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Recensione: Quello che i tuoi occhi nascondono di Serena Nobile

Buongiorno! A quanto pare sono quasi in pari con le recensioni, not bad.
Il libro di oggi è un libro che ho adorato e letto davvero in poco tempo. Si tratta di Quello che i tuoi occhi nascondono di Serena Nobile.

quello che i tuoi occhi nascondono cover
Titolo: Quello che i tuoi occhi nascondono (5 sensi #1)
Autore: Serena Nobile
Editore: Harper Collins Italia
Disponibile in italiano:
Goodreads

Bianca ama guardare il mondo attraverso l’obiettivo della sua Reflex, cogliere suggestivi scorci delle vie romane e fuggevoli istanti delle vite altrui. Una sera, mentre sta scattando fotografie sui gradini di un negozio chiuso, si avvicina un ragazzo. Poche parole sussurrate, istanti di fuoco e poi solo la curva seducente e perfetta delle sue spalle impressa sulla pellicola, unico ricordo di quell’incontro. Per Bianca, il desiderio sembra incarnarsi in quella pelle color del latte e in quella bocca dalla bellezza struggente e malinconica, ma quando per caso si incontrano di nuovo, capisce che i loro mondi sono in collisione: lei giudica l’ambiente della televisione cui Federico appartiene superficiale e falso, lui ritiene Bianca solo una ragazza presuntuosa e arrogante.

A quel punto, però, la scintilla è scattata e, carezza dopo carezza, Bianca scopre nel corpo di Federico un linguaggio che parla direttamente ai suoi occhi e al suo cuore. Eppure non ha il coraggio di lasciarsi andare, perché mentre lui lascia nella sua vita indelebili tracce di passione, un passato mai sepolto del tutto riemerge con prepotenza: sia lei che le sue migliori amiche hanno la sensazione di essere seguite, osservate da una misteriosa presenza, e strane coincidenze le riportano ai tempi dell’università, alla notte terribile che ha segnato in maniera indelebile il loro futuro.

Dimenticare è impossibile, l’assoluzione inaccettabile, la vendetta in agguato.

Romantico, sexy e pieno di passione, Quello che i tuoi occhi nascondono è il primo appuntamento con la serie 5 SENSI.

 

Questo libro – la trama, la copertina – mi ha attirata fin dall’uscita. È passato un po’ di tempo, ma una volta preso in mano non sono più riuscita a staccarmici.
Non ho mai letto niente di Virginia de Winter, quindi per me lo stile dell’autrice era totalmente nuovo. Mi sono innamorata, ragazzi.

Il libro inizia con una scena di 14 anni prima, una pagina scura nella vita di Bianca, Catherine, Vittoria e Eleonore, le protagoniste. È un particolare che per gran parte della storia sembra inutile, ma che poi ci rendiamo conto essere quello intorno cui ruota tutto, senza il quale la storia non esisterebbe.

La storia che ci viene raccontata in Quello che i tuoi occhi nascondono è quella di Bianca, una ragazza che ha iniziato a fare la fotografa per sfuggire a quello che la sua famiglia di diplomatici si aspettava da sempre. È una ragazza semplice, socievole. Ama la vita presa con semplicità, le serate fuori con gli amici, la fotografia. È rimasta scottata dall’amore e pare non fidarsi più di nessun’uomo, convinzione che le viene smentita nel corso del libro, mentre Federico si fa posto nel suo cuore chiuso a riccio.

Ha una pagina buia nel suo passato, una pagina che l’ha resa diffidente verso il mondo. E lo stesso vale per le sue amiche. Dopo anni passati a nascondersi, nel terrore di essere seguite e spiate, le ragazze hanno ricominciato a vivere. Ma qualcosa sembra stia precipitando di nuovo. Fiori gialli appaiono all’improvviso, bottiglie di vino spariscono e le ragazze ricominciano a temere il peggio.

Il ‘fattaccio’ questo evento di 14 anni prima, ci viene raccontato a spezzoni, stralci di un passato che si infilano nella storia attuale, incuriosendo il lettore e creando un alone di ansia e mistero che accompagna la lettura.

Parallelamente abbiamo la parte romantica e piena di passione che caratterizza Quello che i tuoi occhi nascondono. Un incontro con un ragazzo in un locale, poche parole scambiate, qualche occhiata di troppo. La convinzione di non vedersi mai più. E invece Bianca si ritrova, per conoscenze comuni, a dover stare a contatto con Federico Vallesi. Un ragazzo bellissimo e con un cuore enorme. Un ragazzo che ha sempre avuto una passione per le donne più grandi, ma che di Bianca si innamora al primo sguardo, anche se non è felice di ammetterlo.

La loro storia, il loro conoscersi e avvicinarsi sempre di più è qualcosa di magico. L’attrazione tra loro che supera la titubanza a fidarsi e lasciarsi andare di Bianca e l’astio di Federico per questa ragazza che affronta la vita in un modo che lui non conosce.
Le scene di amore tra i due sono qualcosa di magico, delicate e sexy allo stesso tempo. Momenti dai quali non vorresti staccarti mai, momenti che ti fanno davvero sognare ad occhi aperti.

Per qualche aspetto, Quello che i tuoi occhi nascondono, mi ha ricordato la serie di Alice Allevi. La scrittura fresca, il ritmo incalzante. La storia tra Bianca e Federico che mi ricorda in parte quella tra Alice e Arthur.
La parte thriller invece non c’entra nulla. Se nella Gazzola troviamo un caso da risolvere, nel libro di Serena Nobile abbiamo un mistero che avvolge un po’ tutto e che resta ancora parecchio fitto alla fine di questo volume: a breve leggerò il secondo!

A questo punto non mi resta che consigliarvi questa lettura, credo uno dei libri più belli di questo 2017.


Teaser Tuesday #128

Buondì!
Il Teaser Tuesday di oggi è tratto da una novella che fa da intramezzo tra il primo e il secondo libro della serie “Unfinished Fairy Tales” di Aya Ling. Avevo letto il primo volume tempo fa e ricordo di averlo apprezzato, quindi ho deciso di continuare la serie. I retellings mi piacciono sempre un sacco!

teaser tuesday

This isn’t the first time that I’ve gone to Poppy’s house. Still, it is usually her visiting me in the palace. Mr. Davenport is often away since he has an internship with a big-name barrister. Sir Montgomery hired a cook, a housekeeper, and a maid for Poppy. Even though he looked murderous when he arrived at Poppy’s elopement, he really does love his daughter.
When Edward and I arrive, a maid answers the door and ushers us into a neat, comfortable parlor. Edward declines an offer to take his coat, as he’ll be leaving soon to see Henry. When Poppy enters, her hand flies to her mouth, then a huge grin spreads over her face. Sometimes she still seems like a young girl, not an old, matronly married woman.
“Kat! Oh, and Your Highness!” She sweeps into a deep curtsy. “What a wonderful surprise! I was bored out of my life, and I dearly wished to pay you a visit, but Jonathan is adamant that I remain home till I’m fully recovered.”
“Is it the morning sickness?” I ask. While she doesn’t look as bright and energetic as on the croquet field, she doesn’t look pale or sickly at all. “You’re not throwing up your food or anything?”
Poppy looks surprised. “How did you know that?”
Uh-oh. Another piece of knowledge that I, from the modern world, am not supposed to know. Even though I’ve told Poppy that I don’t come from Athelia, she hasn’t really believed me.
“I . . . I came across it when I was reading a book. You know how much I like to read.”
Poppy looks a little puzzled, but then she gestures to the dining room. “Let’s sit down, and I’ll ask Mary to bring some refreshments for you. Do you prefer coffee or tea, Your Highness?” There is a timid note in her voice as she glances at Edward. He isn’t a tyrant, but I guess he might still seem intimidating toward his subjects.
Edward shakes his head. “My apologies, but I must be going. Henry is expecting me.” He drops a quick kiss on my head. “I will be back in two hours. Do not leave without me.”
When he leaves, Poppy visibly relaxes. She sinks into her chair and lets out a sigh of relief.
I giggle. “You look like an ogre just left.”
“I can’t help it. He is the prince, after all. When I came to stay with Claire, she couldn’t stop talking about him, as though he’s a deity sent from heaven.”
“Sorry to disappoint you, but he’s human. Like you and me.”
Poppy grins. “I could tell that he really loves you. There is this smoldering flame in his eyes when he looks at you.” She puts a hand on my arm. “I’m so glad that you accepted his proposal, Kat. I know this means you’ll have to sacrifice your chance of going back to your family, but we are here for you. We’ll be your family.”
I smile, touched, but I don’t bother to correct her. “Enough about me,” I say, bringing out the parcel I’ve been carrying. “Here—this is for you . . . I mean, when the baby is born.”
Poppy protests that there’s no need to be so generous, but I place the parcel firmly in her lap. “Open it,” I command in a tone that sounds eerily like Edward’s. Only a few weeks in the palace, and his authoritative attitude is already rubbing off on me.

Chapter 4 – PRINCESS OF ATHELIA di Aya Ling

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Kat has now moved into the palace, determined to make the most of her time with her beloved prince. Being princess, however, is no bed of roses. She must learn how to behave like a royal, prepare for the upcoming engagement, and defend herself against hostile relatives. And knowing that her time with Edward is limited, Kat isn’t so certain that she wants to be princess anymore…

In vetrina: L’alba dell’inferno di Ink Sunrise

Buongiorno, oggi vi lascio l’estratto di una nuova uscita tutta italiana: L’alba dell’inferno di Ink Sunrise. Lo conoscevate? Vi ispira? 🙂

l'alba dell'inferno cover
Titolo: L’alba dell’inferno
Autore: Ink Sunrise
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Entriamo in una storia con un prologo carico di domande. Nascono da pensieri e da esperienze che anelano ad una felicità che sembra sfuggirci sempre per un soffio. Così conosciamo Alice, quando ha diciassette anni ed un rapporto ” cordialmente pessimo” con i suoi genitori. Ma sta per compiere un passo molto importante ed il suo futuro le si spalanca davanti in tutta la sua incertezza. Quello che ancora non sa è che la sua vita prenderà strade totalmente inimmaginabili. Conoscerà l’amore, declinato in forme che non avrebbe mai pensato di sperimentare, l’amicizia, le gioie più grandi… ma anche abissi di dolore in cui sprofondare, dai quali sembrerà non esistere via d’uscita. In una lenta danza tra la luce della vita e il buio della morte, in un misto tra passato, presente e molte domande… chi è Margot? E perchè Alice non riesce a ricordarla?

Estratto

Abbasso il finestrino della macchina e lascio che il caldo afoso di Luglio mi sfiori i capelli, i miei genitori non si voltano nemmeno, saranno stanchi di discutere per l’ennesima volta sulla loro decisione.
Mia madre si volta verso di me e sbuffa, la infastidisce vedere la mia espressione scontenta, come se potessi fingere di stare bene solo per renderla felice.

“Non fare quella faccia signorina, ti divertirai” ed eccolo di nuovo, il mantra che mio padre ripete da giorni, la cosa che più infastidisce è che ne sembra sul serio convinto.
“Io volevo restare con i miei amici” commento stanca, abbiamo veramente avuto questa conversazione per settimane, da quando mia madre ha deciso di spedirmi in un college di Londra chiamato Grossman, per un mese intero.

I miei amici non capiscono la mia rabbia, poter vedere una città così bella è un’opportunità unica per loro.
E lo sarebbe anche per me, se non fossi così timida e spaventata all’idea di conoscere persone nuove.

È quasi una fobia, passo le giornate con gli stessi amici da quando avevo quattro anni, e quando si tratta di presentarsi o cercare di fare colpo su uno sconosciuto, la mia lingua si secca all’interno della mia bocca, e riesco solo a balbettare parole sconnesse come una matta.
Avrei voluto che i miei genitori non se ne fossero mai accorti, che continuassero a disinteressarsi della mia vita come avevano sempre fatto, almeno adesso non mi ritroverei diretta all’aeroporto di Roma Fiumicino.

“Andiamo Alice, hai diciassette anni e stai per passare il tuo primo mese fuori casa, dovresti essere emozionata!”
“Sto per esplodere dalla gioia” credo fermamente che il sarcasmo possa compiere più cambiamenti della verità, la ritengo la mia unica arma a disposizione in questa vita.

I miei genitori odiano le mie battute, come ho la sensazione che odino anche me certi giorni, sono la polvere sul quadro di famiglia immacolato, e a volte noto negli occhi di mia madre come vorrebbe spazzarmi via.
La verità è che sono molto diversa da loro, illustri e rispettati medici, che camminano sempre con un portamento elegante e la testa alta, come a voler sfidare il mondo o divorarlo tra i denti ben curati.
Io sono goffa e i miei occhi adorano osservare i dettagli delle mie scarpe, mi imbarazza guardare qualcuno negli occhi e se il panico mi congela mi mangio le unghie fino alle ossa per calmarmi, insomma, non il ritratto dell’eleganza.
Sono fatta di parole, di quelle che ascolto costantemente nelle mie grandi cuffie nere, che sono vecchie e rovinate ma non cambierei con nessun modello nuovo, perché ormai sono cresciute con me.

Sono fatta di libri vecchi che profumano di un odore meraviglioso, tutti divorati dal tempo e segnati da mille sottolineature, ma che hanno nutrito il mio cuore in tutti questi anni.
Sono fatta di Dante e di un po’ del suo inferno, di Petrarca con la sua perfezione, di Tasso con la sua Gerusalemme.

Porto sulla mia pelle milioni di vite, e sento l’inchiostro che sostituito al sangue mi pompa il cuore e il cervello, e la penna che fa rinascere la mia mano, come se il mio corpo fosse morto finché non comincia a leggere, finché l’inchiostro non comincia a scorrere.

Recensione: Il bambino di Auschwitz di Suzy Zail

Buongiorno. Eccoci con una nuova recensione sempre dall’elenco delle letture da smaltire quest’estate. Oggi vi parlo di Il bambino di Auschwitz di Suzy Zail.
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Titolo: Il bambino di Auschwitz
Titolo originale: Alexander Altmann A10567
Autore: Suzy Zail
Editore: Newton Compton Editori
Disponibile in italiano:
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14 anni e un numero tatuato sul braccio: A10567

Ispirato a una storia vera

Il commovente tentativo di restare bambini nell’inferno di un campo di concentramento

A10567: è ancora giovanissimo Alexander Altmann, ma non ha bisogno di guardare il numero tatuato sul suo braccio, lo conosce a memoria. Sa anche che per sopravvivere ad Auschwitz, dovrebbe irrobustirsi, ma è difficile in quell’inferno.

Ogni giorno deve assistere a umiliazioni, violenze e soprusi indicibili. Ma Alexander ha imparato subito che per non morire bisogna essere forti e duri soprattutto nel cuore. Quando però gli viene affidato il compito di domare il nuovo cavallo del comandante di Auschwitz, in Alexander nasce un motivo di nuova speranza: se riuscirà a superare la diffidenza dell’animale e a condurlo al passo, forse guadagnerà il rispetto dei suoi carcerieri. Se fallirà, invece, sarà la morte per entrambi.

Si può rimanere umani dove non c’è più compassione? Ispirato a una storia vera, un racconto toccante e commovente.

 

Proprio così, ogni tanto esco dalla comfort zone dei romanzi rosa per staccare la testa e scelgo qualcosa di più forte, più vero. Più pregno di emozioni che con gli occhi a cuoricino e le lacrime di gioia hanno poco a che vedere. Succede spesso che la scelta ricada su qualcosa di relativo agli stermini che si sono verificati nella nostra storia. Sono dei momenti storici cruciali, di cui c’è sempre qualcosa da scoprire e che mi prendono un sacco. In realtà non so bene da dove derivi questo interesse, ma mi è sempre ‘piaciuto’, se così si può dire, scoprire nuovi aspetti e nuovi racconti di questi periodi bui.

Il bambino di Auschwitz non è una storia completamente vera. L’autrice ha preso una storia reale, che le è stata raccontata da un sopravvissuto, e l’ha rivisitata.
Non credo che in questi casi si possa parlare di bellezza della storia o di ‘simpatia’ dei personaggi. Sono racconti che di bello e ‘simpatico’ non hanno nulla. Il bambino di Auschwitz è una storia che prende, scritta con grande delicatezza, pur mantenendo la durezza della Storia.

La prima cosa a cui penso quando leggo questi libri è l’immensità della forza d’animo. Il suo essere fondamentale, la sua capacità di far sopravvivere una persona quando ha perso tutto, sia materiale che non. Di solito sono storie vere, o comunque rivisitazioni di racconti di vita, di sopravvissuti. Di persone cui è rimasta solo la speranza, e nemmeno troppa.

Alexander è un bambino che ha perso tutto, compresa la fiducia nel mondo e nell’umanità.
Ma gli è rimasta la fiducia nelle promesse della madre, la certezza che, quando tutto finirà, lei sarà ancora lì ad aspettarlo per dargli tutto il suo amore. E su quello fonda la sua vita al campo, in quello trova la forza di andare avanti, di ricordarsi chi è, di sopravvivere e tornare.

Un’altra cosa che emerge prepotente è l’umanità. Quel sentimento, quel modo di essere che in posti come Auschwitz e Birkenau sembra morta, polverizzata nei forni. E invece Alexander scopre che non è davvero così. La riscopre, pur rimanendo diffidente e solitario, nei piccoli gesti, nei tentativi dei prigionieri di socializzare, di aggrapparsi il più possibile alla vita vera, quella senza un numero tatuato su un braccio. Quella da persone e non da animali.

Ed è così che Alexander continua giorno dopo giorno, grazie alla forza d’animo, alle promesse della madre, a Isidor che nonostante il rifiuto di Alex ad essergli amico ci riprova ogni giorno. E grazie agli animali, ai cavalli, per essere precisi. Alex ha infatti la fortuna di entrare nel plotone equestre di Auschwitz. Un gruppo di uomini che si prendono cura ogni giorno dei cavalli degli ufficiali del campo. Conosce comunque la paura, la fame, le condizioni proibitive del campo. Ma una parte di lui riesce, grazie al suo grande amore per i cavalli, a mantenere la serenità che gli permette di arrivare giorno dopo giorno a sera.

È un libro toccante, forse più di altri nel suo genere, vista anche la giovanissima età di Alex che si spaccia sedicenne solo per non finire nelle docce del gas, quelle dove finiscono i bambini considerati inutili dal punto di vista lavorativo.
L’unica cosa che non ho apprezzato appieno è stato il finale. Un po’ affrettato, un po’ troppo ‘sognante’, al punto di non capire quanto ci sia di reale e quanto sia immaginazione del protagonista.

Nonostante questo, un libro che vi consiglio, sia se vi piace il genere, sia se volete uscire dai generi letti di solito e provare con qualcosa di nuovo.