#6 – 5 motivi per… cui iniziamo le serie tv

Buongiorno, ieri ho visto la puntata finale della nona stagione di Doctor Who ed è stata veramente brillante! Dovete sapere che io non sono mai stata un’ amante delle serie tv, infatti quando, per esempio, alle medie le mie compagne di classe guardavano Dawson’s Creek oppure OC, io preferivo di gran lunga guardare i miei cartoni animati. Poi negli anni successivi mi sono sempre rifiutata principalmente perché so che, se fosse stato necessario, avrei potuto recuperare stagioni intere nel giro di una settimana e, in più, per paura che diventasse una sorta di dipendenza pesante. Gli anni sono passati e mi sono ritrovata ad iniziare l’università non conoscendo praticamente nulla del mondo delle serie tv (le uniche serie che mi ero permessa di seguire erano Smalville, Scrubs e Dr. House a pezzi).
Ma dall’inizio dell’università qualcosa è cambiato e anch’io mi sono avventurata nel mondo delle serie tv (una volta entrati non si esce) e in questo post cercherò di spiegare cosa ci spinge a guardare serie tv.

5 motivi per

  1. La causa principale che ci spinge ad approciarsi alle serie tv sono quegli amici telefilm-addicted presenti in ciascuna compagnia che fin dall’infanzia guardano serie tv e scandiscono le settimane in base all’uscita degli episodi delle mille milla serie che guardano. E poi arrivano da te raccontandoti quanto una serie sia appassionante e ti fanno venire montagne di sensi di colpa perchè non hai mai visto/sentito parlare di una certa serie. Risultato? Il giorno dopo guarderete per scrupolo solo il primo episodio e vi troverete il giorno dopo ad aver finito tutta la prima stagione senza sapere come è stato.
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  2. Un secondo motivo è l’università. Ebbene si, molte delle conversazioni tra studenti in crisi girano attorno alle serie tv. Passando per i corridoi dell’università si sentono frasi del tipo “Oh, hai visto l’ultimo episodio di GOT?”, oppure “Ma lo sapevi che hanno rinnovato Grey’s Anatomy per altre due stagioni?” ed ancora “Doctor Who non era una serie degli anni sessanta?”. Di conseguenza, guardare serie tv diventa fondamentale per trovare un argomento di conversazione con i propri compagni e per trovare nuovi amici su cui potrai sempre contare.
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  3. Parte della colpa è anche della televisione. Ormai per tv non fanno niente che valga la pena di essere guardato purtroppo: tra reality demenziali, cartoni senza senso e qualche raro ed interessante programma d’informazione, l’unica via d’uscita sono le serie tv. E se lo fa Jennifer Lawrence, perchè non potremmo farlo anche noi?
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  4. Un motivo che può spingere molti a guardare serie tv è la loro difficoltà a socializzare con le persone, preferendo stare in compagnia di personaggi immaginari che purtroppo non usciranno mai dallo schermo della nostra tv/computer.
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  5. Tentati e affascinati dalla popolarità delle serie tv abbiamo detto anche noi: “solo una serie e poi smetto”. Oggi invece siete diventati dei telefilm-addicted anche voi. Ripropongo una gif a scopo illustrativo 🙂
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anna firma

Weekly Recap #33

Ma buongiorno!
I Recap qui diventano sempre più corti a causa della pausa invernale che colpisce un po’ tutte le serie, ma non per questo gli episodi rimasti sono meno intensi, anzi. Per Doctor Who si avvicina il finale di stagione e io sono tesissima perché non so cosa aspettarmi. Sono curiosa da matti. Quantico mi intriga sempre di più e sapere che fra poco andrà in pausa mi mette ansia. Già ho reagito male alla pausa di Blindspot, figuriamoci con questo.

Vi lascio alla lettura ora, alla prossima settimana!

doctor who

Doctor Who 9×11
È stato un episodio sicuramente particolare, ma in senso buono. Anche l’episodio 9 era stato particolare ma, nel mio caso, quello era stato un fallimento, tanto che non sono riuscita a superare i primi 10 minuti. Questo undicesimo episodio, il primo dopo la morte di Clara, ci mostra subito dove viene spedito il Dottore con il teletrasposto di Ashildr.
È un luogo strano, pieno di porte e corridoi e strani televisori sparsi in giro. All’improvviso il Dottore scorge una strana figura che sembra essere uscita dai suoi incubi, che pare inseguirlo ovunque lui vada. Non voglio raccontarvi molto perché questo è un episodio in cui ogni parola può essere considerata spoiler e rovinarvi tutto. Mi limiterò quindi a commenti su attori e avvenimenti in maniera generale perché davvero questo è un episodio che bisogna vedere senza prima aver letto nulla.
Capaldi si dimostra un attore fenomenale, in grado di interpretare in Dottore in una situazione critica, in cui lo vediamo preso dalla paura, dallo sconforto e, per la prima volta, dalla voglia di lasciarsi andare e non dover sempre vincere. Mi è piaciuto moltissimo come hanno rappresentato il “pensare” del Dottore. Nei momenti critici lui si immagina nel Tardis, insieme a Clara e le spiega come si è salvato.
Un applauso va fatto agli sceneggiatori, perché scrivere un episodio in cui compare un solo personaggio non è semplice, ma loro sono riusciti a creare una storia che non permette di distogliere per un secondo lo sguardo, tenendo incollati allo schermo fino agli ultimi secondi.
Rivedere Clara, anche se solo nella mente del Dottore è stato un colpo al cuore, ma la ragazza riesce sempre a spronare il Dottore a fare la cosa giusta e lo obbliga ad alzarsi e lottare per sopravvivere e a non lasciarsi andare.
Alla fine, ovviamente, riesce ad uscire dal luogo in cui era imprigionato e non ci mette poco (2 miliardi di anni non passano in fretta). Ma il punto fondamentale della puntata è dove si ritrova quando finalmente riesce ad uscire.
Signori io avevo la mascella spiaccicata per terra quando ho capito cosa stava succedendo e non voglio spoilerare nulla, ma l’unico commento da fare è: “OMG”.
Il cerchio si sta iniziando a chiudere e forse vedremo la fine di una storia iniziata anni e anni fa. La prossima puntata deve essere qualcosa di epico essendo anche il finale di stagione, quindi preparatevi ad essere sconvolti.

 

quantico

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Ritorno col botto per Quantico, che la settimana scorsa ci ha lasciato senza puntata. Ho una confusione assurda in testa riguardo a chi possa essere l’attentatore a questo punto. Puntavo su Liam, perché mi è sempre stato sulle scatole e mi è sempre sembrato viscido, ma in questo episodio mi sono dovuta ricredere. Dopo l’arresa di Alex, la ragazza viene presa in custodia da un gruppo di agenti che risponde direttamente al presidente, autorizzati ad ottenere risposte in ogni modo possibile, anche utilizzando metodi non troppo legali. Liam e gli altri agenti cercano in tutti i modi di trovare delle prove che aiutino il caso di Alex prima che le venga fatto del male. Ritorna anche Elias, come avvocato di Alex e pare che all’FBI lo conoscano bene come avvocato, visto che in passato deve avergli dato parecchi problemi. Sono curiosa di vedere cosa succederà con il suo personaggio. Caleb trova le prove necessarie con l’aiuto delle gemelle e scopre come il vero attentatore sia riuscito a rapire e drogare Alex, portandola da casa sua al luogo dell’attentato senza che nessuno lo vedesse. Ha utilizzato i cosiddetti blindspots, ovvero pezzi di strada (di solito piuttosto brevi) che non sono catturati da nessuna telecamera, quindi se vi si resta dentro, non è possibile essere visti. Portate le prove a Liam, anche lui si convince dell’innocenza di Alex e riesce a ottenere indietro il caso, salvando la ragazza e Ryan, che era stato usato per far confessare Alex. La fine della puntata mi ha lasciata sconvolta perché non mi sarei mai aspettata che decidesse di dichiararsi colpevole in tribunale. Sono curiosa di vedere come la tireranno fuori ora.
Nel passato, durante l’addestramento a Quantico, vengono fuori novità e altri sospetti sui nostri agenti. È Simon quello che convince di meno, ma do per scontato che non sia lui il colpevole perché lo stanno cercando di screditare troppo. Dopo aver scoperto che uno degli agenti venuti a insegnare a Quantico ha falsificato delle prove per arrestare e condannare un serial killer, Simon decide di avvisare le autorità e tutti gli altri lo accusano di aver preso una decisione sbagliata. Ora, non so cosa avrei fatto io, ma accusarlo così non ha troppo senso. Dovrebbero aver imparato ormai a fidarsi l’uno degli altri e soprattutto a non sottovalutare l’istinto di ognuno di loro, che si è rivelato spesso corretto.
Il padre di Caleb ha indagato Shelby e pare stia cercando il modo di screditarla agli occhi del figlio, anche se ancora non ho capito perché. A quanto sappiamo dagli eventi futuri, però, pare che alla fine ce l’abbia fatta.
In conclusione, non ho idea di chi sia l’attentatore, non so cosa aspettarmi e mancano solo due episodi al Winter finale..insomma, qui nessuno sa niente!

 

mon firma

Recensione: Carry On di Rainbow Rowell

Sono passati mesi dall’ultima recensione che ho scritto e questa non è decisamente quella che avrei voluto scrivere per prima, ma mi è venuta abbastanza di getto, quindi mi sono detta: “Perché no?!”.
Kia fra poco mi mangiava se non le scrivevo almeno una recensione quindi questa è decisamente dedicata a lei 😉

Vi lascio alla lettura senza perdere altro tempo!

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Titolo: Carry On
Autore: Rainbow Rowell
Editore: St. Martin’s Griffin
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Simon Snow is the worst chosen one who’s ever been chosen.

That’s what his roommate, Baz, says. And Baz might be evil and a vampire and a complete git, but he’s probably right.

Half the time, Simon can’t even make his wand work, and the other half, he sets something on fire. His mentor’s avoiding him, his girlfriend broke up with him, and there’s a magic-eating monster running around wearing Simon’s face. Baz would be having a field day with all this, if he were here—it’s their last year at the Watford School of Magicks, and Simon’s infuriating nemesis didn’t even bother to show up.

Carry On is a ghost story, a love story, a mystery and a melodrama. It has just as much kissing and talking as you’d expect from a Rainbow Rowell story—but far, far more monsters.

 

Carry On mi ha dato subito l’impressione di essere uno di quei libri che o ami alla follia o non riesci proprio a buttare giù. Nel mio caso è stato un miscuglio delle due cose. Il romanzo nasce dalla penna di Rainbow Rowell che fino ad ora non ha mai deluso le mie aspettative. I suoi libri sono sempre molto scorrevoli e dolci, ricchi di colpi di scena e personaggi che sembrano reali. Carry On è una sorta di spin-off di Fangirl, che io avevo letteralmente divorato e amato. Devo ammettere che, al tempo, non ero stata particolarmente attirata dai mini spezzoni che la Rowell aveva pubblicato su Simon e Baz, perché ero concentrata sulle vicende di Cath e sul suo cercare il proprio spazio nel mondo, ma piano piano la curiosità è salita e, quando ho scoperto che la Rowell avrebbe pubblicato un libro dedicato ai due maghi, ho deciso di provarci.

A distanza di anni dalla fine della saga di Harry Potter, mi ritrovo ancora a storcere il naso ogni volta che inizio una storia che parla di maghi e magia. Ho notato, da quando abbiamo aperto questo blog e da quando ho iniziato a prestare attenzione alle recensioni degli altri, che non è un problema solo mio. Chi ha letto e amato Harry Potter tende a trovarlo un po’ ovunque e Carry On non è escluso da tutto ciò.
Nella prima parte del romanzo, queste affinità erano tremendamente evidenti e a volte sono stata tentata di posarlo e non continuarlo perché mi risultava strano e un po’ anche perché non mi stava coinvolgendo per niente. Il romanzo viene raccontato da una moltitudine di personaggi diversi e piano piano si iniziano a capire gli intrecci tra di loro e potersi immergere nei loro pensieri permette una compresione della storia molto più profonda. Se il romanzo fosse stato raccontato interamente dal POV si Simon, avrei quasi sicuramente mollato a metà.

Simon è il Prescelto, il ragazzo destinato a sconfiggere il cattivo di turno e salvare il mondo dei maghi, ma se avete mai pensato che Harry Potter fosse un Prescelto ignobile, Simon vi sembrerà una barzelletta. È il mago più potente mai nato, racchiude in sé poteri inimmaginabili, ma è assolutamente incapace di utilizzarli. I poteri di Simon hanno solo due modalità: zero assoluto o bomba atomica. Snow è sempre affamato, non pensa mai prima di agire e non si rende minimamente conto che ogni azione ha una conseguenza. Dipende dal suo mentore in tutto e per tutto e mi ha dato l’idea di non riuscire a prendere una decisione di testa sua. Come ogni eroe che si rispetti, ha al suo fianco amici disposti a tutto per aiutarlo, o quasi. Penelope è una Hermione meno saccente, ma ugualmente determinata a fare la cosa giusta per il mondo magico e per proteggere i suoi amici. Ha una famiglia tutta strana e mille domande senza risposta, che cerca in ogni modo di risolvere. Agatha, la ragazza di Snow, non sono riuscita ad inquadrarla bene. Mi ha dato la sensazione di essere alla disperata ricerca di normalità, senza poterla mai ottenere davvero. Si è sempre comportata come ci si aspettava da lei, uscendo con Simon e cercando di essere la fidanzata perfetta, finché non capisce che non è quello che desidera davvero.

Più o meno nel momento in cui mi stavo decidendo a mollare il romanzo perché non riuscivo a farmi coinvolgere, è apparso il personaggio che ha cambiato tutto. Chi mi conosce sa che ho una passione per i bad boys in generale e che il bad boy per eccellenza nel mio cuore risponde al nome di Draco Malfoy. Il suo alter ego in Carry On si chiama Tyrannus Basilton ‘Baz’ Pitch ed è un vampiro. Dal momento della sua comparsa, con tanto si portone spalancato mentre tutti lo guardano entrare, Baz è diventato il mio personaggio preferito in questo libro. È un ragazzo aristocratico, cresciuto nel lusso e nella convinzione che ci siano maghi migliori di altri e che questi meritino di più degli altri. La sua famiglia vorrebbe che fosse lui a sconfiggere Snow perché cercano vendetta contro il suo mentore, “The Mage”.
Destino vuole che Baz e Simon siano compagni di stanza dal primo anno di scuola e che siano costretti ogni giorno a fare i conti con la propria rivalità e, per quanto riguarda Baz, anche con sentimenti che non si sarebbe mai aspetto di provare dei confronti dell’altro ragazzo.

Uniti da un patto che mette da parte le loro rivalità per un po’, i due si ritrovano ad affrontare non solo il cattivo della storia (un mostro che pare eliminare la magia ed ha le sembianze di un giovane Simon), ma anche i propri sentimenti, che li spingono inevitabilmente uno verso l’altro. La Rowell ha una delicatezza incredibile nel descrivere storie d’amore, rendendole sempre dolcissime e realistiche. Devo ammettere che, nonostante il romanzo non sia esattamente corto, avrei voluto che certi aspetti venissero approfonditi meglio, come il futuro che aspetta i ragazzi alla fine della battaglia, il passato di personaggi come “The Mage” o Lucy, che emergono piano piano dalla lettura, senza che gli sia dedicato il giusto spazio.

Carry On mi ha dato la sensazione che non ci siano buoni e cattivi in questa storia, ma che ognuno abbia delle convinzioni che lo portano a commettere azioni diverse che hanno conseguenze diverse a seconda della situazione. Baz non è cattivo, come Simon non è sempre buono. Ognuno commette errori e, chi più chi meno, ognuno cerca di risolverli.

Mi è piaciuto davvero tanto come la Rowell abbia deciso di creare gli incantesimi utilizzati all’interno della storia a partire da filastrocche e modi di dire, perché rende il tutto un po’ più divertente e particolare.
Non mi ha convinto del tutto il finale così aperto e avrei voluto qualche indicazione in più su ciò che i personaggi avrebbero dovuto affrontare più avanti, ma mi è piaciuto molto che il finale abbia mostrato che a volte, anche se si pensa di aver perso tutto, ci sono persone al nostro fianco che possono aiutarci a rialzarci e ad andare avanti.

Come dice la trama, Carry On è una storia di fantasmi, d’amore e di mistero con un pizzico di comicità e varie scene che fanno ridacchiare sotto i baffi. I personaggi, insieme, creano un mix da cui, superato il primo quarto di libro, è difficile staccarsi. Avrei voluto poter dare il massimo dei voti a questo romanzo, perché a modo suo fa tornare bambini, immersi in una magia che non potremo mai avere ma che continuiamo a sognare, ma per colpa dell’inizio un po’ lento non mi è stato possibile.

Se avete amato Fangirl, e in generale i libri della Rowell, fate un tentativo con questo romanzo e cercate di non farvi scoraggiare dall’inizio.

rating 4

mon firma

#5 – 5 motivi per… cui le nostre ship tendono ad affondare

Buongiorno! Era un po’ che non pubblicavamo qualcosa in questa rubrica e personalmente ne sentivo la mancanza. Quindi dopo settimane ritorniamo cariche più che mai con un nuovo appuntamento!

5 motivi per

Vi è mai capitato davanti a un film, serie tv o anche libro di trovare due personaggi che vorreste vedere ad ogni costo insieme? Ecco, questa è una ship. La nobile e ingrata arte dello “shippare” è ciò che accomuna moltissimi fan in tutto il mondo, unendoli in un unico sentimento e scopo, ovvero vedere i propri beniamini insieme! Ma dietro a tale traguardo si nascondono e tramano gli autori che fanno di tutto per rovinare i nostri sogni. Ma cerchiamo di capire perché le nostre ship affondano miserabilmente nonostante la nostra buona fede.

  1. Gli autori sono sadici, si divertono a farci soffrire, facendo aspettare stagioni intere per riuscire a vedere un piccolo progresso riguardo la coppia che stiamo shippando, ma alla fine rimaniamo come d’autunno sugli alberi le foglie, ovvero cadiamo nella depressione più totale.
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  2. Il mondo è crudele! Tale frase non è mai stata più vera. Allora, io ho capito che la vita è dura e sono sempre i buoni a rimetterci ma in fondo non mi sembra di chiedere tanto se non che alcune coppie, per di più inventate, possano stare insieme…
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  3. A volte tocca ammetterlo, i personaggi che vorremmo tanto vedere insieme sono tonti come pochi, ovvero potrebbero accorgersi di qualsiasi azione top secret della CIA, ma quando si tratta di capire i segnali di attrazione dell’altra persona non ce la possono fare. Di conseguenza, nonostante vogliamo loro bene, iniziamo a insultarli come se non ci fosse un domani perché c’è un limite all’impeditezza della gente.
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  4. Le circostanze non sono propizie allo sbocciare di questo amore tanto agognato. A chi osa dire questo, io rispondo che non posso aspettare mille mila anni e perdere i capelli nell’attesa che i miei beniamini possano almeno scambiarsi un bacio. In qualità di spettatore, ho il diritto morale di volere il meglio per i miei personaggi.
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  5. In realtà l’unico VERO motivo per cui non vediamo mai (solo raramente) le nostre ship trionfare è perchè gli autori sono delle brutte persone che vogliono sfogare le loro frustrazioni prendendosela con noi poveri mortali che aspettiamo stagioni, scene e capitoli con gli occhi a cuoricino per poter vedere l’amore trionfare.
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Bene, ora mi ritiro a sognare nella speranza di vedere al più presto le mie ship andare a gonfie vele e non schiantarsi nel primo scoglio che capita e rivolgo questo augurio anche a coloro che si trovano nella mia stessa situazione.
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anna firma