anna

Recensione: Descendants di Kenny Ortega

Buongiorno! Dopo essere finalmente riuscita a installare Windows 10 (funzionante) sul mio computer, che per chi non sapesse ha qualche problemino ogni tanto, finalmente sono qui a scrivere la recensione di oggi. Più che una recensione, questo articolo vuole essere una piccola parentesi riguardo a questo “film” che onestamente mi ha sconvolto non poco. Si tratta di “Descendants”.

descendants
Titolo originale: Descendants
Regia: Kenny Ortega
Anno: 2015
Durata: 112 min
Uscita a ottobre in Italia.
IMDB

Gli iconici personaggi Disney stanno vivendo il loro lieto fine a Auradon, un idillico regno dei nostri giorni. Tutti i cattivi sconfitti sono stati esiliati in una isola remota conosciuta come “l’Isola dei Perduti”, dove passeranno il resto della loro vita isolati dai moderni lussi di Auradon. Dopo molti anni, il figlio adolescente della Regina Belle e Re Bestia è in procinto di ascendere al trono. Nel suo primo proclama, decide di offrire una possibilità di riscatto ai figli adolescenti dei cattivi esiliati sull’Isola dei Perduti. I discendenti di Malefica, la Regina Cattiva, Crudelia De Mon e Jafar sono ammessi ad accedere al regno di Auradon per frequentare la scuola insieme ai figli degli eroi Disney. I genitori scellerati vedono questo come la possibilità di utilizzare i loro figli per realizzare un piano malvagio che finalmente li libererà dall’Isola dei Perduti. I ragazzi cattivi seguiranno le orme dei loro genitori malvagi quando saranno ad Auradon?

Allora, partendo dal presupposto che io AMO i film Disney e che se mi sentite cantare l’80% delle volte sto cantando una canzone Disney, questo film è stato in qualche modo in colpo al cuore. L’idea di fare un film con i figli (discendenti) dei nostri amati personaggi Disney non è male, sta di fatto che le cose vanno fatte come si deve altrimenti è meglio non farle.

Cosa mi ha sconvolto? La banalità della trama e di come è stata sviluppata, sembrava che molte scene fossero buttate lì tanto per. Di conseguenza molti dei personaggi a me cari sono stati ridicolizzati, come ad esempio la Bella e la Bestia, che adoro, nel film sembravano dei sovrani incompetenti. Per non parlare dei cattivi come Maleficent, la Regina di Biancaneve, Jafar e Crudelia Demon che sembravano degli imbranati cronici.

Altro tasto dolente sono le canzoni. Capiamoci, le canzoni sono l’elemento essenziale dei film Disney e sono talmente belle che sicuramente all’interno della nostra playlist almeno una è presente. Ecco, quando ho guardato il film le ho saltate a pié pari.

Non voglio essere polemica, ma la Disney questa volta ha fatto un flop immenso. Probabilmente il film piacerà un sacco ai ragazzini, ma tutti quelli che, come me, sono cresciuti con i veri film Disney, credo che non se la sentano di approvare un film del genere. La cosa che mi ha ulteriormente sconvolto è che stanno già progettando il seguito. Quindi, facciamo un respiro profondo e consoliamoci riguardando i veri classici 🙂

rating 1.5
anna firma

Teaser Tuesday #21

Buongiorno a tutti! Per la prima volta nella storia di questa rubrica anch’io oggi pubblico un teaser. Ammetto di non leggere molto (fumetti a parte s’intende), spesso perché mi manca il tempo o perché a volte non mi sento troppo ispirata. Ma, finalmente, ho preso in mano un nuovo libro che probabilmente alcuni di voi avranno già letto, ma che mi incuriosiva un sacco e ho deciso di leggerlo in lingua originale per poter cogliere quelle sfumature linguistiche che a volte si perdono con la traduzione.
teaser tuesday

A very old man, bent but active, with white moustaches that bristled forward like those of a prawn, pushed open the swing door and went in. As Winston stood watching it occurred to him that the old man, who must be eighty at the least, had already been middle-aged when the Revolution happened. He and a few others like him were the last links that now existed with the vanished world of capitalism. In the Party itself there were not many people left whose ideas had been formed before the Revolution. The older generation had mostly been wiped out in the great purges of the ’fifties and ’sixties, and the few who survived had long ago been terrified into complete intellectual surrender. If there was anyone still alive who could give you a truthful account of conditions in the early part of the century, it could only be a prole. Suddenly the passage from the history book that he had copied into his diary came back into Winston’s mind, and a lunatic impulse took hold of him. He would go into the pub, he would scrape acquaintance with that old man and question him. He would say to him: ‘Tell me about your life when you were a boy. What was it like in those days?

Capitolo 8 – 1984 di George Orwell

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1984While 1984 has come and gone, Orwell’s narrative is more timely than ever. 1984 presents a “negative utopia”, that is at once a startling and haunting vision of the world — so powerful that it’s completely convincing from start to finish. No one can deny the power of this novel, its hold on the imaginations of entire generations of readers, or the resiliency of its admonitions — a legacy that seems to grow, not lessen, with the passage of time.

anna firma

Recensione: Selma di Ava DuVernay

Ciao a tutti! Siamo già ad agosto e io penso che una mozzarella, molto probabilmente, sia più abbronzata di me xD le ferie prima o poi arriveranno anche per me e nel frattempo continuo a condividere con voi impressioni sui film che ho l’occasione di vedere.

selma
Titolo: Selma
Titolo originale: Selma
Regia: Ava DuVernay
Anno: 2014
Durata: 128 min
IMDB

Ambientato negli Stati Uniti, durante la presidenza Johnson, il film racconta la marcia di protesta che ebbe luogo nel 1965 a Selma, Alabama. Guidata da un agguerrito Martin Luther King, questa contestazione pacifica aveva lo scopo di ribellarsi agli abusi subiti dai cittadini afroamericani negli Stati Uniti e proprio per la sua natura rivoluzionaria venne repressa nel sangue.

 

Selma è un film che ripercorre la lotta pacifica portata avanti da Martin Luther King per riuscire a ottenere il diritto di voto per le persone di colore negli Stati Uniti degli anni ‘60. A volte si tende a guardare questi film con un atteggiamento distaccato, come se si trattasse di semplici storie costruite o nella convinzione che siano accadute secoli fa e, quindi, non ci sentiamo direttamente connessi ai fatti. Io tendo ad approciarmi cosciente che quello che sto guardando è accaduto non molto tempo fa e mi faccio travolgere dagli eventi, per riuscire a immedesimarmi nelle persone, cercando di capire cosa provavano, chiedendomi cosa avrei fatto in quel momento. Rileggendo questa frase potrei sembrare melodrammatica, ma è proprio guardando film come questi che mi ritrovo a pensare di far parte di una generazione che ha praticamente tutto e proprio per questo molto spesso non sappiamo dare valore alle piccole cose.

Ok, chiudo la parentesi di riflessione e torno al film. Come ogni film che riguarda la storia delle persone di colore in America non possiamo non incontrare lei, la mitica Oprah Winfrey! Eh già, sono già un paio di film che la becco tra il cast e devo ammettere che non mi dispiace. Il ruolo che interpreta non è troppo diverso dal solito, ma sa incarnarlo alla perfezione dando una buona performance. Oltre ad un inaspettato Tim Roth (quello della serie tv ‘Lie to me’) nei panni del governatore dell’Alabama, il resto del cast è composto da attori non famosi, ma molto bravi e il film ha avuto un discreto successo. Molto bella è anche la canzone ‘Glory’ che fa colonna sonora interpretata da John Legend e Common.

Il film trasmette pienamente il clima e l’atmosfera dei momenti che vengono raccontati, senza filtri e rispettando meticolosamente i fatti così come sono avvenuti. Conosciamo non solo il Martin Luther King che tutti ci immaginiamo, sicuro di sé e impavido. Il regista ci fa vedere che anche lui era un essere umano e ha vissuto dei momenti di debolezza in cui avrebbe preferito mollare tutto, ma grazie alla sua fede è riuscito ad ottenere quello che molti potevano solo sognare. Lo spettatore non ha scampo davanti a un film del genere, viene per forza di cose coinvolto nella piena degli eventi. Il regista si impegna a volerci rendere testimoni di ogni singola fase che ha preceduto la marcia dalla piccola cittadina di Selma fino al Campidoglio, senza tralasciare niente e nessuno. Il film ci offre un’occasione per riflettere su qualcosa che è avvenuto e cerca in un qualche modo di ispirarci a voler essere noi stessi il cambiamento che vogliamo nella società.

rating 4
anna firma

Recensione: Il miglio verde di Frank Darabont

Buongiorno a tutti voi, come state? Scusate la mia assenza ma l’ispirazione è andata in ferie settimana scorsa e sono qui a riscrivere (per la terza volta) questa recensione. Il film di cui vi parlo oggi è uno dei grandi classici del cinema che ovviamente non mi era passato per la mente di vedere (shame on me). Da piccola, affianco alle cassette dei film Disney, ricordo di aver sempre visto quella appunto de “Il miglio verde” e sulla copertina si vedeva Tom Hanks con una divisa nera e ho sempre ingenuamente pensato che il film parlasse di guerra. Quindi confesso che anche l’altro giorno quando ho iniziato il film, ero ancora convinta che avrei visto un film di guerra. Ma ora vi racconto meglio.

il miglio verde
Titolo: Il miglio verde
Titolo originale: The green mile
Regia: Frank Darabont
Anno: 1999
Durata: 189 min
IMDB

1935. Nel braccio della morte di un penitenziario lavorano Paul Edgecombe e altre guardie sotto di lui. . La sua vita e quella dei suoi uomini cambia quando in carcere giunge John Coffey un gigante di colore accusato di aver massacrato due bambine.

 

 

Il film inizia con Paul che, ormai anziano, ricorda gli anni passati quando faceva il secondino nelle carceri dove venivano tenuti i condannati a morte fino al giorno dell’esecuzione. Successivamente ci troviamo catapultati nel suo passato, precisamente all’interno del blocco E nel momento in cui arriva un nuovo criminale del tutto fuori dal comune: John Coffey, un armadio di due metri accusato di aver abusato di due bambine e di averle poi uccise. Nonostante il grave crimine per cui è stato condannato, si scopre essere una persona dal carattere docile che ha persino paura del buio. Paul (Tom Hanks) è un secondino fuori dal comune, che tratta con rispetto e dignità i criminali che si trova davanti; considera infatti il blocco E una sorta di luogo in cui loro possano i qualche modo riflettere e pentirsi delle loro azioni. Ma non tutti i carcerieri sono coscienziosi come Paul e al contrario si dimostrano pieni di sé e pensano di avere il diritto di trattare come vogliono le vite degli altri, come infatti fa Percy (capiamoci: lui è il raccomandato di turno che siccome è nipote del capo si crede chissà chi, quindi un tipo per definizione insopportabile).

Ma il film gira attorno a John Coffey, e al fatto che in più occasioni aiuta a guarire alcune persone durante la sua permanenza nel carcere. La domanda sorge spontanea: chi è costui? È veramente colpevole dei crimini per cui è stato condannato? Paul rimane sempre più incuriosito dal personaggio e man mano, tutti in qualche modo si affezionano a lui (tranne Percy ovviamente). Oltre ad aiutare le persone, John ne riesce a percepire sulla propria pelle i sentimenti e le intenzioni, capendo se queste hanno un animo buono o cattivo. Una sorta di angelo (dall’aspetto anticonvenzionale) mandato per mettere in luce le contraddizioni della società e della giustizia.

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Penso che questa sia la frase più forte di tutto il film: vedere John che da solo combatte ogni giorno il male ma senza arrivare a un punto. Alla fine, ingiustamente punito, si arrende all’evidenza che c’è talmente troppo male in questo mondo che da solo non può farcela a cambiare le persone.

La durata del film (tre ore abbondanti) dà spazio al regista di raccontare la storia dei personaggi coinvolti offrendoci l’occasione di capire appieno le dinamiche. Scopriamo così che non tutti i detenuti sono degli infami per definizione, ma alcuni conservano ancora qualche briciolo di cuore.

Il miglio verde é il percorso dei condannati a morte, quel lungo corridoio che porta all’esecuzione finale, ed è proprio qui che tra paure, rimorsi e a volte pentimento, scopriamo la più intima natura delle persone.

rating 4
anna firma