recensione

Recensione: La locanda della felicità di Yimou Zhang

Buongiorno a tutti! Ultimamente, causa studio, il tempo scarseggia sempre e quindi questa recensione nasce durante un viaggio in macchina. Sono però sempre felice di potervi raccontare qualcosa riguardo i film che vedo. Quello di questa settimana fa parte di quella serie di film asiatici che una mia amica mi ha consigliato di vedere. Se un po’ di tempo fa ne avevorecensito uno coreano, oggi invece ve ne propongo uno cinese: “La locanda della felicità”.

la locanda della felicità
Titolo: La locanda della felicità
Titolo originale: Xing fu shi guang
Regia: Yimou Zhang
Anno: 2000
Durata: 102 min
IMDB

Nel corso della sua vita Zhao, pensionato povero, non ha mai avuto molta fortuna con le donne. Poi un giorno incontra una vedova che attrae la sua attenzione. Per non farsi lasciare un’altra volta le fa credere di essere ricco. Ma i problemi vengono a galla quando la donna inizia a parlare di matrimonio. Alla consueta richiesta di denaro tutti gli amici di Zhao scappano. A Li invece viene un’idea: rimettere in sesto un vecchio autobus, ribattezzarlo “La locanda della felicità” e ospitare a pagamento coppiette in cerca di intimità.

 

È un film semplice, che vuole raccontare una vicenda quotidiana che coinvolge una serie di personaggi alquanto bizzarri. Zhao, uno squattrinato alla disperata ricerca di una moglie, dopo vari tentativi con donne magre miseramente falliti, decide di frequentarsi con una matrona molto in carne, nella speranza che questa volta vada meglio. Ma, ovviamente, le donne vanno corteggiate e, senza soldi, il nostro protagonista non può fare molto. Insieme ad un amico decidono quindi di aprire la locanda della felicità. Rimettono a posto un vecchio autobus abbandonato in un parchetto, dove le coppiette possono trovare uno spazio per loro.

Grazie a questa idea, la storia sembra procedere per il meglio (lui in realtà le racconta un mondo di frottole per riuscire a conquistarla) e la donna lo invita a cena da lei per fargli conoscere suo figlio. Se arrivati a questo punto del film trovate insopportabile lei, vi avviso che non è nulla se paragonata con il suo “adorato bambino”. Questo perché il suddetto bambino è un ciccione scortese e viziato che non ha rispetto per gli altri. Ma, oltre a lui, scopriamo esserci una ragazza, acquisita dal matrimonio precedente. La cosa che fa male, è vedere la signora e il figlioletto approfittarsi di lei e maltrattarla perché è cieca. Per darle una mano, Zhao si “offre volontariamente” di darle impiego presso il suo hotel (la locanda intendiamoci).

Niente però va nel verso giusto e, quando lui perde tutto, si ritrova a dover mantenere questa ragazza. Da qui in poi capiamo che, in fondo, Zhao è una persona dal cuore grande, perché fa di tutto per prendersi cura della ragazza con l’aiuto dei suoi amici. Le dà un tetto, le compra un vestito nuovo e le crea una sala dove le fa credere di poter accogliere gli ospiti dell’hotel. Lei invece è così dolce e tenera che non si può fare a meno di volerle bene.

Il film è una specie di tragicomica, nel senso che ci sono molti momenti esilaranti, ma la risata ha spesso un retrogusto amaro. Ciò su cui il regista vuole focalizzare la nostra attenzione, non è tanto questa fantomatica storia d’amore assurda e fin da subito senza speranza, ma quanto un amore incondizionato può cambiare la tua vita inaspettatamente. Infatti, assistiamo ad un profondo cambiamento che sconvolge il protagonista, da persona irresponsabile e trascurata a una sorte di padre premuroso.

Ho un debole per i film in cui si raccontano storie assurde e problematiche dove i buoni sentimenti vengono messi in risalto, come appunto avviene in questo. Ma questi buoni sentimenti riceveranno il loro meritato happy ending o no? Causa la nostra politica anti-spoiler non posso rivelarvi niente, posso solo dirvi che il finale forse vi turberà un po’, ma secondo me ci sta.

rating 3.5

anna firma

Recensione: Matrix di Andy & Lana Wachowski

Buongiorno a tutti! La nostra ultima sessione estiva è alle porte e la tensione da esami sta bussando alla porta. Per fortuna ho un computer che mi crasha nei momenti peggiori dando alle mie giornate quella carica di andrenalina di cui ho bisogno. Comunque, il film di questa settimana è uno dei tanti cult del cinema che fino a ieri non avevo mai visto, ovvero “Matrix”. Lo so, ‘shame on me!’ ma abbiate pazienza, sto recuperando pian piano.

matrix
Titolo: Matrix
Titolo originale: Matrix
Regia: Andy & Lana Wachowski
Anno: 1999
Durata: 136 min
IMDB

Un hacker di nome Neo, grazie all’aiuto del misterioso Morpheus, scopre che quella per lui è la “realtà” non è altro che un facciata, un mondo virtuale creato dal super computer Matrix per controllare gli esseri umani. Ma Morpheus è convinto che Neo sia il prescelto di cui parla un’antica profezia, e che sarà in grado di guidare la rivoluzione contro Matrix.

A dir la verità ho iniziato il film senza sapere effettivamente di cosa parlasse. Nella mia mente Matrix è sempre stato un film da nerd, con persone vestite in pelle nera e con occhiali neri che manipolavano strane righe di codici verdi. Ma il film, devo dire, ha superato le mie aspetttive.

Una parola per definire Matrix? Intrippante. Ho provato sentimenti vagamente contrastanti, nel senso che sono passata da momenti in cui ero non troppo convinta del loro stile di combattimento, che definirei “plastico”, a momenti in cui ero affascinata da questa realtà virtuale che, tra l’altro, è solo un complesso programma. Le righine verdi che si vedono nel trailer e spesso nel film, ne rappresentano il codice sorgente.

Neo è un programmatore che conduce una doppia vita, di giorno impiegato e di notte hacker. Quando la sua vita si trova in pericolo perché la sua attività clandestina viene scoperta, compaiono sentinelle e uomini in nero che sanno cosa sta cercando Neo. Una volta scampato il pericolo, incontra Morfeus che, come capiamo fin da subito, è un personaggio enigmatico e autorevole. La prima cosa che dice a Neo è:
“Immagino che in questo momento ti sentirai come Alice del paese delle Meraviglie che ruzzola nella tana del Bianconiglio. […] Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti, senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo, non sai bene di che si tratta, ma la avverti.”

Detto questo, Morfeus pone Neo di fronte ad una scelta importante: prendere la pillola azzurra e risvegliarsi in camera senza ricordare nulla dell’incontro, o prendere la pillola rossa e scoprire la verità che ha sempre cercato. Ovviamente sceglie la seconda e si ritrova nel futuro, con un corpo riprogrammato e in grado di poter essere caricato all’interno di Matrix, ovvero il programma di cui parlavo prima. La cosa più interessante di questo upgrade è il fatto che, per imparare qualsiasi cosa, basta caricare i dati nel cervello e, in pochi secondi, si possono fare cose come pilotare un elicottero, imparare uno stile di combattimento e tanto altro. Da qui inizia il percorso di formazione di Neo per capire se è lui o meno il prescelto per mettere fine al controllo delle macchine nel futuro.

Se guardi un film americano girato tra gli anni 90 e i primi 2000, c’è una buona possibilità che all’interno del cast ci sia Keanu Reeves. Ho visto tanti film con questo attore ma, lo ammetto, in Matrix mi è piaciuto particolarmente. Aveva quel non so che di persona che non sa quello che sta facendo ma ci sta riuscendo discretamente, a parte qualche morto qua e là.

Matrix ha conquistato una generazione intera e la ricetta segreta con cui ci è riuscito è la combinazione geniale di nerdità-mistero-azione. I seguiti devo ancora vederli, ma spero siano all’altezza. Per il momento posso dire che il primo mi è piaciuto molto.
rating 4
mon firma

Recensione: The Heir di Kiera Cass

Non avrei dovuto scrivere questa recensione, ne volevo fare un’altra. L’altra non mi viene – mi impegnerò di più per la settimana prossima e spero di farcela – quindi vi tocca accontentarvi di questa.
Dunque, il libro in questione è The Heir di Kiera Cass, il quarto libro della trilogia di The Selection. Sì, avete letto bene e non sono io che sto dando i numeri. The Selection è nata come trilogia, non la più entusiasmante delle serie che abbia letto, ma secondo me comunque una lettura leggera e disimpegnata. Niente per cui serva l’utilizzo di troppi neuroni, tre libri su cui ridere, scuotere la testa e nei quali odiare un po’ America. Dimenticavo, il terzo libro finisce molto stile ‘E vissero tutti felici e contenti.’. E allora, perché non si poteva finire lì? Bella domanda. Con The Heir si riparte per un’altra Selezione che vede, questa volta, 35 uomini in competizione per la mano della principessa Eadlyn. Un disastro.
Comunque, io parlo e parlo, ma mi sono letta il libro in inglese appena uscito. Sarà la curiosità oppure non lo so, ma non riuscivo a starci lontana.

the heir
Titolo: The Heir (The Selection #4)
Autore: Kiera Cass
Editore: HarperTeen
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Princess Eadlyn has grown up hearing endless stories about how her mother and father met. Twenty years ago, America Singer entered the Selection and won the heart of Prince Maxon—and they lived happily ever after. Eadlyn has always found their fairy-tale story romantic, but she has no interest in trying to repeat it. If it were up to her, she’d put off marriage for as long as possible.
But a princess’s life is never entirely her own, and Eadlyn can’t escape her very own Selection—no matter how fervently she protests.
Eadlyn doesn’t expect her story to end in romance. But as the competition begins, one entry may just capture Eadlyn’s heart, showing her all the possibilities that lie in front of her… and proving that finding her own happily ever after isn’t as impossible as she’s always thought.

Avete odiato America? Fantastico. Eadlyn è peggio. È una ragazzina viziatissima, puzzaculo (cit.) e nevrotica, cresciuta con la convinzione di essere superiore a tutti.

I was Eadlyn Schreave. No one was more powerful than me.

Prima di andare avanti, mi scuso da subito per il fatto che sarò un po’ spoilerosa riguardo le trame dei libri precedenti, non riesco a fare altrimenti.
Detto questo, America e Maxon, saliti al potere, hanno abolito le caste e per qualche anno le cose sembrano andare per il meglio. Gli abitanti di Ilea sembrano particolarmente felici di questa nuova organizzazione della società che permette loro di crearsi una propria vita senza essere incatenati alla casta di appartenenza.
Eadlyn ha un gemello, Ahren, con cui condivide qualsiasi cosa. Lui, però, è nato 7 minuti dopo di lei che, per questo, è l’erede designata. Cresce felice, in un periodo di pace e tranquillità, circondata dall’amore della sua famiglia e dal lusso del palazzo. Fin da piccola viene istruita per quello che sarà il suo futuro, ovvero regnare Ilea. Passa buona parte delle sue giornate a lavorare con il padre, aiutandolo nei vari impegni che comporta l’essere re.

Più o meno all’improvviso, la gente inizia a ribellarsi, a non essere più contenta del sistema senza le caste. E allora che si fa? Una Selezione al maschile, nulla di più logico. L’idea è quella di far convergere l’attenzione della popolazione su qualcosa di apparentemente molto importante, su una distrazione architettata ad hoc.
L’idea è di America e Maxon che, quando la propongono a Eadlyn, si ritrovano a dover quasi litigare per convincerla. Dopo averci pensato un po’, aver pestato i piedi – come si conviene a una vera regina – e aver parlato con Ahren, decide di acconsentire. Con una condizione, però: promette di far durare la Selezione per almeno tre mesi, a patto che, se non si dovesse innamorare di nessuno, non sarà costretta a terminarla con un anello al dito.
Tutti d’accordo, quindi. Si passa alla comunicazione ufficiale e, successivamente, all’estrazione dei 35 candidati.
Vi ricordate Marlee, l’amica di America che alla fine si era sposata con Woodwork, la guardia con la quale era stata colta in flagrante? Bene. Ora loro vivono a palazzo e hanno due figli. Kile, un ragazzo dell’età di Eadlyn, sempre con il naso nei libri e Josie, la ragazzina entusiasta di vivere a palazzo nonostante sia cresciuta nell’ombra della futura regina. Eadlyn e Kile si odiano, non si possono vedere. Indovinate un po’ uno dei nomi dei Selezionati.
Ma nonostante lo smarrimento iniziale tra i due potrebbe anche esserci del tenero. È grazie alla Selezione che riescono a conoscersi meglio e a scoprire e apprezzare le qualità e le capacità l’uno dell’altra. Per Eadlyn è una specie di ancora, qualcuno di conosciuto; per il pubblico è qualcosa di molto romantico: l’amico d’infanzia che sembra diventare qualcosa di più.
Ma se America non si riusciva a decidere tra Aspen e Maxon, la figlia non può essere da meno. Ed è qui che entrano in scena anche il carinissimo Henri e il suo fedele traduttore Erik che, nonostante non faccia parte dei selezionati, potrebbe rubare il cuore della futura regina – sempre che ne abbia uno -.

Eadlyn, comunque, non mette da parte la sua altezzosità nemmeno per un attimo quando ha a che fare con i ragazzi. Dopo nemmeno 24 ore ne elimina più o meno un terzo, qualcuno scappa perché si sente ignorato e maltrattato, altri cominciano a chiedersi se non sia completamente senza cuore. Capisco che sia l’unico modo che ha per salvarsi dal mondo esterno che, nonostante tutto, le si sta ribellando contro. Il suo atteggiamento, però, non fa che peggiorare le cose.
L’ho mentalmente insultata una quantità innumerevole di volte, perché davvero ha una capacità innata nel rendersi antipatica.

A parte la storia, di cui ormai avete capito cosa ne penso, mi è piaciuto come la Cass ha caratterizzato i personaggi (quelli nuovi), secondo me in maniera più approfondita rispetto ai primi libri. Non sono figure sfaccettate – ma nemmeno il calibro del libro ha la pretesa che lo siano – ma sono dell’idea che in questo libro ognuno dei personaggi ‘principali’ abbia un carattere più definito rispetto a chi avevamo incontrato in precedenza.
Un’altra critica che avevo fatto era di aver buttato lì delle cose senza capo nè coda, giusto per fare storia. Sono rimasta piacevolmente sorpresa per non aver trovato nessun passaggio di questo tipo in The Heir.

Detto questo, non è una serie che consiglio spassionatamente. Ma nemmeno mi sento di dirvi di evitarla, anzi. Ok, è un po’ trash, un po’ scontata e esagerata, ma a volte ci stanno anche libri di questo tipo. E poi, si può sempre utilizzare come esercizio di inglese. Se ci sono riuscita io, ce la può fare chiunque. E comunque, io aspetto già il prossimo (*scappa a nascondersi*), perchè le risate, i momenti di perplessità e i commenti con la Mon sono, nonostante tutto, impagabili.

rating 2.5
kia firma

Recensione: Fish & Chips di Abigail Roux e Madeleine Urban

Ogni volta che mi metto davanti al computer per scrivere una delle recensioni di questa serie, mi stupisco di quanto mi manchino questi personaggi. Ho finito la serie da qualche settimana, eppure mi ritrovo spesso a prendere in mano il Kindle e scorrere le pagine per rileggere un qualche momento che mi ha emozionata. Ci sono personaggi che ti accompagnano per tutta la vita, altri che vengono dimenticati subito, altri ancora che ti fanno compagnia finché ne hai bisogno. Ty e Zane saranno difficili da dimenticare.

fish & chips
Titolo: Fish & Chips
Titolo italiano: Bulli e Pupe
Autore: Abigail Roux e Madeleine Urban
Editore: Dreamspinner Press
Disponibile in italiano:
Goodreads

Special Agents Ty Grady and Zane Garrett are back on the job, settled into a personal and professional relationship built on fierce protectiveness and blistering passion. Now they’re assigned to impersonate two members of an international smuggling ring-an out-and-proud married couple-on a Christmas cruise in the Caribbean. As their boss says, surely they’d rather kiss each other than be shot at, and he has no idea how right he is. Portraying the wealthy criminals requires a particular change in attitude from Ty and Zane while dealing with the frustrating waiting game of their assignment. As it begins to affect how they treat each other in private, Ty and Zane realize there’s more to being partners than watching each other’s backs, and when the case takes an unexpected turn and threatens Ty’s life, Ty and Zane will have to navigate seas of white lies and stormy secrets, including some of their own.

In questo libro Ty e Zane ricevono il primo incarico come partner dopo quello che li ha fatti conoscere. Devono prendere il posto di Del e Corbin Porter, una coppia gay che si pensa traffichi in antichità e altri affari non esattamente legali. I due dovevano imbarcarsi su una crociera nei Caraibi e trattare con altre persone. L’FBI, sfruttando il fatto che gli acquirenti non conoscono di persona Del e Corbin, li arrestano e mandano Ty e Zane al loro posto per indagare.
Questo viaggio, permette ai due protagonisti di lavorare e approfondire il loro rapporto contemporaneamente perché, per la prima volta, possono stare insieme sotto gli occhi di tutti, senza essere giudicati. Negli ultimi due libri era imperativo che nessuno venisse a sapere della loro relazione perché avrebbe messo in pericolo il loro lavoro ma, sulla nave, possono permettersi effusioni e dimostrazioni di affetto in quanto parte della copertura.

Percepiamo il sollievo di Ty nel poter fissare il proprio partner senza farsi problemi o quello di Zane di poter prendere per mano il compagno senza che nessuno li giudichi. Si vede che stanno interpretando una parte riguardo a certe cose, ma nei piccoli gesti emerge la loro voglia di stare insieme senza preoccuparsi degli altri.
Ty è quello a cui viene chiesto di cambiare di più per questo lavoro, ma in camera da letto, quando è da solo con Zane, ritroviamo il caro, vecchio Ty, con le sue battutine e il modo di fare da vero maschio alpha.

“That’s my gun,” Ty said in an offended voice. “They hid my gun in the sex toys? That’s not right, man.”

Fuori dalla camera, però, tinto di biondo platino e obbligato ad usare un accento inglese (tra l’altro molto sexy), Ty deve comportarsi in maniera opposta al suo carattere normale: sottomesso al marito, tranquillo, sempre in secondo piano. È strano vederlo in queste vesti, abituati ad un uomo sicuro di sè, autoritario e mai sottomesso, ma è anche piuttosto divertente. Ty è un bravissimo attore e ad un certo punto, anche Zane, che lo conosce molto bene, fa fatica a distinguere i momenti in cui sta recitando da quelli in cui è di nuovo sè stesso.
Il ruolo di Zane è sicuramente meno complesso, ma l’agente si ritrova ad apprezzare alcune cose che il suo ruolo gli impone. Si scopre possessivo e geloso del suo compagno, desideroso di tenerlo sempre al suo fianco.

“You are mine,” he asserted in that sharpened, confident-sounding drawl. “I know it; you know it. And so will anyone else who looks at you.”

Ammetto che il libro mi è piaciuto particolarmente per l’interazione tra i due, piuttosto che per il caso. Ero concentrata su Ty e Zane e su come la loro relazione stesse evolvendo, invece di preoccuparmi di chi volesse ucciderli e perché. Le parti che interpretano permettono a Ty e Zane di essere più sinceri e spontanei, portando ad una maggiore fiducia tra i due. Crescono sia come coppia che come partner, confrontandosi e iniziando a mostrare qualcosa in più di sè stessi.

Iniziamo a vedere le conseguenze dei problemi di alcolismo di Zane che commette un paio di errori piuttosto gravi durante la storia, ma, per fortuna, Ty sa perfettamente come rimetterlo in riga e come aiutarlo. Ci sono momenti di tensione quando appaiono persone pronte a tutto pur di uccidere Ty-Del e i due non sanno più di chi fidarsi. Scopriamo nuove cose sui due agenti, per esempio che Ty sa ballare il tango e Zane è praticamente imbattibile a pocker.
Vediamo anche Ty, che si è sempre dimostrato parecchio dominante nel suo rapportarsi con Zane, accettare definitivamente il fatto che, con il compagno giusto, gli piace anche essere dominato.

Ty smiled and turned his head to fully look at Zane. It was rare to catch Zane in this mood and Ty wanted nothing more right then than to head back to the luxury stateroom, lock the door, and get on his knees.

Mi aspettavo, forse, che in questo libro Zane cominciasse a capire di amare Ty ma, per quanto i suoi sentimenti stiano tendendo in quella direzione, ancora non è arrivato il momento. È Ty, invece, ad ammettere definitivamente i suoi sentimenti per il compagno, regalandoci finalmente quel “Ti amo” che stavamo aspettando dal secondo libro.

È uno dei miei libri preferiti in questa serie, perché ha tutti gli ingredienti giusti: un caso interessante, dinamiche di coppia incredibili, scene estremamente hot e scene dolcissime. C’è uno sviluppo evidente della relazione tra Ty e Zane e iniziano ad esserci le basi solide di una relazione a lungo termine.

rating 5
mon firma