miller

Buongiorno a tutti voi ed eccoci qui con il nostro appuntamento settimanale con il cinema! Questo weekend è stato abbastanza tranquillo e ho avuto il tempo di vedere un paio di film, rimanendo indecisa fino alla fine di quale parlarvi oggi. Ormai guardo praticamente o film d’animazione, o drammatici o thriller ed effettivamente, tra sabato e domenica ne ho visto uno per tipo: ‘La principessa splendente’ dello Studio Ghibli, ‘Foxcatcher’ e ‘Following’ di Nolan. Tra i tre però vi voglio parlare di quello drammatico che, come tutti i drammi che si rispettano, si basa su una storia vera.

foxcatcher
Titolo: Foxcatcher – una storia americana
Titolo originale: Foxcatcher
Regia: Bennett Miller
Anno: 2014
Durata: 134 min
IMDB

Medaglie d’oro olimpiche nel 1984, Mark e Dave Schultz si preparano a difendere il titolo ai prossimi Giochi di Seoul. Tuttavia, Mark viene escluso dal gruppo degli atleti selezionati, proprio come suo fratello maggiore, e si sforza di allenarsi da solo. Mark ritrova la speranza quando il filantropo e miliardario John du Pont, intenzionato a mettere insieme la migliore squadra di wrestling in tutto il mondogli gli chiede di aderire al marchio wrestling di un nuovo club. Ma le illusioni paranoiche di Du Pont e la sua irrazionale volontà di garantire la vittoria degli Stati Uniti all’estero avranno la precedenza sulla sua generosità e gentilezza.

Questa volta parliamo di uno sport al quale non sono particolarmente attratta, cioè la lotta libera. Ma nonostante ciò non mi dispiace approciarmi a cose di cui normalmente non mi interesserei (anche se effettivamente da piccola ho praticato un po’ di sana lotta libera con i miei fratelli). Il film racconta di Dave e Mark Schultz, due fratelli e campioni di lotta libera ma non si concentra sulla loro carriera, bensì nel momento in cui i due vengono in contatto con il signor Du Pont. Chi è costui? Un riccone americano, complessato e dal comportamento strano ed enigmatico (questo almeno è ciò che mi è parso dal film). Du Pont ama la lotta libera e decide di seguire e finanziare Mark in modo che possa continuare a vincere numerosi titoli. Sarebbe stato bello se la storia avesse avuto un lieto fine ma, purtroppo, come ho detto prima, si tratta di un dramma e le cose si complicano fino ad un evento del tutto inaspettato che cambierà per sempre le vite dei personaggi coinvolti.

Mark e Dave sono molto affiatati e legati indissolubilmente dalla passione per la lotta libera. Man mano che conosciamo meglio le personalità dei due, capiamo che Mark nutre del risentimento nei confronti del fratello in quanto sente di essere sempre oscurato dalla sua ombra. Mark però deve affrotare il problema per riuscire a concentrarsi sullo sport se vuole vincere il titolo e questo non è facile, soprattutto dopo che Du Pont si mette in mezzo a complicare le cose tra i due. Nei panni dei due fratelli vediamo niente meno che Channing Tatum (Mark) e Mark Ruffalo (Dave), due attori molto bravi e convincenti che hanno saputo offrirci un’interpretazione carica di emozioni.

Ma ciò che mi ha veramente sconvolto (in senso positivo) è stato vedere Steve Carell nei panni di Du Pont. È stata la prima volta che ho visto questo attore non recitare in un film comico, ma interpretare un ruolo molto serio e totalmente distante dai soliti ruoli in cui lo vediamo coinvolto. Devo ammettere che però il risultato è eccezionale, ovvero è riuscito a delineare la personalità complicata e controversa del suo personaggio offrendo un’interpretazione di gran spessore per cui ha ricevuto una nomination agli Oscar.

Non avevo sentito molto parlare di questo film, infatti non l’ho scoperto al cinema ma trovando il trailer su youtube ed è un peccato perchè secondo me è un bel film che, se piace il genere, vale la pena di essere visto.

rating 3.5
anna firma

TAG: L’alfabeto dei film

l'alfabeto dei film

Buongiorno a tutti! Tempo fa mi hanno taggato per ‘L’alfabeto dei film’. Questa iniziativa che consiste nello scrivere un film preferito (o comunque fortemente piaciuto) per ogni lettera dell’alfabeto! Per alcune lettere è stato difficile perché ero indecisa tra diversi film… purtroppo per le lettere X e Z non sono riuscita a citare un film perché effettivamente non ricordo di averne mai visto uno.

A = Australia
B = Big Hero 6
C = Changeling
D = Dreamgirls
E = Erin Brockovich – forte come la verità
F = Fratello dove sei?
G = Gran Torino
H = Hachiko
I = Inception
J = Jumper
K = Kung-fu Panda
L = Les Misérables
M = Million Dollar Baby
N = North Country – storia di Josey
O = One Day
P = P.S. I love you
Q = Quasi Amici
R = Ribelle the Brave
S = Shutter Island
T = The Departed
U = Upside Down
V = Il ventaglio segreto
W = Wall-E
X = —-
Y = You’re not you
Z = —-

Se qualcuno tra di voi vuole condividere il suo alfabeto di film sarei davvero curiosa di sapere quali film scegliereste 🙂

anna firma