Teaser tuesday

Teaser Tuesday #90

Buongiorno!
Cavolo siamo quasi alla fine dell’anno, ma soprattutto facendo due calcoli sono quasi 2 anni che pubblichiamo Teaser. Wow. Non mi sembra vero che sia passato già così tanto. Beh dai, oggi vi lascio con un estratto di uno degli ultimi libri che ho letto, davvero davvero bello.

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Jack’s lips were as soft as he remembered, the quiet sounds he made warmed his belly as much, and it felt just as right to hold him as it had before. His hands were on D’s neck, pulling him closer. His eyes closed, D felt himself spinning in the darkness, anchored by Jack’s mouth, diving deeper there to find all he could of this man who was his man, no doubting it now, his as sure as he was Jack’s, and he felt the solid lock of their pieces fitting together again, his whole life a solitary odyssey until now, until him, until Jack.
Jack withdrew with a few short kisses. “Hold up,” he said, smiling.
D grunted, pulling him close again. “Naw, no holdin’ up. Wanna get you in that bed, doc.”
“Oh, hell yes,” Jack said, his grin widening, “but I’m grimy. I need a shower.”
“Hmph,” D said. “Guess could use one myself.”
“Then you’d better get in there with me.”
IN the shower, it was all hands. His own hands, D’s hands, hands everywhere until it seemed like there had to be more than four between them. Hands on himself, hands on D, 198 | Jane Seville
he could barely tell whose hands were whose. Soap and hot water and steam and D’s body close against his, the day’s tension swirling down the drain with residue of sweat and fear and grime that had lain on his skin.
He turned around to face the faucet to make the water just a tad hotter, and the next thing he knew, D had both arms around his torso from behind and was hugging him tight, his head on Jack’s shoulder. Jack went still for a moment and just let D hold him, his hands rising to grip D’s forearms. He leaned his head back and rested his cheek against the side of D’s head and there they stayed for what felt like a long time. A rite of water and steam, their nude bodies pressed together feet to shoulders, his back to D’s chest.
Jack turned around and wrapped his arms around D’s shoulders; that was better. Face me, D. Whatever you mean but don’t say, face me.

Chapter 24 – ZERO AT THE BONE di Jane Seville

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zero at the bone cover

After witnessing a mob hit, surgeon Jack Francisco is put into protective custody to keep him safe until he can testify.

A hitman known only as D is blackmailed into killing Jack, but when he tracks him down, his weary conscience won’t allow him to murder an innocent man.

Finding in each other an unlikely ally, Jack and D are soon on the run from shadowy enemies. Forced to work together to survive, the two men forge a bond that ripens into unexpected passion. Jack sees the wounded soul beneath D’s cold, detached exterior, and D finds in Jack the person who can help him reclaim the man he once was.

As the day of Jack’s testimony approaches, he and D find themselves not only fighting for their lives… but also fighting for their future. A future together.

mon firma

Teaser Tuesday #89

Buongiorno. Qui si va di incipit, e nemmeno del libro che sto leggendo. Si tratta invece della mia prossima lettura, che conto di iniziare nei prossimi giorni: Un po’ di follia in primavera di Alessia Gazzola, l’ultimo libro uscito della serie di Alice Allevi.
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Ho sognato che il tempo era tornato indietro, in un inverosimile rewind.
Nuovamente non sapevo cosa fare della mia vita, proprio come quando, poco prima di laurearmi in medicina, stavo per dire ai miei che mollavo tutto per una strada alternativa e imprevista, che certamente li avrebbe delusi. Quello stesso giorno, però, avevo un appuntamento con il mio destino e ogni cosa è cambiata: alla fine, mi sono laureata e sono diventata una specializzanda in medicina legale.
Oggi, che il mio corso di studi volge quasi al termine, sento già la nostalgia per i luoghi che non ho ancora lasciato. Luoghi fisici e luoghi della mente. Il laboratorio, la mia stanza, la biblioteca. Tra poco non mi apparterranno più, sempre ammesso che i luoghi possano davvero appartenerci. Provo una sensazione di perdita incombente e, forse per questo, sogno.
Sogno spesso di ripartire e di ricominciare, come se tutto fosse ancora da vivere e da fare. Ma se non altro il risveglio è dolce, perché se molte cose nella mia vita sono ancora oscure, almeno una è chiara, chiarissima e gioiosa.
Arthur dorme accanto a me. Il mio inafferrabile reporter giramondo ha svuotato la valigia e l’ha posata nel ripiano più alto dell’armadio, se non per sempre, almeno per tre settimane di seguito, il che è davvero un grande risultato.
È accaduto un avvenimento impensabile fino a qualche tempo fa: siamo diventati una coppia. O forse dovrei dire che siamo tornati ad esserlo? Lo siamo mai stati? Ma soprattutto, mi chiedo mentre osservo il suo profilo tenuemente illuminato dalla prima luce della mattina – quando tutti in casa è ancora silenzioso, quando ogni cosa di lui mi riconquista per l’ennesima volta -, siamo davvero felici?
“Elis. Chiudi le finestre. I just wanna sleep” mormora nel sonno.
“Vado in Istituto” lo avviso in un sussurro.
“Torni tardi?”
“Non lo so. Ma tornerò molto puzzolente.”
Lui si copre la testa bionda con il cuscino mentre il famigerato Cagnino mi ha già rimpiazzata sul letto. Due minuti dopo entrambi dormono come due gattini sazi di latte. Li guardo con un pizzico di invidia e mi trucco appena, allaccio le scarpe da uomo che adesso vanno tanto di moda e scappo a prendere la metro.

La vita è sogno – UN PO’ DI FOLLIA IN PRIMAVERA di Alessia Gazzola

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un po di follia in primavera coverQuella di Ruggero D’Armento non è una morte qualunque. Perché non capita tutti i giorni che un uomo venga ritrovato assassinato con un’arma del delitto particolarmente insolita. E anche perché Ruggero D’Armento non è un uomo qualunque. Psichiatra molto in vista, studioso e luminare dalla fulgida carriera accademica, personalità carismatica e affascinante…
Alice Allevi se lo ricorda bene, dagli anni di studio e dai seminari che ha frequentato con grande interesse, catturata dal magnetismo di quell’uomo all’apparenza rude ma in realtà capace di conquistare tutti con la sua competenza e intelligenza. E con le sue parole.
L’indagine su questo omicidio è impervia, per Alice, ma per fortuna non lo è più la sua vita sentimentale. Ebbene sì, Alice ha fatto una scelta… Ma sarà quella giusta?

Teaser Tuesday #88

Buongiorno!
Erano secoli che dovevo leggere questo libro e l’uscita del film qualche mese fa mi ha convinta. Devo ancora vedere il film ma a quanto ho letto in giro le differenze tra i due sono assurde. Sono davvero curiosa. Vi lascio qui un assaggino, ma se avete occasione leggetelo. Magari non è eccezionale, ma a me è piaciuto e devo dire che mi ha messo una voglia matta di visitare Firenze.

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Marta, senza fiato, indicò una bacheca lì vicino. «Una delle prime… copie stampate della Divina Commedia.»
Quando Langdon si rese finalmente conto che Marta si asciugava la fronte sudata e cercava di riprendere fiato, fece un’espressione mortificata. «Marta, scusami! Certo, sì, sarebbe magnifico dare un’occhiata a quel testo.»
Langdon si affrettò a tornare indietro e permise a Marta di condurli verso l’antica bacheca. All’interno c’era un tomo consunto, rilegato in pelle, aperto alla pagina ornata del titolo:
                                                                                   LA COMEDIA
                                                                                di dante alleghieri
«È incredibile!» esclamò Langdon. «Riconosco questo frontespizio. Non sapevo che aveste una delle copie originali di Numeister!»
“Certo che lo sapevi” pensò Marta sconcertata. “Te l’ho fatta vedere ieri sera!”
«Nel 1472 Johann Numeister stampò diverse centinaia di copie della Divina Commedia» si affrettò a spiegare Langdon a Sienna «ma se ne sono conservate appena una decina. Sono molto rare.»
Marta aveva ora l’impressione che Langdon avesse fatto il finto tonto per poter ostentare la propria erudizione con la sorella. Sembrava un atteggiamento immodesto che non si addiceva affatto a un professore noto per la sua grande umiltà accademica.
«Questa copia è in prestito dalla Biblioteca medicea laurenziana» spiegò Marta. «Se non l’avete ancora visitata, dovete proprio andarci. C’è una scalinata spettacolare, progettata da Michelangelo, che conduce alla prima sala di lettura pubblica al mondo. In quella biblioteca i libri erano assicurati ai banchi con delle catene per impedire che li portassero via. Naturalmente molti di quei codici erano copie uniche al mondo.»
«Incredibile» disse Sienna tornando a guardare verso le sale interne del museo. «E la maschera è da quella parte?»
“Ma che fretta ha?” Marta aveva bisogno di riprendere fiato per un altro minuto. «Sì, ma forse ti interesserà sapere che quella scala» disse indicando una rientranza con una scaletta che spariva nel soffitto «porta a una piattaforma panoramica sulle capriate, da cui si può osservare dall’alto il famoso soffitto sospeso di Vasari. Vi aspetto volentieri qui se desiderate…»
«Per favore, Marta» la interruppe Sienna «vorrei proprio vedere la maschera. Abbiamo pochissimo tempo.»
Per un attimo lei fissò con aria perplessa la giovane. “Io sono la signora Alvarez” la rimproverò tra sé “e ti sto pure facendo un favore.” «Okay, Sienna» tagliò corto. «La maschera è da questa parte.»
Marta non sprecò altro tempo a fornire a Langdon e a sua sorella commenti e informazioni mentre attraversavano il labirinto di sale del museo.

39 – INFERNO di Dan Brown

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inferno cover

Il profilo di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di “infernale” ha molto. Il ritmo e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi. Non è sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. È normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare. Ma ora è tutto diverso, non c’è niente di normale. È un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d’ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose, il professore deve scappare. Aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole, ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all’uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra.

mon firma

Teaser Tuesday #87

Buongiorno! Il teaser di oggi è tratto dal libro che abbiamo scelto per la Book Jar Challenge di questo mese e che ho finito l’altro giorno: Il tredicesimo dono di Joanne Huist Smith. Non mi ha fatta impazzire, devo dire la verità, ma non mi è nemmeno dispiaciuto. Se ce la faccio a breve vi lascerò una recensione. Qualcuno di voi lo ha già letto?
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Mia cognata Charlotte mi ripete da settimane che devo sbrigarmi a fare i preparativi per le feste.
«I tuoi figli hanno bisogno del Natale», è diventato il suo ritornello.
Quella mattina mi chiama prima delle sei offrendosi di passare a prendere Nick e Megan nel pomeriggio, per lasciarmi qualche ora dopo il lavoro per fare compere.
«Così non ci pensi più», insiste. «A te piace scegliere i regali. E facendo un giro migliorerà anche l’umore.»
Io non ci credo molto, ma accetto: tanto vale provarci.
E così mi ritrovo ferma in macchina, con la freccia inserita, ad aspettare che una mamma e la sua bambina attraversino la piazzola del parcheggio, quando un nonnetto con i capelli grigi per poco non le investe e mi frega il posto. La mamma strattona indietro il carrello per evitare uno scontro.
«Stronzo!» gli grida, coprendo le orecchie della figlia con le mani guantate.
«Buon Natale», le grida il nonnetto scendendo dalla macchina. Mi fa l’occhiolino. Vorrei infilargli quell’espressione compiaciuta in un posto niente affatto natalizio, ma sta già piroettando dentro un negozio. Non sono mai stata portata per la musica, ma immagino di riscrivere il testo delle canzoni natalizie in una versione più realistica, dove la bontà diventa cattiveria.
Abbandono l’impresa di trovare un parcheggio comodo e vado al vicino centro commerciale, dove la maggior parte dei negozi sono chiusi per riposo.
Appena entro la melodia di Frosty the Snowman, l’ennesimo canto di Natale che proviene dagli altoparlanti, mi scoraggia. Ho intenzione di comprare una mountain bike per Nick, ma prima faccio tappa nel reparto preferito di Rick, la ferramenta. Conosco bene queste corsie, almeno quanto quelle dei casalinghi. Prima di cominciare un lavoro in casa – trasformare il nostro seminterrato dalle pareti di cemento in una sala giochi, costruire un patio sul retro o piastrellare il ripiano della cucina – Rick ci trascinava tutti dal ferramenta per scegliere i materiali. Mi viene l’idea di comprare qualche attrezzo utile da donare a nome di Rick all’Esercito della Salvezza o a Habitat for Humanity.
Non mi ricordo di aver mai sentito musica natalizia in questo reparto, ma adesso il volume di Frosty è così alto che fa tremare i lampadari. Immagino di porre fine alle scorribande del pupazzo di neve con la fiamma ossidrica, o quanto meno di arrostire l’impianto stereo del negozio. È crudele ma il pensiero mi fa ridere di me stessa.
«Avete le torce ad acetilene?» chiedo a un commesso.
Thumpity, thump, thump. Thumpity, thump look at that Frosty go.
Metto la torcia nel carrello, pensando che andrebbe bene come donazione o come regalo per mio cognato Tom. Magari la terrò io. Oppure, più probabilmente, il 25 dicembre in casa nostra non ci saranno regali né un albero sotto cui metterli.
“Compra la bicicletta. Una cosa alla volta.”
Mentre mi dirigo al reparto dei giocattoli, butto nel carrello carta da regalo, biglietti di auguri e scotch. Le mie compere natalizie per il momento si limitano a sacchetti di calze sportive e biancheria per i miei figli, le uniche cose che Rick chiedeva nella sua lista. Quando ci conoscevamo da poco, Rick non capiva il mio bisogno di trovare il regalo perfetto per tutti i miei cari. Sua madre era morta quando lui aveva tre anni e nella sua famiglia non davano grande peso alle feste. I regali di Natale che aveva ricevuto da allora in poi erano stati soprattutto utili… finché non aveva conosciuto me. C’era voluto del tempo prima che fosse contagiato dal mio entusiasmo per le feste. Forse l’ho solo preso per sfinimento. L’anno che gli ho comprato una videocamera ha aspettato due giorni interi ad aprirla, in segno di protesta contro la spesa eccessiva. Il giorno dopo l’ho beccato a leggere il manuale e a Capodanno già minacciava di lasciare l’industria metalmeccanica per diventare regista. Quell’anno mi regalò una camicia da notte, gemella di una che già avevo. L’anno dopo, una collana d’argento con un braccialetto coordinato.
Ora capisco perché a suo padre non piaceva comprare regali di Natale. Mi sembra di tradire mio marito a pensare di festeggiare. Per Natale vorrei solo e soltanto lui, e l’idea di creare ricordi senza di lui me ne fa sentire ancora di più la mancanza. Non posso comportarmi come negli anni passati ma non ho idea di cos’altro ci si aspetti da me.
«Ho bisogno di un manuale, cazzo.»
Mi lagno a voce abbastanza alta da far avvicinare una commessa.
«Nel reparto video», mi risponde, indicando il fondo del negozio e sorvolando sul turpiloquio, cosa che mia figlia non avrebbe fatto. «I libri sono insieme ai video.»
Vado in quella direzione, imbarazzata per essermi fatta sorprendere a parlare da sola. Spero che la commessa classifichi il mio comportamento come una temporanea infermità mentale natalizia e non come un disturbo cronico. Mi volto a guardare se sta servendo un altro cliente. E così mi capita davvero un incidente. Vado a sbattere con il carrello contro un Babbo Natale gonfiabile a grandezza naturale; non si buca, ma oscilla pericolosamente vicino a un espositore carico di sfere di vetro portacandela.
«Posso aiutarla?»
Adesso la commessa mi dedica tutta la sua attenzione e non sembra affatto sorpresa di vedere che la responsabile del disastro sfiorato sono io.
«A mia figlia piacerebbe tantissimo», dico senza convinzione.
«Allora gliene compri uno.»
Imbarazzatissima, afferro un Babbo Natale gonfiabile e lo butto nel carrello insieme alla torcia.
So che la nostra casa è triste in confronto ad altre del quartiere, decorate con lucine bianche, presepi e renne di filo metallico che brucano. L’esterno della casa era di competenza di Rick. Non ho nessuna intenzione di comprare questo coso gonfiabile, ma non voglio rimetterlo sullo scaffale con la commessa che mi pedina. Sotto il suo sguardo vigile, fingo di studiare decorazioni dipinte a mano, un drappo trapuntato da stendere sotto l’albero, scatole di latta con paesaggi innevati sul coperchio e altre che contengono cioccolatini assortiti.

Nessuna di quelle cose mi attira.

2. Secondo giorno – IL TREDICESIMO DONO di Joanne Huist Smith

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il tredicesimo dono«Mamma, abbiamo perso l’autobus.» È la mattina di un freddo e grigio 13 dicembre, e Joanne viene svegliata improvvisamente dai suoi tre figli in tremendo ritardo per la scuola. Ancora non sanno che quel giorno la loro vita sta per cambiare per sempre. Mentre di corsa escono di casa, qualcosa li blocca d’un tratto sulla porta: all’ingresso, con un grande fiocco, una splendida stella di Natale. Chi può averla portata lì? Il bigliettino che l’accompagna è firmato, misteriosamente, «I vostri cari amici». Mancano tredici giorni a Natale, e Joanne distrattamente passa oltre: è ancora recente la morte di Rick, suo marito, e vorrebbe solo che queste feste passassero il prima possibile. Troppi i ricordi, troppo il dolore. Ma giorno dopo giorno altri regali continuano ad arrivare puntualmente, e mai nessun indizio su chi possa essere il benefattore. La diffidenza di Joanne diventa prima curiosità, poi stupore nel vedere i suoi figli riprendere a ridere, a giocare, a divertirsi insieme. Sembra quasi che stiano tornando a essere una vera famiglia. E il mattino di Natale, mentre li guarda finalmente felici scartare i loro regali sotto l’albero addobbato, Joanne scopre il più prezioso e magico dei doni. Quello di cui non vorrà mai più fare a meno, e il cui segreto ha scelto di condividere con i suoi lettori in questo libro suggestivo, profondo ed emozionante. Il tredicesimo dono riesce così ad aprirci gli occhi sulla gioia che ci circonda sempre, anche nei momenti più impensabili. Sulle sorprese inaspettate che la vita sa regalarci. E sulla felicità improvvisa che tutti possiamo donare a chi ci sta accanto, non smettendo mai di credere nella forza e nella generosità dei nostri cuori.

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