3.5 cupcakes

Recensione: È qui che volevo stare di Monica Brizzi

Holaaa.
Chi non muore si rivede, dicono. E infatti.
Non vi ho dimenticati, giuro. E non sto nemmeno boicottando letture evitando di fare le recensioni. È proprio che non trovo il tempo di leggere, mannaggia. A maggio ho letto un solo libro (e mezzo) – lo so che non ne potete più di sentirmelo ripetere, ma è un trauma – e questo mese pare che, perfortuna, stia riuscendo a leggere qualcosa in più.

L’ultimo libro che ho letto è stato ‘È qui che volevo stare’ di Monica Brizzi. L’avevo scovato qualche settimana fa agggratis sullo store del Kobo e a un libro regalato, per giunta con una bella copertina, non si dice mai di no. Poi anche la trama non era per niente male e quindi settimana scora, alla ricerca di un libro leggero e che riuscissi a leggere in tempi non disumani, l’ho iniziato.

e qui che volevo stare
Titolo: È qui che volevo stare
Autore: Monica Brizzi
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Una promessa fatta dieci anni prima. Tornare in Grecia, ancora una volta, tutti insieme. È questa l’idea che spinge un gruppo di trentenni a ripetere la gita dell’ultimo anno di scuola.
Peccato che Sofia, una ventinovenne così rossa e piena di lentiggini da essersi meritata il soprannome di Gnomo, non sia pronta a ritrovare tutti, soprattutto Michele, l’ex da cui cerca di scappare. Ma anche Giusti e Paolucci, l’imbucato Martinelli, le ragazze della E, il professore di storia dell’arte, la bidella, Tommaso, l’amico di sempre, il ragazzo di Ragioneria che conosce sin dai tempi delle medie. Tra strane scoperte, nuovi amori, tradimenti, serate in discoteca, pianti e risate a non finire, immersa nella Grecia delle grandi divinità, Sofia riuscirà una volta per tutte a sconfiggere la sua chimera?

Vi dirò la verità, mi è davvero piaciuto. ‘E allora perché solo 3 cupcakes e mezzo?’ Perché sono 150 pagine, perché non diventerà mai il mio libro preferito e perché, come ho detto altre volte, non è un genere, questo, che secondo il mio parere può fare scintille. Mi spiego meglio. I romanzi rosa così, brevi e leggeri, sono adorabili. Soprattutto se sono scritti bene come questo, con la storia che segue un filo logico e non si dimentica personaggi per strada, se la storia non è già stata sentita mille volte e se non ci sono drammi enormi da digerire nel giro di un pomeriggio di lettura. È qui che volevo stare ha tutto questo ed ha anche dei personaggi che si fanno voler bene, ognuno con i propri pregi e difetti delineati, secondo me, molto bene per un libro che si sviluppa in 150 pagine. Resta però che sono dell’idea che non siano dei libri che ti fanno crescere e che ti rimangono dentro per anni. Da qui la votazione più bassa. Nel suo genere direi che si merita una votazione piena piena.

Sofia, la protagonista, vede i 30 anni avvicinarsi ma è piuttosto insicura. Ha un lavoro ma non una relazione e si trascina ancora i rimasugli delle storie del liceo. Il suo ex, un personaggio che ve lo raccomando, le è rimasto in testa e lei non riesce a uscire dal vortice di odio e rancore che prova per questo ragazzo. È anche per questo motivo che non riesce ad accettare ed ammettere quello che prova per un altro amico di vecchia data. No, tranquilli, non dico altro.
Sofia ci fa subito entrare in sintonia con quello che è il suo personaggio, o perlomeno a me ha fatto questo effetto: autostima sotto i piedi, tanta spontaneità e tanta voglia di trovare il suo posto nel mondo. Come non ritrovarsi in lei??
Nel corso della storia abbiamo modo di conoscere bene anche Anita e Roberta, le due storiche amiche di Sofia, completamente diverse tra loro e a loro volta totalmente diverse dalla protagonista. Un trio tutto particolare insomma.
Allo stesso modo conosciamo Tommaso, l’amico di sempre di Sofia, e Michele, il suo ex.

Gli altri personaggi, riusciamo ovviamente a conoscerli meno ma, complice probabilmente il fatto che ognuno di loro si identifica perfettamente in qualcuno che tutti abbiamo avuto in classe alle superiori – il pirla, la secchiona, quello che aiuta tutti e via dicendo -, trovo che durante la lettura ci sembra di conoscere bene personaggi che in realtà sono appena tratteggiati. E devo dire che mi è piaciuto anche questo particolare.

Mi fermo qui perché il rischio di spoilerare è davvero alto. Posso dirvi che ve lo consiglio di cuore. Che nonostante la brevità e la leggerezza è una storia che fa riflettere. Una storia di amore e amicizia profonda e crescita. Una storia che ci lascia coi lucciconi per la sua dolcezza, ma senza essere diabetica.

rating 3.5

kiafirma

Recensione: Guida agli appuntamenti per imbranate di Tracy Brogan

Sul mio Kobo c’è una cartella che si chiama ‘Reading Challenge 2016’ in cui ho inserito i libri che mi sono riproposta di leggere per la Challenge di quest’anno. Ovviamente, l’altro giorno ero in treno e nessuno dei libri in quella cartella mi ispirava. Ho quindi cominciato a rivoltare il Kobo e ho trovato ‘Guida agli appuntamenti per imbranate’ di Tracy Brogan. Non mi ricordavo assolutamente la trama, ma lì per lì non mi sono posta il problema ed ho iniziato a leggere. Ed ho fatto bene.
guida agli appuntamenti per imbrantae
Titolo: Guida agli appuntamenti per imbranate (Bell Harbor #1)
Titolo originale: Crazy Little Thing
Autore: Tracy Brogan
Editore: AmazonCrossing
Disponibile in italiano:
Goodreads

Se c’è una cosa che Sadie Turner sa fare benissimo è mettere ordine nelle cose. Perciò quando si rende conto che la sua vita “perfetta” è nel caos più completo, decide di trascorrere le vacanze estive nella casa al lago della zia, con la speranza che tutto torni al suo posto. Sadie vuole rilassarsi e curare le ferite che le ha lasciato l’ex marito infedele. E per questo ha bisogno di tempo, lontana dagli uomini. Da tutti gli uomini.

È difficile però trovare un momento di pace nel cottage dell’eccentrica zia Dody, con due cani sbavanti e due cugini impiccioni (di cui uno è un esuberante arredatore d’interni intenzionato a rimettere a nuovo la povera Sadie). Senza contare che sono tutti decisi a farla uscire con Desmond, il nuovo vicino sexy.

Alto, abbronzato e muscoloso, Des è anche meraviglioso con i bambini di Sadie. Ma deve avere per forza un difetto (è un uomo!) e per questo lei deve mantenere le distanze.

Con il trascorrere dell’estate, la vita che Sadie stava cercando di semplificare diventa sempre più complicata: le si presenta una nuova opportunità di lavoro, il perfido ex torna a tormentarla e zia Dody rivela un tragico segreto. Ma forse un po’ di caos è proprio ciò di cui una ragazza imbranata ha bisogno per rimettere ordine nella sua vita.

 

Come vi stavo dicendo prima della trama, non mi ricordo davvero da chi avessi preso spunto quando ho inserito questo libro tra quelli da leggere e non avevo il benchè minimo ricordo di uno stralcio di trama. Poco male. Il libro mi ha soddisfatta parecchio, tenendomi compagnia durante un lungo viaggio in treno e per un paio di colazioni (l’unico momento in cui trovo il tempo per leggere).
‘Guida agli appuntamenti per imbranate’ è un libriccino leggero dal quale, fin dalla prima pagina, ci aspettiamo un lieto fine. Ed infatti è quello che arriva. È anche il classico romanzo rosa, con la protagonista, Sadie, che ce l’ha a morte con gli uomini dopo il matrimonio finito male. E ovviamente, cos’altro può succedere se non che lei si innamora del figaccione di turno?
Ma nonostante questa serie di clichè, trovo che il libro sia davvero carino. La zia Dody, dalla quale Sadie passa l’estate con i suoi due figli per provare a dimenticare il marito e la sua storia finita male, è un personaggio unico e folle. Tra i suoi modi di dire sbagliati, la sue strane abitudini alimentari e il suo essere disordinata e impicciona, non pùò che farsi adorare. Sicuramente questo è uno dei personaggi in grado di dare una marcia in più al libro. Non sono da meno Fontaine e Jasper, i figli di Dody e cugini di Sadie, che con le loro vite incasinate cercano in tutti i modi di aiutare la donna.

La follia del compleanno stava per iniziare. Fontaine volteggiava qua e là come un colibrì fatto di crack, gonfiando fiocchi di tulle come un invasato e risistemando le composizioni floreali.

E poi c’è Des. Il manzo di turno. Bello, abbronzato, muscoloso che ogni mattina va a correre sulla spiaggia di fronte alla casa della zia. Ve lo immaginate, con le goccioline di sudore che brillano nel primo sole del mattino? Ecco. Il finale è scontato. La parte interessante è che non è il classico infame. È una personcina d’oro, un po’ confusa, ovviamente, ma davvero in gamba.

“Des arrivò dietro di me, tendendo il braccio sopra la mia testa. Si sporse in avanti e le sue favolose parti maschili entrarono in delizioso contatto con il mio posteriore femminile. Emisi un’esclamazione soffocata, sia di sorpresa che di piacere, come una bibliotecaria zitella che ha appena scoperto la pornografia nella sezione di manualistica.”

Il libro altro non è che una serie di risate, lacrime e imprevisti e, giustamente, tanto ammore. Se vi avanza una serata o un pomeriggio, leggetelo.

rating 3.5

kiafirma

Recensione: Hania. Il Cavaliere di Luce

Con la laurea alle porte e la tesi da scrivere, se si lavora bene durante il giorno, la sera sono quasi convinta che si possa leggere senza avere troppi rimorsi. Ovviamente, nel momento in cui posso leggere, inizio a storcere il nasino davanti a tutto. Ah, la vita dei lettori. Questa volta ho deciso di buttarmi sul primo capitolo di una serie per bambini. Sì, avete letto bene. Vi do due indizi: adoro alla follia l’autrice di questa serie e ho già recensito un suo libro. È proprio lei, Silvana De Mari, e il libro di oggi è Hania: Il Cavaliere di Luce, il primo libro della sua nuova trilogia.
hania
Titolo: Hania: Il Cavaliere di Luce (Hania #1) & Hania: Il Regno delle Tigri Bianche (Hania #0.5)
Autore: Silvana De Mari
Editore: Giunti Junior
Disponibile in italiano:
Goodreads

Il Cavaliere di Luce è il primo romanzo di Hania, la trilogia di libri fantasy per ragazzi che racconta le avventure di Haxen, la principessa del regno delle Sette Cime, e di sua figlia Hania.

L’Oscuro Signore decide di dannare l’umanità e sceglie Haxen per dare alla luce la sua creatura. Per far sopravvivere la figlia Hania, Haxen è costretta a fuggire lontano, nel deserto.
La sua bambina, infatti, è una creatura straordinariamente intelligente e con capacità fuori dal comune, ma pur sempre una figlia del demonio. Per questo motivo le due sono braccate da inseguitori che vogliono la morte della figlia dell’Oscuro Signore.
Dalla loro parte c’è Dartred, un valoroso guerriero da sempreinnamorato della principessa.
Riusciranno il coraggio di Haxen e il valore di Dartred a tenere testa a chi vuole la morte di Hania e all’Oscuro Signore?

 

Partiamo da presupposto che adoro come scrive questa autrice. Ho riletto la serie dell’Ultimo Elfo alla noia, in particolare il primo volume. Amo le sue descrizioni, la sua capacità di farci sentire all’interno del suo libro. Ogni ambientazione è descritta nei minimi dettagli ma questo non rende minimamente noioso il racconto, anzi. Così come i paesaggi, anche i personaggi sono descritti molto bene, sia fisicamente che caratterialmente. È vero, è un libro per bambini, quindi i caratteri non hanno chissà quali sfaccettature complesse, si identificano senza grossi problemi buoni e cattivi, azioni giuste e sbagliate. Nonostante questo, come vi avevo già detto per l’Ultimo Elfo, sono convinta che le storie di questa autrice siano pienamente apprezzabili anche da parte di persone adulte. Trovo che la De Mari sia fantastica nel descrivere le emozioni e nel riuscire a farle provare a chi legge.
In termini di emozioni, secondo me, in questo libro ha dato moltissimo. L’amore di Haxen per la figlia, nonostante sia figlia del Male, che la porta a provare ad aiutarla. La bambina che nasce conoscendo solo il male e conosce tutte le altre emozioni mano a mano che cresce, vedendole in chi la circonda, soprattutto in sua madre.

Il libro racconta del percorso di Hania e sua madre, Haxen, attraverso il Regno delle Sette Cime. Fisicamente è questo. Ma in realtà è un percorso in un certo senso spirituale, in primis per la bimba, ma anche per la madre. Nata principessa, in mezzo agli agi, si ritrova presto senza il padre e con il nonno che muore lasciando dietro di sè solo una profezia oscura. Da lì in poi tutto va a rotoli, ovviamente, per poi, altrettanto ovviamente, riprendersi nel finale per dare una specie di lieto fine. Dico ‘una specie’ perché il finale è aperto al punto giusto da lasciarci sospesi in attesa del prossimo volume.

Haxen non è la solita principessa delle fiabe, però. Lei è un po’ stupida, non gliene va mai bene una e il cavaliere non arriva proprio subito a salvarla. Anzi, quando arriva le crea anche qualche problemino in più. Il tutto si fa più divertente perché visto dagli occhi malvagi ma allo stesso tempo ironici della figlia, Hania.

Quella che parlava quindi era una donna anziana e con una corona sulla testa. Quindi, quella era una regina. Da cui si deduceva che la donna in cui la bimba era stata concepita, Haxen si chiamava, essendone la figlia, doveva essere una principessa.
Perlomeno suo padre aveva scelto gente del fior fiore del patriziato, l’apogeo dell’aristocrazia: apprezzò la cortesia. Era già un’ignominia per lei, figlia dell’Oscurità più alta, essere esiliata in mezzo a quell’umanità lagnosa e fondamentalmente demente, che almeno ci si potesse stare con qualche comodità.
Haxen era in piedi, davanti alla propria madre, la regina. La bambina usò senza difficoltà la parola “madre” per l’anziana femmina, quella cioè che aveva concepito e partorito la femmina dentro cui lei si trovava.
Dovette invece fare uno sforzo per usarla per quest’ultima. Lei aveva un padre, un Padre e basta. Alla fine decise di chiamarla Haxen e pensare a lei come madre, con la prima lettera assolutamente minuscola.

La bambina mette un po’ d’ansia, a dirla tutta. Ok che è figlia del male in persona. Ma una bimba muta che piange e si dispera per le coccole della madre e che trova soddisfazione e divertimento nel catturare, scuoiare e mangiare i ratti ancora caldi un po’ di perplessità la lascia. Ma fa tutto parte del personaggio. Non fosse stata dipinta in maniera un po’ esagerata all’inizio tutto il processo di trasformazione che da un senso al libro sarebbe molto meno evidente e meno profondo. Quindi, pensandoci bene, ci sta.
E poi la bambina è uno spasso, perché d’accordo, è malvagia e dipinta come tale, però resta sempre un libro per bambini. E di un’autrice che sono convinta che sappia quello che fa. Quindi il tutto è portato un po’ al limite ma non un limite cattivo, un limite che sconfina nell’assurdo e nel divertente. Hania è un personaggio, insomma, un caratterino tutto suo ma in grado di farsi amare dai lettori così come, in fin dei conti, dalla madre.

Mi sento in dovere rendervi nota la necessità di leggere il prequel della serie ‘Hania: Il regno delle Tigri Bianche’, altrimenti si rischia di rimanere perplessi davanti a certi particolari della storia. È uno di quei prequel che secondo me potrebbero tranquillamente essere i primi capitoli del libro in sè, ma sono scelte.

hania il regno delle tigri bianche

Che altro dire? Il libro non mi ha entusiasmato tanto quanto la serie del piccolo Yorsh, ma devo dire che mi ha affascinata. Non so se il merito è della storia in sé o semplicemente dello stile unico dell’autrice, ma resta il fatto che non vedo l’ora che esca il secondo capitolo di questa serie.

rating 3.5

kiafirma

Recensione: Implosion di M.J. Heron

Sto scrivendo questa recensione in anticipo, rannicchiata sul divano dopo una giornata un po’ di M. Perché in anticipo? Mentre state leggendo io sono a Rimini, a lavorare per i Campionati Italiani di Tiro con l’Arco, 4 giorni di testa completamente sconnessa – per quanto il pensiero fisso ‘tesi’ me lo permette – per ritrovare le forze e poi riprendere la mia vita e il mio posto al tavolo della biblioteca. La Mon quindi si ritrova a provare l’ebrezza di gestire il blog da sola per una settimana, anche se le abbiamo lasciato il materiale.
Finite le chiacchiere, il libro di oggi è Implosion, il primo volume dell’omonima serie di M. J. Heron.

implosion
Titolo: Implosion (Implosion #1)
Autore: M. J. Heron
Editore: De Agostini
Disponibile in italiano:
Goodreads

Tu chi sceglieresti tra chi ti ha dato la vita e chi potrebbe togliertela?

La risposta potrebbe non essere così ovvia.Non è affatto un giorno come un altro. Il destino ha premuto il tasto on. Le loro vite stanno per cambiare in modo radicale. Quando Katherine Evans incontra Armand non sa che dietro quelle sembianze da bello e dannato si cela uno dei più potenti Generali dell’Antica Stirpe dei Kurann. Non può immaginare che sarà proprio lui la sua salvezza… o la sua rovina, né può conoscere il suo vero piano: crudele, spietato, oscuro come le tenebre.

Un paranormal venato di fantasy in cui gli eventi si susseguono con i ritmi del thriller. Una verità agghiacciante sta per essere svelata. Nessuno è più al sicuro, i protagonisti stanno per essere soffocati dalle loro stesse esistenze. Ognuno di loro nasconde un segreto, nessuno può permettersi di fallire.

Una sola certezza: quando supera se stesso, l’amore può uccidere.

Se nulla è come sembra, come fai a prendere la strada giusta?

Comincio col dirvi che questo libro attendeva da tempi immemori sul mio comodino. Era un po’ che lo prendevo in mano, lo fissavo e lo riappoggiavo lì. La trama non mi diceva più nulla. Settimana scorsa, complici la categoria della Book Jar Challenge di questo mese e il punto ‘Un libro da tempo in fondo alla lista dei libri da leggere’ della 2016 Reading Challenge, ho deciso che era giunta la sua ora. L’ho aperto, lo ammetto, ancora non troppo convinta, ma mi ha piacevolmente sorpresa. Ed è così bello quando apri un libro senza aspettarti molto e poi ti prende un sacco, o no? A questo punto mi chiedo come mai fosse rimasto lì abbandonato per così tanto tempo, forse il genere – questo fantomatico Paranormal Romance – che non mi attirava, la trama che boh.

Vabbè, poche storie. Il libro mi è piaciuto, la storia mi ha presa fin dalle prime pagine e ogni istante libero era buono per riprenderlo in mano.
Questa cosa dei personaggi fantasy inseriti in un contesto cittadino e attuale, in questo caso la Firenze dei giorni nostri, devo dire che mi crea un po’ d’ansia, ma nulla di ingestibile. Anzi, devo dire che una volta entrati nel mood è anche piacevole. I personaggi ‘fantastici’ in questione sono i kurann, personaggi discendenti da un’antichissima stirpe che si nutrono di piccole quantità di sangue dei loro simili per mantenere il loro DNA purissimo e vivere per secoli.

Provo a dirvi qualcosa di più del libro.
Punti a favore. La trama molto scorrevole e densa di avvenimenti, non avrei voluto staccarmi dalle pagine. I capitoli passano senza nemmeno accorgersene. Mi è piaciuto molto anche il fatto che in mezzo ai capitoli dei personaggi ‘principali’ ci siano delle parti di una storia parallela, all’inizio sconosciuta al lettore ma che, mano a mano che si continua con la lettura, assume sempre più senso, fino ad unirsi con quella principale.
L’ammmore è un altro punto a favore, non mancano le scene di intimità seppur per nulla esplicite, piene di tutto l’amore che c’è tra i due. Il loro è l’amore dei libri, infinito e resistente a qualsiasi cosa, anche a poteri assurdi scatenati con la sola forza del pensiero. Però è tenero, fa sognare.
Le descrizioni molto dettagliate che ci permettono di vedere le scene come se fossimo presenti sono la ciliegina sulla torta.

«Posso pensare a questo incontro come al nostro primo appuntamento?» Il tono di Armand era fresco ed entusiasta.

«Considerando che stiamo camminando, mano nella mano, per le vie della città più romantica del mondo, direi proprio di sì.»

«Dicono che sia Venezia la città romantica per eccellenza.»

Katherine lo guardò e sorrise. «Non c’è un solo luogo sul pianeta che potrebbe essere più romantico di Firenze in questo momento. Come vedi, tutto è relativo», disse lei, semplicemente.

Ovviamente ho anche dei punti contro. Alcune parti le ho trovate un po’ affrettate, un po’ come se volessero essere messe lì per forza, a costo rimetterci in termini di dettagli.
E forse, su alcuni aspetti, la trama è un po’ prevedibile. Non tanto nella storia principale, quanto su quella famosa parte parallela che vi nominavo sopra.

I personaggi mi sono piaciuti, Katherine e Armand, oltre che per il loro amore, per le loro particolarità. Sono ben delineati come personaggi e trovo che non si possa fare a meno di fare il tifo per loro.
Katherine non è la solita ragazzina un po’ svampita, ma è davvero un bel personaggio. Semplice e decisa allo stesso tempo, l’ho adorata da subito. Armand Castelli, il figaccione che non poteva assolutamente mancare. Assistente della prof di un corso universitario di Katherine, si ritrova praticamente tutte le ragazze ai suoi piedi: ovviamente noi lettrici non possiamo essere da meno. Un po’ tutti i kurann sono ben caratterizzati, ognuno molto diverso dall’altro, con un suo carattere e un suo modo di fare. Così come i genitori di Katherine, che l’autrice ci fa conoscere piuttosto bene.
Sono rimasta sorpresa di come in pochissime pagine la Heron sia riuscita a dare un volto preciso a Lisa. E qui mi fermo per il rischio spoiler.

Per concludere, libro molto piacevole, con qualche pecca – come vi dicevo – ma nulla che arrivi a rovinare il piacere della lettura di questo libro. A breve mi butterò sul secondo.
E adesso su, forza, tutte a perderci negli occhi magnetici di Armand.

rating 3.5

kiafirma