kia

That moment when tanti is meglio che one: How to get away with murder #4

manca solo il mid-season finale e non si capisce più nulla. Wes probabilmente adesso che ha una morosa si è bruciato gli ultimi neuroni, sui Coliver stendiamo un velo pietoso perché piango fino ad auto-affogarmi solo al pensiero. Annalise quando annusa la bottiglia di alcool al supermercato mi ha fatto parecchia tristezza. Michela e Asher iniziano a piacermi, il resto disastro. Vedremo con cosa ci lasciano ad aspettare questi mesi.

Prima delle domande, vi lascio i link ai tre precedenti appuntamenti:

N.B. Non possiamo garantire lo spoiler free. Leggete a vostro rischio e pericolo.

HTGAWM3_banner

Momento che ti ha più sconvolta di queste due puntate.

Alessandra: Sono sconvolta da tutto tantissimo ma forse Connor a letto col fisioterapista! 🙈
Chiara: La scena urlata “Do it” “Don’t” fin da Frank versione Dawson piangente.
Ilaria: Scoprire che Connor é vivo. 🙂
Kia: Frank alla fine, o i Coliver. Sì, la disperazione per i Coliver.
Mon: Il finale con Frank, Annalise e Bonnie. Assurdo.
Silvia: Momento più sconvolgente è sicuramente la scena del tentato suicidio di Frank in cui gli attori coinvolti danno il meglio di loro stessi; il modo in cui la Keating rimane impassibile e, anzi, incita Frank a premere il grilletto elencando le sue colpe con atteggiamento freddo e distaccato è uno dei momento più emozionanti! (anche se sono rimasta abbastanza sconvolta per un’altra scena, quella dello sfogo dei ragazzi davanti alla Keating-Capro Espiatorio ahaha fantastica)
Veronica: Mi ha colpito Frank nella scena finale con la pistola…Andrà fino in fondo? Comunque scena molto toccante.

Chi è morto?

Alessandra: Penso sempre sia morto Franko.
Chiara: Siccome Connor è vivo, può essere morto chiunque che va bene!
Ilaria: Nate, anche se non mi convince.
Kia: Mi hanno salvato Connor, molto bene. A questo punto direi quasi Frank.
Mon: Io punto ancora a Wes. So che sembra assurdo, ma spero che la scena alla stazione sia precedente all’incendio.
Silvia: Non saprei, Nate o Frank, questo è il dilemma. Vedremo!
Veronica: Ah boh, vuoto totale, mi viene da dire Frank ma dove sarebbe la sorpresa allora?

Wes sta veramente per vuotare il sacco o è tutto un piano suo e di Annalise?

Alessandra: Non so ma sta volta non penso che ci sia dietro Annalise a sto piano…booooooh
Chiara: Wes è in combutta con Annalise, secondo me.
Ilaria: Sarebbe ora che Wes tirasse fuori un po le palle, dai.
Kia: Per me stavolta Wes la combina grossa, e per una volta non c’entra Annalise.
Mon: Sto sperando non sia organizzato e che quindi poi Wes vada alla casa e succeda qualcosa.
Silvia: Secondo me Annalise non c’entra nulla, Wes ha deciso di vuotare il sacco forse per vendicarsi e dare sfogo a tutta la rabbia repressa nei confronti della professoressa.
Veronica: Wes è furbo, se sta per vuotare il sacco avrà i suoi motivi, che potrebbero benissimo coinvolgere Annalise.

Cosa farà Frank? Si sparerà?

Alessandra: Secondo me non si spara (ma solo perché i vicini se ne accorgerebbero) quindi forse si suicida dopo e Annalise per coprirlo dà fuoco alla casa…???!!!!!
Chiara: Secondo me crolla in ginocchio e abbassa la pistola.
Ilaria: Non saprei, non ho ancora capito le vere intenzioni di Frank.
Kia: Naaa, però forse ha dato lui fuoco alla casa?
Mon: No non penso proprio.
Silvia: Se Frank si spara allora l’incendio è tutto un modo per insabbiare la sua morte..ma non credo lo farà, sta facendo di tutto per farsi perdonare. È un personaggio talmente contorto che mi dà i brividi, addirittura più psyco di Bonnie! Sarebbero proprio una bella coppia.
Veronica: Come dicevo alla prima domanda, non lo so, Frank è utile per “ripulire” i casini, se muore lui a chi lo facciamo fare? a Bonnie?

Teaser Tuesday #87

Buongiorno! Il teaser di oggi è tratto dal libro che abbiamo scelto per la Book Jar Challenge di questo mese e che ho finito l’altro giorno: Il tredicesimo dono di Joanne Huist Smith. Non mi ha fatta impazzire, devo dire la verità, ma non mi è nemmeno dispiaciuto. Se ce la faccio a breve vi lascerò una recensione. Qualcuno di voi lo ha già letto?
teaser tuesday

Mia cognata Charlotte mi ripete da settimane che devo sbrigarmi a fare i preparativi per le feste.
«I tuoi figli hanno bisogno del Natale», è diventato il suo ritornello.
Quella mattina mi chiama prima delle sei offrendosi di passare a prendere Nick e Megan nel pomeriggio, per lasciarmi qualche ora dopo il lavoro per fare compere.
«Così non ci pensi più», insiste. «A te piace scegliere i regali. E facendo un giro migliorerà anche l’umore.»
Io non ci credo molto, ma accetto: tanto vale provarci.
E così mi ritrovo ferma in macchina, con la freccia inserita, ad aspettare che una mamma e la sua bambina attraversino la piazzola del parcheggio, quando un nonnetto con i capelli grigi per poco non le investe e mi frega il posto. La mamma strattona indietro il carrello per evitare uno scontro.
«Stronzo!» gli grida, coprendo le orecchie della figlia con le mani guantate.
«Buon Natale», le grida il nonnetto scendendo dalla macchina. Mi fa l’occhiolino. Vorrei infilargli quell’espressione compiaciuta in un posto niente affatto natalizio, ma sta già piroettando dentro un negozio. Non sono mai stata portata per la musica, ma immagino di riscrivere il testo delle canzoni natalizie in una versione più realistica, dove la bontà diventa cattiveria.
Abbandono l’impresa di trovare un parcheggio comodo e vado al vicino centro commerciale, dove la maggior parte dei negozi sono chiusi per riposo.
Appena entro la melodia di Frosty the Snowman, l’ennesimo canto di Natale che proviene dagli altoparlanti, mi scoraggia. Ho intenzione di comprare una mountain bike per Nick, ma prima faccio tappa nel reparto preferito di Rick, la ferramenta. Conosco bene queste corsie, almeno quanto quelle dei casalinghi. Prima di cominciare un lavoro in casa – trasformare il nostro seminterrato dalle pareti di cemento in una sala giochi, costruire un patio sul retro o piastrellare il ripiano della cucina – Rick ci trascinava tutti dal ferramenta per scegliere i materiali. Mi viene l’idea di comprare qualche attrezzo utile da donare a nome di Rick all’Esercito della Salvezza o a Habitat for Humanity.
Non mi ricordo di aver mai sentito musica natalizia in questo reparto, ma adesso il volume di Frosty è così alto che fa tremare i lampadari. Immagino di porre fine alle scorribande del pupazzo di neve con la fiamma ossidrica, o quanto meno di arrostire l’impianto stereo del negozio. È crudele ma il pensiero mi fa ridere di me stessa.
«Avete le torce ad acetilene?» chiedo a un commesso.
Thumpity, thump, thump. Thumpity, thump look at that Frosty go.
Metto la torcia nel carrello, pensando che andrebbe bene come donazione o come regalo per mio cognato Tom. Magari la terrò io. Oppure, più probabilmente, il 25 dicembre in casa nostra non ci saranno regali né un albero sotto cui metterli.
“Compra la bicicletta. Una cosa alla volta.”
Mentre mi dirigo al reparto dei giocattoli, butto nel carrello carta da regalo, biglietti di auguri e scotch. Le mie compere natalizie per il momento si limitano a sacchetti di calze sportive e biancheria per i miei figli, le uniche cose che Rick chiedeva nella sua lista. Quando ci conoscevamo da poco, Rick non capiva il mio bisogno di trovare il regalo perfetto per tutti i miei cari. Sua madre era morta quando lui aveva tre anni e nella sua famiglia non davano grande peso alle feste. I regali di Natale che aveva ricevuto da allora in poi erano stati soprattutto utili… finché non aveva conosciuto me. C’era voluto del tempo prima che fosse contagiato dal mio entusiasmo per le feste. Forse l’ho solo preso per sfinimento. L’anno che gli ho comprato una videocamera ha aspettato due giorni interi ad aprirla, in segno di protesta contro la spesa eccessiva. Il giorno dopo l’ho beccato a leggere il manuale e a Capodanno già minacciava di lasciare l’industria metalmeccanica per diventare regista. Quell’anno mi regalò una camicia da notte, gemella di una che già avevo. L’anno dopo, una collana d’argento con un braccialetto coordinato.
Ora capisco perché a suo padre non piaceva comprare regali di Natale. Mi sembra di tradire mio marito a pensare di festeggiare. Per Natale vorrei solo e soltanto lui, e l’idea di creare ricordi senza di lui me ne fa sentire ancora di più la mancanza. Non posso comportarmi come negli anni passati ma non ho idea di cos’altro ci si aspetti da me.
«Ho bisogno di un manuale, cazzo.»
Mi lagno a voce abbastanza alta da far avvicinare una commessa.
«Nel reparto video», mi risponde, indicando il fondo del negozio e sorvolando sul turpiloquio, cosa che mia figlia non avrebbe fatto. «I libri sono insieme ai video.»
Vado in quella direzione, imbarazzata per essermi fatta sorprendere a parlare da sola. Spero che la commessa classifichi il mio comportamento come una temporanea infermità mentale natalizia e non come un disturbo cronico. Mi volto a guardare se sta servendo un altro cliente. E così mi capita davvero un incidente. Vado a sbattere con il carrello contro un Babbo Natale gonfiabile a grandezza naturale; non si buca, ma oscilla pericolosamente vicino a un espositore carico di sfere di vetro portacandela.
«Posso aiutarla?»
Adesso la commessa mi dedica tutta la sua attenzione e non sembra affatto sorpresa di vedere che la responsabile del disastro sfiorato sono io.
«A mia figlia piacerebbe tantissimo», dico senza convinzione.
«Allora gliene compri uno.»
Imbarazzatissima, afferro un Babbo Natale gonfiabile e lo butto nel carrello insieme alla torcia.
So che la nostra casa è triste in confronto ad altre del quartiere, decorate con lucine bianche, presepi e renne di filo metallico che brucano. L’esterno della casa era di competenza di Rick. Non ho nessuna intenzione di comprare questo coso gonfiabile, ma non voglio rimetterlo sullo scaffale con la commessa che mi pedina. Sotto il suo sguardo vigile, fingo di studiare decorazioni dipinte a mano, un drappo trapuntato da stendere sotto l’albero, scatole di latta con paesaggi innevati sul coperchio e altre che contengono cioccolatini assortiti.

Nessuna di quelle cose mi attira.

2. Secondo giorno – IL TREDICESIMO DONO di Joanne Huist Smith

divisore dx

il tredicesimo dono«Mamma, abbiamo perso l’autobus.» È la mattina di un freddo e grigio 13 dicembre, e Joanne viene svegliata improvvisamente dai suoi tre figli in tremendo ritardo per la scuola. Ancora non sanno che quel giorno la loro vita sta per cambiare per sempre. Mentre di corsa escono di casa, qualcosa li blocca d’un tratto sulla porta: all’ingresso, con un grande fiocco, una splendida stella di Natale. Chi può averla portata lì? Il bigliettino che l’accompagna è firmato, misteriosamente, «I vostri cari amici». Mancano tredici giorni a Natale, e Joanne distrattamente passa oltre: è ancora recente la morte di Rick, suo marito, e vorrebbe solo che queste feste passassero il prima possibile. Troppi i ricordi, troppo il dolore. Ma giorno dopo giorno altri regali continuano ad arrivare puntualmente, e mai nessun indizio su chi possa essere il benefattore. La diffidenza di Joanne diventa prima curiosità, poi stupore nel vedere i suoi figli riprendere a ridere, a giocare, a divertirsi insieme. Sembra quasi che stiano tornando a essere una vera famiglia. E il mattino di Natale, mentre li guarda finalmente felici scartare i loro regali sotto l’albero addobbato, Joanne scopre il più prezioso e magico dei doni. Quello di cui non vorrà mai più fare a meno, e il cui segreto ha scelto di condividere con i suoi lettori in questo libro suggestivo, profondo ed emozionante. Il tredicesimo dono riesce così ad aprirci gli occhi sulla gioia che ci circonda sempre, anche nei momenti più impensabili. Sulle sorprese inaspettate che la vita sa regalarci. E sulla felicità improvvisa che tutti possiamo donare a chi ci sta accanto, non smettendo mai di credere nella forza e nella generosità dei nostri cuori.

kiafirma

That moment when tanti is meglio che one: How to get away with murder #3

Eccoci qui. Altre due puntate, tensione sempre più alta, ogni volta che sembra di capire qualcosa ci viene ribaltato tutto. Tutto il mondo sembra un po’ prendersela con Annalise che per una volta vede le cose andare un po’ a rotoli o comunque fuori dal suo controllo. Adoro Michela e Connor amici, mi si rompe il cuore ogni volta che vedo i Coliver rispondersi male, non mi piacciono per nulla Wes e Laurel.
Prima di passare alle domande vorrei menzionare il mio momento preferito delle due puntate: Asher che all’inizio della 3×6 ci fa lo stacchetto in mutande. È stato decisamente epico.
Ultima cosa, vi lascio i link ai due precedenti appuntamenti:

N.B. Non possiamo garantire lo spoiler free. Leggete a vostro rischio e pericolo.

HTGAWM3_banner

Momento che ti ha più sconvolta di queste due puntate.

Alessandra: Bonnie e Frank che fanno “ehy tu ci stai fiki fiki con me”
Chiara: Il balletto di Asher. Ai colpi di scena ormai mi sto abituando!
Ilaria: Beh…Wes che finalmente ci dà dentro! Meglio tardi che mai.
Kia: Frank e Bonnie.
Mon: Il passato di Frank. Immaginavo qualcosa del genere ma mi hanno abbastanza sconvolta il suo comportamento e la sua freddezza.
Silvia: Il momento più sconvolgente è stato il balletto di Asher sulle note di “Cotton Eye Joe”.. morta. ahahah poi per il resto nessun colpo si scena così emozionante e sconvolgente.
Veronica: Il legame tra Frank e Bonnie.

Chi è morto?

Alessandra: Rimango su Franko ma con un’opzione aperta per cui aspetto di vedere le prossime!
Chiara: Punto su Nate. Perché se il morto è Connor —> mariaesco.gif
Ilaria: Connor..😢
Kia: Io temo sempre di più per Connor, o Wes. Ma tutto vuole portarci a credere che sia Connor.
Mon: Wes Wes Wes. [La Mon tenta la strada dell’autoconvincimento.]
Silvia: All’inizio pensavo fosse Frank, ma ora come ora non sono più convinta e non ho proprio altre idee..
Veronica: Spero Nate.

Con chi ha parlato Bonnie mentre era in ospedale?

Alessandra: Penso con Wes ma se non è morto Franko allora è al telefono con lui!
Chiara: La prima persona a cui ho pensato è Frank.
Ilaria: Potrei pensare ad un Frank.
Kia: Uhm, Frank?
Mon: Non ne ho davvero idea. A questo punto Eve? Frank? Asher? Non so proprio.
Silvia: L’impressione è che stia parlando con Annalise, ma essendo in prigione è improbabile..l’unica altra persona papabile secondo me è Frank
Veronica: Ho mille teorie ma nemmeno una sensata.

Frank sta tornando?

Alessandra: Anche se non l’ho vista la mia risposta è Positive
Chiara: Sì, Frank deve tornare presto. E finirà a letto con Laurel, così non sapremo mai di chi lei è incinta.
Ilaria: Torna in città ma starà per i fatti suoi per un po’ secondo me.
Kia: Secondo me sì e non riesco a decidere se sia positiva o meno come cosa.
Mon: Io spero di sì. È pazzo ma lo rivoglio nella serie in maniera decente quindi per me sì.
Silvia: Eh certo, spera di aver fatto il bel fioretto (scagionando Wes) e tornare così da Annalise.
Veronica: Speriamo di si, così si mescolano ancor di più le carte.

Teaser Tuesday #85

Buongiorno!
Oggi vi lascio un incipit, invece di un passo centrale e spoiler free, perché ho appena iniziato il libro. Si tratta di un libro della serie di Diana Gabaldon: Il cerchio di pietre. Già, è arrivato quel momento dell’anno in cui inizio a mettermi in pari con i libri di questa serie per farmi trovare pronta quando uscirà la nuova stagione della serie tv. 🙂
teaser tuesday

Era morto. Eppure provava fitte di dolore lancinante al naso, il che gli parve strano, date le circostanze. Pur riponendo una notevole fiducia nella comprensione e nella misericordia del suo Creatore, covava in sé un residuo di quel fondamentale senso di colpa che fa temere a tutti gli uomini l’inferno. Tuttavia, da quanto aveva sentito dire dell’inferno, riteneva improbabile che i tormenti riservati ai suoi sventurati abitanti si limitassero a un naso spaccato.
D’altra parte non poteva trovarsi in Paradiso, per parecchi motivi. Tanto per cominciare, non se lo meritava. Secondo, l’ambiente circostante non ne aveva l’aspetto. E, terzo, dubitava che tra le ricompense per i beati ci fosse un naso rotto, non più di quanto potesse esserci per i dannati.
Pur essendosi sempre immaginato il Purgatorio come un luogo piuttosto grigio, la debole luce rossastra che nascondeva ogni cosa intorno a lui poteva sembrare appropriata. Via via che la sua mente si schiariva, stava lentamente tornandogli anche la capacità di ragionare. Qualcuno, pensò piuttosto irritato, sarebbe pur dovuto venire a informarlo su quale fosse la sua condanna, e su quanto tempo avrebbe dovuto soffrire per purificarsi fino a poter entrare finalmente nel Regno di Dio. Che stesse aspettando un demone o un angelo non era ben chiaro. Non aveva idea di quale fosse il tipo di personale assunto in Purgatorio: non era un argomento che il suo maestro avesse mai affrontato durante gli anni della scuola.
Mentre aspettava cominciò a fare l’inventario di tutti gli altri tormenti che gli era toccato di sopportare: numerose ferite, sfregi e lividi qua e là, e quasi sicuramente si era di nuovo rotto l’anulare della mano destra, difficile da proteggere, rigido e sporgente com’era, con l’articolazione paralizzata. Ma niente di tutto ciò appariva particolarmente grave, comunque. Che altro?
Claire. Il suo nome gli trapassò il cuore come una lama, procurandogli un dolore più atroce di qualsiasi altro che il suo corpo avesse mai dovuto subire.
Se fosse stato ancora dotato di un corpo, di sicuro si sarebbe piegato in due per l’agonia. Sapeva che avrebbe sofferto così, quando l’aveva rimandata indietro al cerchio di pietre. L’angoscia spirituale era probabilmente una condizione normale in Purgatorio, e lui si aspettava già che il dolore della separazione sarebbe stata la sua punizione principale… sufficiente, pensò, a espiare tutto ciò che aveva commesso, omicidio e tradimento compresi.
Non sapeva se alle anime del Purgatorio fosse concesso o no di pregare, ma ci provò lo stesso. Signore, fa’ che possa essere in salvo. Lei e il bambino. Di sicuro ce l’aveva fatta, a raggiungere il cerchio di pietre; essendo incinta di soli due mesi, era ancora leggera e rapida nella corsa, nonché la donna più testarda e determinata che avesse mai conosciuto. Ma che fosse riuscita o no nella pericolosa transizione verso il luogo da dove era venuta – scivolando precariamente tra i misteriosi strati che dividevano il suo tempo da quello attuale, inerme nella morsa della roccia – questo lui non l’avrebbe mai saputo, e il solo pensiero bastava a fargli dimenticare persino l’atroce dolore al naso.
Ricominciato l’inventario interrotto dei mali corporali, fu colto da una straordinaria angoscia di fronte alla scoperta che la sua gamba sinistra non c’era più, a quanto pareva. La sensibilità fisica si fermava all’anca, con una sorta di formicolio simile a tante punture di spillo. Presumibilmente l’avrebbe riavuta indietro a tempo debito, vuoi quando fosse finalmente arrivato in Paradiso vuoi, almeno, il Giorno del Giudizio. E dopotutto suo cognato Ian se la cavava benissimo con la gruccia di legno che portava al posto della sua gamba perduta.

Capitolo 1 – IL CERCHIO DI PIETRE di Diana Gabaldon

divisore dx

1945. Claire Randall, durante una seconda luna di miele in Scozia, vive un’avventura straordinaria: attraverso il magico cerchio di pietre di Craigh na Dun viene catapultata nelle Highlands del 1743. Qui conosce il giovane Jamie Fraser, un nobile giacobita, con cui vive un’intensa storia d’amore e un matrimonio turbolento ma felice. Nei tre anni successivi viene coinvolta in intrighi e pericoli a causa della lotta fra clan scozzesi e della guerra fra Scozia e Inghilterra, che sfocia nello storico scontro nel Campo di Culloden. Claire purtroppo sa che quella battaglia sarà fatale per gli scozzesi e, in attesa di un bambino, si fa convincere da Jamie a fare ritorno nella sua epoca…

kiafirma