Teaser tuesday

Teaser Tuesday #22

Eccomi qui, con il Teaser di questa settimana. La scorsa Anna mi ha rubato il posto, ma sto giro tocca davvero a me. Il libro che sto leggendo mi è stato consigliato da un sacco di persone e devo dire che mi sta piacendo davvero moltissimo. Stranamente, pescando a caso tra le pagine, ho trovato un pezzetto davvero bello, ma piuttosto lungo. Spero non vi dispiaccia 😉

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Il vento le scompigliò i capelli. Li fermò con una mano mentre con la lingua descriveva dei cerchi intorno alla liscia palla di gelato. Accavallava e separava le gambe, dondolando il capo all’indietro.

Lasciò che il gelato le si sciogliesse in gola mentre canticchiava la canzone che, in quel periodo, era sulla bocca di tutti: “Un giorno ci incontreremo a Lvov, io e il mio amore”.
Era un giorno perfetto. Per cinque minuti non ci fu nessuna guerra, in quella magnifica domenica di giugno a Leningrado.
Alzando gli occhi dal gelato, vide un soldato che la fissava dall’altra parte della strada.
Non era una presenza insolita a Leningrado, dove era di stanza una guarnigione. La città era piena di soldati. Vederli per strada era come vedere anziane signore con le borse della spesa, o gente che faceva la fila, o birrerie. Normalmente Tatiana si sarebbe limitata a dargli una rapida occhiata, ma quel soldato la fissava con un’espressione che non aveva mai visto prima. Smise per un attimo di mangiare il gelato.
Il suo lato della strada era già immerso nell’ombra, mentre quello dove si trovava lui galleggiava nella luce del pomeriggio.
Lei lo fissò, e, nell’attimo in cui guardò il suo viso, sentì qualcosa muoversi dentro di lei; muoversi, le sarebbe piaciuto dire, impercettibilmente, ma non era vero. Era come se il cuore pompasse sangue il doppio del normale, inondando tutto il corpo.
Batté le palpebre e il respiro si accelerò. L’immagine del soldato si sciolse sul marciapiede sotto il sole giallo pallido.
L’autobus arrivò e le coprì la visuale. Si alzò, ma non aveva intenzione di prenderlo, bensì di attraversare di corsa la strada, per non perdere di vista il soldato. Le porte si aprirono e il conducente le rivolse uno sguardo impaziente. Tatiana, composta e tranquilla, per poco non gli gridò di andarsene.
“Sale, signorina? Non posso aspettare tutto il giorno.”
Salire? “No, no, non salgo.”
“Allora cosa diavolo ci fa alla fermata?” Le porte si chiusero.
Tatiana indietreggiò verso la panchina e vide il soldato aggirare l’autobus di corsa.
Si fermarono entrambi.
Le porte si aprirono di nuovo. “Prende l’autobus?”
Il soldato guardò prima Tatiana, poi il conducente.
“Per Lenin e Stalin!” gridò l’autista, chiudendo le porte per la seconda volta.
Tatiana rimase in piedi davanti alla panchina. Indietreggiò, inciampò e cadde a sedere.
Con disinvoltura il soldato alzò le spalle e si guardò intorno.
“Pensavo proprio che fosse il mio autobus.”
“Sì, anch’io”, mormorò Tatiana.
“Il gelato si sta sciogliendo”, le fece notare lui sollecito.
E infatti stava colando lungo il cono per gocciolare poi sul vestito.
“Oh, no!”
“Andrà via.”
Tatiana cercò di porvi rimedio, ma la macchia si allargò.
“Fantastico”, borbottò. Si accorse che la mano le tremava mentre puliva il vestito.
“È da molto che aspetti?” chiese il soldato. La sua voce, grave e profonda, aveva un che di… non riusciva a dire cosa. Non è di queste parti, pensò, con gli occhi bassi.
“Non troppo”, rispose a voce bassa. Alzò gli occhi per guardarlo in faccia. Era molto alto.
Indossava l’uniforme, e sul berretto c’era una stella rossa smaltata, proprio sopra la fronte. Rimase colpita dalle mostrine, di cui però ignorava il significato. Era un soldato semplice? Aveva il fucile. I soldati semplici avevano il fucile? Sul cuore portava una medaglia d’argento contornata d’oro.
Sotto il berretto color terra i capelli erano scuri. Sembrava giovane. Gli occhi timidi di Tatiana incontrarono quelli di lui color caramello, di una sfumatura più scura del gelato che stava mangiando. Erano gli occhi di un soldato? Gli occhi di un uomo? La guardavano calmi e sorridenti.
Rimasero a guardarsi per un attimo, ma un attimo di troppo che parve un’eternità. Di solito gli estranei non si guardano mai per più di un breve istante. Tatiana ebbe come l’impressione di aprire la bocca e pronunciare il suo nome. Si voltò di scatto, eccitata, smarrita.

Capitolo 2 – IL CAVALIERE D’INVERNO di Paullina Simons

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il cavaliere d'inverno

Leningrado, 1941. In una tranquilla sera d’estate Tatiana e Dasha, sorelle ma soprattutto grandi amiche, si stanno confidando i segreti del cuore, quando alla radio il generale Molotov annuncia che la Germania ha invaso la Russia. Uscita per fare scorta di cibo, Tatiana incontra Alexander, un giovane ufficiale dell’Armata Rossa che parla russo con un lieve accento. Tra loro scatta subito un’attrazione reciproca e irresistibile. Ma è un amore impossibile, che potrebbe distruggerli entrambi. Mentre un implacabile inverno e l’assedio nazista stringono la città in una morsa, riducendola allo stremo,Tatiana e Alexander trarranno la forza per affrontare mille avversità e sacrifici proprio dal legame segreto che li unisce.

mon firma

Teaser T-T-Wednesday #20

Buongiorno. Lunedì ho dato l’ultimo esame di questa interminabile sessione estiva e ieri, prima di iniziare a studiare per l’ultimo (!!!!!) esame di settembre, sono stata tutto il giorno spiaggiata al lago a prendere il sole con la Mon. La mancanza di connessione ha fatto slittare il Teaser a oggi. Mi dispiace ma non ce l’ho proprio fatta. Quindi, considerando che ormai non è più un vero Teaser Tuesday, ho deciso anche di scegliere io stessa il passo da proporvi, optando per una parte che ho trovato parecchio divertente. Aggiungo che ieri sera ho anche finito il libro, quindi a breve arriverà anche la recensione.
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Tutto a un tratto Jamie si piegò in avanti e mi afferrò il polso, tenendomi il braccio a mezz’aria.
«Che cosa stai facendo?» domandai, spaventata.
«Che cos’hai fatto tu, Sassenach?» mi chiese, di rimando, con lo sguardo fisso sotto il mio braccio.
«Mi sono rasata», replicai orgogliosa. «O, piuttosto, mi sono fatta la ceretta. Louise aveva chiamato la sua servante aux petits soins – la sua estetista personale, capisci? –
a casa sua, oggi pomeriggio, sicché me la sono fatta fare anch’io.»
«La ceretta?» Jamie spostò lo sguardo piuttosto sconvolto sul candelabro accanto alla brocca, poi di nuovo su di me. «Ti sei messa della cera nelle ascelle?»
«Non quel tipo di cera lì», lo rassicurai. «Cera d’api profumata. L’estetista l’ha scaldata e poi me l’ha spalmata sotto il braccio. Una volta raffreddata, la tiri via in un unico strappo», spiegai, sussultando al ricordo, «e buonanotte ai suonatori.»
«I suonatori di mia conoscenza non approverebbero mai simili condotte», ribatté severamente Jamie. «Perché diavolo hai fatto una cosa del genere?» Scrutò da vicino il punto in questione, sempre tenendomi il polso all’aria. «Non è dol… dolo… tciuù!»
Mi lasciò cadere la mano e indietreggiò rapidamente.
«Non è doloroso?» domandò, con il naso di nuovo sepolto nel fazzoletto.
«Be’, un pochino», ammisi. «Ne vale la pena, però, non credi?» domandai, sollevando entrambe le braccia come una ballerina e girandomi lentamente sulle punte. «È la prima volta da mesi che mi sento del tutto pulita.»
«Ne vale la pena?» ripetè, un po’ stordito. «Cosa c’entra la pulizia con il fatto di strapparsi tutti i peli da sotto le braccia?»
Mi resi conto con un certo ritardo che nessuna delle donne scozzesi da lui conosciute usava alcuna forma di depilazione. Oltretutto Jamie non era mai entrato in contatto sufficientemente intimo con una parisienne di alto rango per sapere che molte di loro, invece, lo facevano. «Be’», dissi, comprendendo all’improvviso le difficoltà che un antropologo si trova ad affrontare quando cerca di interpretare le più eccentriche usanze di una tribù primitiva. «Si sente molto meno odore», suggerii.
«E cos’è che non va con il tuo odore?» sbottò con veemenza. «Almeno odoravi come una donna, non come un dannato giardino di fiori. Cosa pensi che io sia, un uomo o un calabrone? Potresti darti una lavata, Sassenach, in modo che io non debba continuare a starti a tre metri di distanza?»
Presi un panno e cominciai a pulirmi il busto. Madam Laserre, l’estetista di Louise, mi aveva applicato olio profumato su tutto il corpo: mi augurai che venisse via in fretta. Era sconcertante vedermi indugiare Jamie tutto intorno, appena fuori dal raggio olfattivo, a guardarmi con occhi torvi come un lupo che accerchiasse la preda.
Voltate le spalle per immergere il panno nel catino, buttai lì con disinvoltura:
«Ehm, mi sono fatta depilare anche le gambe».
Gettai una breve occhiata dietro la spalla. Lo shock iniziale stava ora cedendo il passo a un totale smarrimento.
«Le tue gambe non avevano nessun odore», protestò. «A meno che tu non abbia sguazzato nello sterco di vacca fino al ginocchio.»
Mi girai e mi tirai su la gonna, tendendo la gamba per mettere in mostra le curve delicate dello stinco e del polpaccio.
«Ma così sono tanto più carine», gli feci notare. «Tutte belle lisce, non come quelle di King Kong lo scimmione.»
Si guardò le proprie ginocchia ricoperte di peluria, offeso.
«Sarei una scimmia, io?»
«Non tu, io!» ribattei, sull’orlo dell’esasperazione.
«Le mie gambe sono molto più pelose di quanto lo siano mai state le tue!»
«Be’, per forza: tu sei un uomo!»
Inspirò a fondo come se fosse sul punto di rispondere, ma poi espirò senza dire nulla, scuotendo la testa e borbottando qualcosa tra sé in gaelico. Si buttò a peso morto sulla poltrona e si rilassò contro lo schienale fissandomi con gli occhi socchiusi e bofonchiando di tanto in tanto una parola sottovoce. Decisi di non chiedere la traduzione.

Capitolo 11 – L’AMULETO D’AMBRA (Outlander #2) di Diana Gabaldon

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l'amuleto d'ambraScozia, 1945. Claire Randall, infermiera militare, attraversa un magico cerchio druidico e, misteriosamente, si trova catapultata nelle Highlands del 1743, straniera in una terra dilaniata dalla guerra e dalle faide dei clan rivali. È il 1968 e dopo vent’anni di silenzio durante i quali Claire non ha svelato a nessuno il suo segreto, torna con la figlia Brianna, una splendida ragazza dai capelli color del rame, alla Collina delle Fate, il luogo incantato dove è cominciata la sua avventura. Qui cerca il coraggio di raccontarle il suo viaggio nel tempo e il suo amore per un guerriero scozzese che in un’altra vita e in un’altra epoca l’aveva conquistata. E sarà nel tentativo di ritrovare il suo amato che Claire si ritufferà nelle vertigini di un passato che dalle terre desolate e solitarie della Scozia l’aveva portata sino alla sfarzosa corte di Versailles. Ma il cammino che dovrà percorrere sarà lungo e non privo di ostacoli e di sorprese…

kia firma

Teaser T-T-Wednesday #19

Buongiorno a tutti!
Il teaser di oggi è preso da un libro che ho scoperto per caso spulciando il web ed è una storiella semplice, ma davvero carina. Cosa succederebbe se i personaggi dei libri esistessero davvero e continuassero a vivere anche dopo che abbiamo richiuso la copertina? Cosa succederebbe se una ragazza del mondo reale scoprisse questa cosa e si innamorasse del protagonista della sua favola preferita?
Chi non si è mai messo a fantasticare su un personaggio desiderando che questo diventasse realtà?
Between the Lines prova a rispondere a queste domande e è una piacevole lettura per accompagnare un pomeriggio di relax.
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“When ships don’t make it around the Cape of Passing Tides, we collect what’s left behind.” She picks up a diamond tiara. “You just never know when the stuff is going to come in handy.”
Kyrie dives into a pile of gleaming coins, sending them spinning in slow motion in the water. She emerges a moment later, holding a swath of indigo velvet. “I think this one will bring out her eyes,” she says, shaking out a gown with lace at the neckline and sleeves. Golden embroidery crisscrosses the bodice. It’s prettier than anything I’ve ever seen.
Ondine unlaces the back of the gown as Kyrie helps me out of my clothes. I step into the puddle of billowing fabric. The mermaids pull it up around me and tie me in tight. They swim back, examining me.
“What?” I say. “Is it awful?”
“There’s something missing…” Marina muses. She reaches into a wooden chest beside her and pulls out a rope of pearls, fastening it around my neck. “There. Perfect.”
“You think?” I ask shyly, and in response, they reach for my arms again and swim me out of the watery cave, up to the surface. I find myself balanced on the same rock where I’d been sitting earlier, crying.
I look at my reflection in the water. I’m stunning. If a little damp.
The mermaids bob in the waves, the sleek caps of their hair glistening in the sunlight. “This time,” Marina says, “that guy will never let you out of his sight.”
That’s what I’m hoping. I want to go home, but I want Oliver to come with me. Which means we both owe each other an apology.
I look at each of the mermaids in turn. “I can’t thank you enough,” I say.
They all sigh, or maybe that’s just the sound of the ocean crashing against the rocks, because when I look back they’ve disappeared, and if not for the fact that I’m wearing a very pretty, very soggy gown, I would think I’ve imagined the whole thing.
I am halfway back to the castle when the ground beneath my feet starts rumbling. I look overhead, expecting a thunderstorm, but all I can see are the dangling bits and pieces of words. Suddenly, there is a cloud of rising dust and a distant whinny, and I can make out the figure of Oliver riding his horse at a breakneck pace in my direction.
When he sees me, he pulls back on the reins, and Socks rears, his front legs pawing at the air in front of him. Oliver dismounts and rushes toward me. Before I can even apologize, he grabs me and hugs me tight. “I’m so sorry,” he says. “I wasn’t thinking of how much you had to lose. Only of how much I had to gain.”
I hug him back. “I know. We’ll find a way to get me home. But you’re coming with me.”

BETWEEN THE LINES (Between The Lines #1) di Jodi Picoult e Samantha van Leer

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between the linesDelilah is a bit of a loner who prefers spending her time in the school library with her head in a book—one book in particular. Between the Lines may be a fairy tale, but it feels real. Prince Oliver is brave, adventurous, and loving. He really speaks to Delilah.
And then one day Oliver actually speaks to her. Turns out, Oliver is more than a one-dimensional storybook prince. He’s a restless teen who feels trapped by his literary existence and hates that his entire life is predetermined. He’s sure there’s more for him out there in the real world, and Delilah might just be his key to freedom.
A romantic and charming story, this companion novel to Off the Page will make every reader believe in the fantastical power of fairy tales.

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Teaser Tuesday #18

Ciao a tutti. Il teaser di oggi è tratto dal secondo libro della serie Outlander di Diana Gabaldon. Dopo aver letto il primo e fangirlato come non ci fosse un domani sulla prima stagione dell’omonima serie tv, ho deciso che, se voglio guardare anche la seconda stagione – a settembre – mi conviene mettermi in pari.
Quindi eccomi qui, con il libro appena iniziato, ad invogliare anche voi.
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Venni distolta da quei tristi ricordi dal trambusto che aveva luogo sul molo lì accanto. Un fitto crocchio di uomini si era radunato attorno alla passerella di una nave, tra urla e spintoni. Non si trattava di una rissa: dopo aver guardato meglio riparandomi con una mano dal sole, mi accorsi che non volavano pugni. Pareva più che altro che volessero sgombrare un passaggio tra la calca fino alle porte di un grosso magazzino situato a un’estremità del molo. La folla resisteva ostinatamente a quei tentativi, rifluendo a ogni spintone come la marea.
Jamie comparve all’improvviso dietro di me, subito seguito da Jared, anche lui con lo sguardo teso verso il tumulto in corso poco più in là. Distratta dalle grida, non li avevo sentiti arrivare.
«Che succede?» Mi alzai in piedi e mi appoggiai a Jamie, per mantenermi in equilibrio contro il beccheggio sempre più forte della nave sotto i miei piedi. Da quella distanza ravvicinata, il suo odore mi colpì le narici: si era fatto il bagno, alla locanda, e adesso sapeva di pulito, con una lieve traccia di polvere e di sole. L’acuirsi dell’olfatto era un altro effetto della gravidanza, a quanto pareva; potevo fiutare il suo profumo tra la miriade di fetori e di odori vari del porto di mare, più o meno come si riesce a udire un sussurro vicino in mezzo a una folla rumorosa.

Capitolo 6 – L’AMULETO D’AMBRA (Outlander #2) di Diana Gabaldon

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l'amuleto d'ambraScozia, 1945. Claire Randall, infermiera militare, attraversa un magico cerchio druidico e, misteriosamente, si trova catapultata nelle Highlands del 1743, straniera in una terra dilaniata dalla guerra e dalle faide dei clan rivali. È il 1968 e dopo vent’anni di silenzio durante i quali Claire non ha svelato a nessuno il suo segreto, torna con la figlia Brianna, una splendida ragazza dai capelli color del rame, alla Collina delle Fate, il luogo incantato dove è cominciata la sua avventura. Qui cerca il coraggio di raccontarle il suo viaggio nel tempo e il suo amore per un guerriero scozzese che in un’altra vita e in un’altra epoca l’aveva conquistata. E sarà nel tentativo di ritrovare il suo amato che Claire si ritufferà nelle vertigini di un passato che dalle terre desolate e solitarie della Scozia l’aveva portata sino alla sfarzosa corte di Versailles. Ma il cammino che dovrà percorrere sarà lungo e non privo di ostacoli e di sorprese…

kia firma