recensione

Recensione: Sticks & Stones di Abigail Roux e Madeleine Urban

Lo ammetto, sto scrivendo la recensione del secondo libro della serie, ma li ho già letti tutti e nove, oltre ai tre spin-off. Cut & Run è una serie incredibile, che non sono riuscita a posare finché non ho raggiunto la parola “Fine” nel nono libro.
sticks & stones
Titolo: Sticks & Stones (Cut & Run #2)
Titolo italiano :Forza e Coraggio
Autore: Abigail Roux e Madeleine Urban
Editore: Dreamspinner Press
Disponibile in italiano:
Goodreads

Six months after nearly losing their lives to a serial killer in New York City, FBI Special Agents Ty Grady and Zane Garrett are suffering through something almost as frightening: the monotony of desk duty. When they’re ordered to take a vacation for the good of everyone’s sanity, Ty bites the bullet and takes Zane home with him to West Virginia, hoping the peace and quiet of the mountains will give them the chance to explore the explosive attraction they’ve so far been unable to reconcile with their professional partnership. Ty and Zane, along with Ty’s father and brother, head up into the Appalachian mountains for a nice, relaxing hike deep into the woods… where no one will hear them scream. They find themselves facing danger from all directions: unpredictable weather, the unrelenting mountains, wild animals, fellow hikers with nothing to lose, and the most terrifying challenge of all. Each other.

 

Quando ho chiuso il primo libro, il mio primo pensiero è stato prendere il secondo ed iniziarlo. Ty e Zane mi avevano conquistata e avevo bisogno di sapere come sarebbe andata avanti la storia. I due uomini si stanno piano piano riprendendo dallo scontro con il killer a Washington e, per aiutarli, viene data loro qualche settimana di vacanza per riprendersi. Nessuno dei due, però, è bravo a stare con le mani in mano e iniziano a non poterne più di stare a casa. Ty decide di tornare a casa e chiede al partner di accompagnarlo.
La famiglia di Ty abita in West Virginia che, a giudicare dalla foto che ho trovato su internet, è tutta montagne e boschi e non potrebbe quindi essere più diversa dal Texas, dove è cresciuto Zane.
Scopriamo che Ty ha un fratello, Deacon, che fa lo psichiatra e che, a parte il fratello, nessuno sa che Ty è gay. Mi è piaciuto molto scoprire finalmente qualcosa della famiglia di Ty, visto che fino a quel momento non si era mai detto niente.
Earl, il padre di Ty, non è un uomo facile con cui relazionarsi e, devo ammetterlo, in questo libro l’ho odiato parecchio. È autoritario, severo e ha educato i figli con fare militare, tanto che ad ogni domanda rispondono “Sì, signore” e non metterno mai in dubbio nessuna decisione del padre. Mi ha stupito vedere Ty quasi sottomesso dalla figura paterna e soprattutto capire che ogni cosa che Ty fa, è per fare in modo che il padre sia fiero di lui. Non è un comportamento tipico dell’uomo che abbiamo conosciuto nel primo libro e anche Zane se ne è accorto.
Mara Grady è la mamma che tutti vorrebbero: affettuosa, sempre pronta a sfamare un esercito e con una parola buona per tutti. Accoglie Zane come un figlio, pretende abbracci anche da lui e gli ricorda cosa vuol dire trovarsi bene in famiglia ed avere una madre che ti apprezza e ti ama.

Ty’s knee occasionally brushed against his under the table as they ate, but the conversation died down as the food was passed around. It was an odd, remarkable feeling, to be eating breakfast with Ty and his family and feel not only welcome, but like he might belong there.

Mi è piaciuto tantissimo Deauce, che sa del fratello e capisce immediatamente che tra lui e Zane c’è qualcosa. È attento ai dettagli e durante l’intero libro aiuterà Zane a capire e superare ciò che lo turba e gli impedisce di dormire la notte. Riuscirà anche a far ragionare Ty sui suoi sentimenti e iniziamo a vedere l’uomo aprirsi a quei sentimenti e forse sperare davvero in un lieto fine con Zane.

Il mio personaggio preferito però, almeno in questo libro, rimane Nonno Grady. Giuro, quell’uomo è un portento. Dorme con una pala che non lascia mai, usata per colpire eventuali nemici e, anche se non sembra, è uno dei più svegli della famiglia.
La cosa che mi è piaciuta molto di questo secondo libro, è stato che la storia non è iniziata con un caso da risolvere e i due protagonisti inviati ad indagare. Questa serie non è un insieme di casi in cui ci sono due uomini che hanno una relazione, ma è la storia della vita di due uomini, che vivono giorno per giorno e svolgono il loro lavoro che, per caso, è particolarmente eccitante. Ammetto che, se alla fine del primo libro avessero deciso di ritirarsi dall’FBI e iniziare a vendere orchidee sul mercato nero come aveva proposto Ty, io avrei letto comunque tutti i 9 libri, contenta di poter leggere di loro.
Ovviamente, siccome parliamo di Ty e Zane, le cose non potevano sicuramente andare bene fino alla fine. Partiti per una gita in montagna di un paio di giorni, si ritrovano in mezzo a parecchi guai. Scoprono che ci sono degli uomini in cerca di un tesoro sulla montagna, pronti a uccidere persone pur di non farsi scoprire. Da bravi agenti, Ty e Zane non si tirano indietro, anche se il motivo principale per cui hanno dato la caccia a tali uomini invece di chiamare rinforzi, è stato Earl che ha dato del codardo al figlio. La mia reazione è stata più o meno quella di Zane: sangue che ribolle nelle vene e una voglia matta di saltargli al collo. Si può dire tutto a Ty, tranne che sia un codardo. La situazione degenera in fretta, ma alla fine tutto si sistema per il meglio e Earl inizia a vedere il figlio sotto una luce diversa, capendo di averlo valutato male.
Ty e Zane condividono momenti bellissimi, pieni di passione e a volte anche di romanticismo, perché, soprattutto Ty, si rende conto di essere ormai innamorato e, ogni tanto, fa fatica a trattenere commenti dolci.

Ty sbatté le palpebre e fece per dire la prima cosa che gli veniva in mente. Ti amo. Richiuse di colpo la bocca e lo fissò, senza poter né voler rispondere.

Libro meraviglioso, che mi ha immersa ancora di più nell’atmosfera della serie, facendomi desiderare il terzo libro immediatamente. Ringrazio ancora le ragazze che mi hanno fatto conoscere Ty e Zane, mi avete fatto un regalo bellissimo!

rating 4.5
mon firma

Recensione: Il Messaggero di Lois Lowry

Buongiorno a tutti! Oggi vi lascio la mini recensione di uno degli ultimi librini letti. Ultimamente provo allergia per tutti quei libri che mi rendo conto di non poter finire in meno di un paio di giorni. Sarà il male di vivere che mi sta caratterizzando negli ultimi tempi, sarà che tra le mille cose da fare non ho voglia di cose impegnative, non lo so. Tornando a noi, mi sono buttata sul terzo libro della serie di The Giver di Lois Lowry: Il Messaggero. Vi ho parlato qui del secondo, La Rivincita, e oggi vi racconto del terzo.

il messaggero
Titolo: Il Messaggero (The Giver #3)
Titolo originale: Messenger
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
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In una realtà futura segnata da “forme di governo spietate, punizioni atroci, inguaribile povertà o falso benessere”, i difetti fisici sono puniti con la pena di morte. Ma nel Villaggio in cui Matty abita anche gli ultimi della scala sociale sono accolti e tenuti in grande considerazione. La comunità è gestita dal Capo, una versione adulta del Jonas di The Giver – Il Donatore. Matty lavora per il Veggente, un vecchio cieco che lo ha aiutato a maturare. Ma adesso qualcosa sta cambiando, i rifugiati improvvisamente non sono più i benvenuti al Villaggio e gli abitanti stanno diventando vanesi e ottusi. A Matty, uno dei pochi capaci di districarsi nella fitta Foresta che circonda il Villaggio, viene affidato il compito di portare il messaggio del drammatico cambiamento ai paesi vicini. Purtroppo la Foresta, animata ora da una forza oscura, si rivolta contro di lui e Matty
si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere, che ancora non riesce completamente a comprendere.
Un’allegoria spietata dell’animo umano e della nostra società, che conclude la trilogia profonda e provocatoria di Lois Lowry.

Ammetto che questa recensione sarebbe dovuta iniziare con un plateale insulto all’autrice. L’avessi scritta a caldo – dopo aver asciugato tutte le lacrime – sarei stata forse più cattiva, perchè ci sono rimasta veramente male. Anzi, se qualcuno l’ha letto e vuole parlarne insieme, io sono qui. Invece, essendo passati un paio di giorni, devo ammettere che, tutto sommato, il libro mi ha lasciato un ricordo piacevole, così come gli altri due della serie. Presto leggerò anche il quarto sperando che si concluda al meglio.
Ne ‘Il Messaggero’ ritroviamo Mat de ‘La Rivincita’ che adesso è diventato Matty e vive nel villaggio ‘degli emarginati’. Quel villaggio che cominciamo a conoscere alla fine del secondo libro, dove si scopre che sono andati a rifugiarsi molte persone con problemi soprattutto fisici. Se ne ‘La Rivincita’ ci veniva descritta una società distrutta e improntata alla violenza, alla povertà e alla solitudine, qui scopriamo l’esistenza di questo piccolo paradiso. Nel Villaggio viene accolto chiunque abbia bisogno di aiuto o sia rimasto solo, senza distinzione, è vietato mentire e ci si aiuta in ogni modo possibile. Al Villaggio ritroviamo Jonas de ‘Il Donatore’ nelle vesti del Capo, nonostante non venga mai specificato il vero nome di questo personaggio si capisce che è lui per i continui riferimenti ai suoi occhi e al suo arrivo al Villaggio con una slitta rossa.
Matty è cresciuto, come dicevo, ed è molto cambiato. Non è più ‘la belva delle belve’ ma si è fatto domare, ha studiato, ha imparato a non mentire e vive con il Veggente, il saggio cieco, aiutandolo nelle mansioni casalinghe. Come nei primi due libri i personaggi – e soprattutto i loro sentimenti -sono definiti con precisione, e ci sembra davvero di conoscerli. Matty inizia, grazie a Jean, la figlia del Mentore, a scoprire cosa sia l’amore.
Ma è proprio a causa dei suoi discorsi con la ragazza che consolida le sue preoccupazioni, la sua sensazione che qualcosa al Villaggio non stia andando per il verso giusto. Pare che la colpa sia del Baratto, il luogo dove gli abitanti del Villaggio di ritrovano per dare qualcosa in cambio di qualcos’altro. Questo rituale, inizialmente nato come concretizzazione della voglia di aiutarsi, ora sta assumendo una connotazione negativa. Matty, con l’aiuto del Veggente che lo fa ragionare, si rende conto che qualcosa non va, che la gente che partecipa al Baratto ne esce ogni volta più scortese, cattiva e disinteressata al bene comune.
Nel frattempo Matty si ritrova faccia a faccia con il suo Potere, che sta emergendo e gli permette di guarire gli animali e le persone. Non ne vuole parlare con nessuno, ha paura che possa portargli dei guai. Presto scopre però che il Capo è a conoscenza di questo suo dono e riesce quindi a parlarne con lui. Ma l’unico consiglio è quello di non sprecarlo, di non utilizzarlo per cose che potrebbero dimostrarsi inutili. Matty è spaventato, non comprende appieno le parole del Capo e non è convinto che, al momento opportuno, sarà in grado di capire che è giunta l’ora di utilizzare il suo Dono.

Manca l’ultimo libro, è vero, ma sono convinta che questa serie vada letta. Scorre benissimo e, nonostante ad una lettura superficiale possa apparire un racconto semplice, con un po’ di magia e un po’ di suspence, secondo me nasconde molto di più ed è in grado di lasciare qualcosa al lettore.

rating 3
kia firma

Recensione: 12 anni schiavo di Steve McQueen

Buongiorno a tutti! È arrivato maggio e, con lui, anche l’ultimo mese di lezione prima degli esami. Ma non sono qui per parlare dell’università, bensì del film che ho avuto l’occasione di vedere sabato sera. In realtà avevo in mente di vederne un altro ma poi, mentre ero su YouTube, ho visto il trailer del film e ho deciso che dovevo assolutamente vedere questo.

12 anni schiavo
Titolo: 12 anni schiavo
Titolo originale: 12 years a slave
Regia: Steve McQueen
Anno: 2013
Durata: 134 min
IMDB

Stati Uniti, 1841. Solomon Northup è un musicista nero e un uomo libero nello stato di New York. Ingannato da chi credeva amico, viene drogato e venduto come schiavo a un ricco proprietario del Sud agrario e schiavista. Strappato alla sua vita, alla moglie e ai suoi bambini, Solomon infila un incubo lungo dodici anni provando sulla propria pelle la crudeltà degli uomini e la tragedia della sua gente. A colpi di frusta e di padroni vigliaccamente deboli o dannatamente degeneri, Solomon avanzerà nel cuore oscuro della storia americana provando a restare vivo e a riprendersi il suo nome. In suo soccorso arriva Bass, abolizionista canadese, che metterà fine al suo incubo. Per il suo popolo ci vorranno ancora quattro anni, una guerra civile e il proclama di emancipazione di un presidente illuminato.

 

L’Oscar che questo film ha vinto, se lo merita tutto. È stato impegnativo guardarlo, emotivamente parlando. Due ore in cui tutti i miei muscoli sono rimasti tesi mentre mi immergevo sempre più nella storia. Mi piacciono molto i film drammatici, che parlano di storie vere e che affrontano tematiche “toste”: questi film mi permettono di aprire una finestra sul mondo e attraverso queste storie ho la possibilità di capire meglio quello che da qualche parte è successo.

Sono il tipo che, ogni volta che guarda un film del genere, si immedesima con i personaggi. Questo perché voglio capire le dinamiche, voglio far tesoro delle emozioni che travolgono i protagonisti. In passato ho visto altri film sulla schiavitù, ma questo in particolare mi ha toccato. Ci sono delle scene dure da digerire ma il regista non vuole porre filtri, ci racconta l’odissea di Solomon, un uomo di colore a cui la libertà è stata tolta senza motivo e per 12 lunghi anni ha dovuto sopportare il giogo della schiavitù. La sua è una delle poche storie ad avere un lieto fine, alla fine riesce a far ritorno alla sua casa e alla sua famiglia.

Mi sono commossa vedendo le scene in cui uomini e donne privi della loro libertà intonano dei canti blues. Il blues è di per sé una musica che ti arriva dritta al cuore, trasmette le emozioni di chi la canta. Ho potuto capire, anche se solo in parte, cosa loro stessero provando e devo dire che è stato straziante. Quello che mi lascia l’amaro in bocca è che questa è solo una delle tantissime tragedie che sono avvenute e che attualmente avvengono nel mondo e ogni volta che ci penso mi chiedo: come può l’uomo non imparare mai dagli errori commessi?

La durata del film è significativa e le numerose scene in cui si vedono gli schiavi frustati sono tutti espedienti per far breccia nella sfera morale dello spettatore. La drammaticità e la pesantezza del film vengono ogni tanto acquietate con delle inquadrature notturne dei paesaggi della Louisiana. Il cast, composto da volti nuovi e abitué del cinema, ha dato prova di un’efficace recitazione. Alla grande resa del film hanno contribuito anche le musiche che “cullano” le sequenze. Se non l’avete ancora visto, guardatelo perché secondo me ne vale davvero la pena.

rating 4.5
anna firma

Recensione: Cut & Run di Abigail Roux e Madeleine Urban

Ci sono recensioni che sono convinta vadano scritte a caldo, quando non si ha ancora avuto il tempo di fermarsi a riflettere su quanto si è letto. Ci sono libri che ti impediscono di poggiarli sul comodino per dormire e ti obbligano a stare alzata fino ad ore improbabili per continuare a leggere, pagina dopo pagina. Per fortuna hanno inventato gli eReader, altrimenti leggere nelle posizioni che riesco ad assumere su un divano diventerebbe complicato.
Cut & Run, primo di una serie di libri, è uno di questi.
cut & run
Titolo: Cut & Run (Cut & Run #1)
Autore: Abigail Roux & Madeleine Urban
Editore: Dreamspinner Press
Disponibile in italiano:
Goodreads

A series of murders in New York City has stymied the police and FBI alike, and they suspect the culprit is a single killer sending an indecipherable message. But when the two federal agents assigned to the investigation are taken out, the FBI takes a more personal interest in the case. Special Agent Ty Grady is pulled out of undercover work after his case blows up in his face. He’s cocky, abrasive, and indisputably the best at what he does. But when he’s paired with Special Agent Zane Garrett, it’s hate at first sight. Garrett is the perfect image of an agent: serious, sober, and focused, which makes their partnership a classic cliche: total opposites, good cop-bad cop, the odd couple. They both know immediately that their partnership will pose more of an obstacle than the lack of evidence left by the murderer. Practically before their special assignment starts, the murderer strikes again – this time at them. Now on the run, trying to track down a man who has focused on killing his pursuers, Grady and Garrett will have to figure out how to work together before they become two more notches in the murderer’s knife.

Era un po’ che sentivo alcune mie amiche parlare di questa serie, ma non mi ero mai soffermata troppo sui loro discorsi perché non la conoscevo e perché, in quei momenti, avevo altre cose per la mente. Qualche giorno fa, però, hanno ricominciato a parlarne e mi sono detta: “Mon, adesso basta, devi leggere almeno il primo di questi libri”. Cinque minuti dopo sul mio piccolo Kindle c’era il mattoncino di 400 e passa pagine e, neanche due giorni dopo, l’ho terminato.

Non riuscivo a terminare un libro che non fosse un romantico o un fantasy/distopico da mesi, quindi è stata una sorpresa quando mi sono ritrovata totalmente immersa in questa storia. Un killer che uccide apparentemente a caso, con armi casuali, in luoghi casuali. L’incubo di ogni profiler e detective. Se c’è una cosa che ho imparato in anni di serie tv di genere crime, è che ogni serial killer ha uno schema. C’è sempre qualcosa che collega ogni crimine ed è proprio quello schema che, tendenzialmente, porta alla cattura del criminale. Quando questo killer, chiamato (Tri-state killer), uccide due agenti, l’FBI manda ad investigare Ty Grady, assegnandogli un nuovo partner, Zane Garrett. A prima vista, i due non potrebbero essere più diversi. Ty è un combinaguai, sarcastico e sempre pronto a rispondere ad una battuta. Si capisce immediatamente che non desidera un nuovo partner e fin dal primo istate si vede che Zane non gli va proprio a genio. Zane si presenta come un agente modello: educato, vestito impeccabilmente, ha sempre pronta la risposta giusta e il direttore sembra essere convinto che sia la persona giusta per tenere Ty in riga.

I due non si sopportano proprio e le loro prime interazioni sono parecchio divertenti. Continuano a rimbeccarsi e non riescono proprio a nascondere il fatto che entrambi pensino il peggio dell’altro. Ci mettono poco a capire che tutti due hanno un passato a cui vogliono pensare il meno possibile e che sono tremendamente testardi e pronti a qualsiasi cosa per non farsi dominare dall’altro.

Ty Grady was a rude, insufferable, egotistical, stinking son of a bitch, and Zane was going to figure out how to tune him out. Otherwise, he just might give in to the pressure and kill the bastard, for the good of humanity.

Appena iniziano ad indagare sul caso, capiscono che qualcosa non va e varie situazioni ed incidenti li obbligano a lavorare insieme. Questa vicinanza è ciò che fa comprendere ad entrambi che non sono così diversi e che, forse, possono lavorare insieme senza troppi problemi. Non voglio entrare nei dettagli, perché vi rovinerei la lettura. Ogni evento è collegato all’altro, ogni parola è importante e tutta la situazione è una corsa contro il tempo e contro l’assassino. Ty e Zane imparano in fretta a lavorare insieme, ma la loro stretta collaborazione lascia spazio a qualcosa di più. Per entrambi nasce qualcosa di più dello stretto legame professionale o dell’amicizia tra due partner.

“Tease,” Ty accused softly.
“Do I have your attention now?” Zane drawled.
“You never lost it,” Ty responded before thinking better of it.

Cut & Run è una storia d’amore abilmente mescolata in un romanzo crime e la combinazione mi è paiciuta un sacco. Certo, gran parte del merito va ai due protagonisti, che vengono abilmente caratterizzati dalle due autrici. Ognuno ha caratteristiche uniche, che lo rendono umano e reale. Non sono personaggi perfetti, anzi. Hanno difetti, segreti, eventi passati che li tormentano e che, forse, nel corso dei prossimi libri, riusciranno a superare.

È il primo libro di questo genere che leggo, con una coppia in cui entrambi sono uomini, ma la cosa non mi è dispiaciuta per niente. Mi è piaciuto il rapporto che si è andato a creare tra i due: il prendersi in giro costantemente, il dimostrare i proprio sentimenti più “fisicamente” che verbalmente e l’essere impulsivi nelle decisioni da prendere e nelle parole da dire. Non so cosa aspettarmi dai prossimi volumi, ma sicuramente li leggerò, spronata dalle mie amiche che mi assicurano che, andando avanti, la storia va solo migliorando.

rating 4.5
mon firma