kia

Recensione: The Elite di Kiera Cass

Ciao a tutti! Per prima cosa mi scuso per l’assenza infinita. Diciamo che gli esami – e lo stress causato dalla sessione invernale – hanno avuto la meglio. Aggiungiamoci pure la lettura di Trentatrè che mi ha distrutta mentalmente e fisicamente. Resta però che non riesco a stare senza leggere, nemmeno quando devo studiare tutto il giorno. In quei casi mi serve un libretto non impegnativo e in italiano, proprio per scaricarmi quando inizio a delitrare. Ho quindi deciso di continuare con una delle serie iniziate, optando per The Elite – il secondo libro della serie The Selection – di Kiera Cass.

20901080
Titolo: The Elite (The Selection #2)
Autore: Kiera Cass
Editore: Sperling & Kupfer
Disponibile in italiano:
Goodreads

Trentacinque ragazze. Così era cominciata la Selezione. Un reality show che, per molte, rappresentava l’unica possibilità di trovare finalmente la via di uscita da un’esistenza di miseria. L’occasione di una vita. L’opportunità di sposare il principe Maxon e conquistare la corona. Ma ora, dopo le prime, durissime prove, a Palazzo sono rimaste soltanto sei aspiranti: l’Elite. America Singer è la favorita, eppure non è felice. Il suo cuore, infatti, è diviso tra l’amore per il regale e bellissimo Maxon e quello per il suo amico di sempre, Aspen, semplice guardia a Palazzo. E più America si avvicina al traguardo più è confusa. Maxon le sa regalare momenti di pura magia e romanticismo che la lasciano senza fiato. Con lui, America potrebbe vivere la favola che ha sempre desiderato. Ma è davvero ciò che vuole? Perché allora ogni volta che rivede Aspen si sente trascinare dalla nostalgia per la vita che avevano sognato insieme? America ha un disperato bisogno di tempo per riflettere. Mentre lei è tormentata dai dubbi, il resto dell’Elite però sa esattamente ciò che vuole e America rischia così di vedersi scivolare via dalle dita la possibilità di scegliere… Perché nel frattempo la Selezione continua, più feroce e spietata che mai.

 

Sostanzialmente, nella trama, è raccontato tutto il libro. Ci aggiungo una cosa, America è insopportabile. Non so se sono io che ultimamente faccio fatica ad entrare in sintonia con i personaggi femminili dei libri che leggo – escludiamo Grace di Trentatrè, per favore – o se sto proprio cercando col lanternino i libri cha hanno protagoniste senza un carattere definito. America è a palazzo, ha la benevolenza di tutti eppure non riesce a prendere una decisione. Continua a pensare a Aspen che, detto tra noi, mi sembra un filo troppo possessivo. Si limita a denigrare tutto ciò che ha a vedere con la possibile vita a Palazzo, compresa America, quando gli chiede se la vedrebbe come principessa.
Maxon nel primo libro mi era piaciuto, qui fa un po’ troppo il bambinone: ‘Tu non mi vuoi? Io vado con le altre ragazze e ti ignoro così tu ti ingelosisci e torni da me’. Tutto sommato resta ancoratra i personaggi a cui voler bene.
Chi si prende il primato e vince come personaggio migliore, secondo me, è il padre di America. Lui che con la sua calma e le sue riflessioni riesce sempre ad avere una buona parola per tutti. Con le sue lettere riesce a dare una mano a America che altrimenti comincerebbe a sbattere la testa nei muri definitivamente. Le è sempre vicino, prova ad aiutarla in ogni situazione ed è pronto ad accettare qualsiasi cosa per il bene di sua figlia.
Ma veniamo alla spina nel fianco: America. Su forza, non si può stare perennemente – scusatemi il francesismo – con il culo su due sedie. Ok la confusione, ok i cambiamenti improvvisi, ok la paura di non farcela una volta principessa, ok che la serie in qualche modo deve andare avanti, ma così no. Non può cambiare idea ogni cinque minuti.
Detto questo torno a studiare, leggerò il terzo a breve, sono curiosa di vedere cosa decide America e cosa c’entrano i ribelli, non possono essere lì a caso. E soprattutto la lettura è piacevole e scorre bene, senza particolare impegno. Se i cupcakes che ho dato a questo libro vi sembrano pochi, prendetevela con America. In realtà non ho nulla contro il libro in sè.


Recensione: Dragonfly di Leigh Talbert Moore

Ciao a tutti, è un po’ di tempo che non mi faccio sentire con una recensione, ma il motivo c’è. Finalmente, quindici giorni fa, ho deciso di riprendere la mia sfida personale di lettura in inglese. D’altronde, le serie tv in lingua e coi sottotitoli in inglese le guardo, perché non dovrei leggere? Il fatto è che faccio una fatica bestiale. Quando vedo che a leggere un libro di meno di 200 pagine mi ci vogliono 2 settimane mi viene il nervoso e, finito il libro ormai iniziato – più per orgoglio che altro-, mollo l’inglese e torno all’italiano. Ogni tanto però mi saltano i 5 minuti e decido di riprovarci. Un po’ di tempo fa avevo letto The Truth About Letting Go di L. T. Moore e mi era piaciuto, sia come storia che come inglese: lo avevo letto senza grosse difficoltà. Durante l’ultimo attacco ‘devo leggere in inglese’ ho quindi pensato alla Moore e, visto che ho sentito parlar bene di questa serie, mi sono buttata. Della serie ne parlano bene, del primo libro un po’ meno e così è stato. Eh già, il libro di cui oggi vi (s)parlo è Dragonfly di Leigh T. Moore.

20901080
Titolo: Dragonfly (Dragonfly #1)
Autore: Leigh Talbert Moore
Editore: Self
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Anna Sanders expected an anonymous (and uneventful) senior year until she crossed paths with rich-and-sexy Jack Kyser and his twin sister Lucy.

Pulling Anna into their extravagant lifestyle on the Gulf Coast, Lucy pushed her outside her comfort zone and Jack showed her feelings she’s never experienced… Until he mysteriously withdrew.

Anna turned to her internship at the city paper and to her old attraction for Julian, a handsome local artist and rising star, for distraction. But both led to her discovery of a decades-old secret closely guarded by the twins’ distant, single father.

It’s a secret that could cost her the boy she loves and permanently change all their lives.

 

Avessi letto Dragonfly in italiano, probabilmente l’avrei trovato un libretto leggero, un po’ insulso ma nemmeno troppo, di quelli da leggere in un pomeriggio o spalmato in momenti di delirio durante una settimana di studio intenso. Leggerlo in inglese e metterci un bel po’ di tempo dovendomi concentrare di più su ogni frase, mi ci ha fatto riflettere di più.

Partendo dal finale: ha delle potenzialità, quindi il resto della serie lo leggerò, con calma ma sicuramente; anche perché con l’inglese della Moore mi trovo bene e mi invoglia a mettermi in gioco.
Per il resto non saprei che dire, è un grosso boh, un grosso punto di domanda. Lei, Anna, la protagonista, l’ho trovata insulsa, incapace di portare a termine qualsiasi idea ad esclusione del giornalismo, che ama e di cui vuole fare il suo lavoro a fine scuola. Comincia il suo senior year convinta che sarà un anno bruttissimo e infelice perché la sua migliore amica si è trasferita e lei prevede di rimanere da sola per tutta la durata dell’anno. Deve affrontare l’ultimo anno di liceo e un fase della sua adolescenza da sola, ma non trovo che basti a giustificare tutti i suoi comportamenti. Sarà che è giovane, e quindi non ci aspettiamo grande maturità, ma non può nemmeno andare avanti a stare raggomitolata sul letto a piangersi addosso, sia perchè un ragazzo non le parla, sia perché le parla e quindi lei non sa cosa fare. Come minimo 6 volte nel corso del libro si è messa a letto sostenendo che non sarebbe mai riuscita a dormire a causa dei troppi pensieri e poi “Sleep must have come, because the next time I opened my eyes it was daylight”. Bah.
Lui, Jack, il figo, lo prenderei a botte, a calci, a insulti. A scelta, davvero. Non l’ho potuto soffrire fin da subito. Ha i soldi ed è bello e per questo è fermamente convinto di potersi comportare male a piacere. Ha ed ha avuto i suoi problemi, una famiglia complicata alle spalle che influenza anche le sue scelte nel corso del libro
Lui, Julian, è l’amore. Però anche lui non mi finisce di convincere. L’artista, l’amico che vorrebbe qualcosa di più, ma non è in grado di capire che Anna ha bisogno di tempo. Si ritrova così a tornare sui suoi passi con le orecchie basse e la coda tra le gambe più di una volta. E devo dire che la cosa mi dispiace.
La storia è abbastanza piatta, non tanto perchè scontato, anzi, quanto perché, in un certo senso, la trama continua a girare su sè stessa, intorno a un’ipotetica storia d’amore che ci viene promessa quasi ad ogni pagina. L’unica ‘svolta’, in un certo senso inverosimile, che fa uscire dal letargo la nostra protagonista improvvisamente interessata alla vita e al mondo che la circonda, viene portata a galla, spiegata e sviscerata nel giro di poche pagine, per poi tornare alla normalità.
Anche il rapporto di Anna coi suoi genitori mi lascia perplessa, non si fa vedere per giorni a casa, rientra solo per mettersi nel letto a piangere e dormire.

Mi rendo conto che probabilmente del mio sproloquio sulle perplessità e su quel fondo amaro che mi ha lasciato questo libro, vi interessa relativamente, quindi mi fermo qui. Se c’è qualcuno che lo ha letto – o lo leggerà grazie (?) a questa “recensione” (hahaha) – e vuole parlarne io sono qui, e ben disposta a pareri contrari – e non-.

TRENTATRÉ BLOG TOUR Tappa #3 – Interrogazione a Mirya

Eccoci qui, terza tappa di questo Blog Tour dedicato al nuovo libro di Mirya.
Il nostro baby blog – e anche noi – è molto felice di aver già avuto l’onore di ospitare sia un Cover Reveal che questa splendida iniziativa.
Questa serie di post dovrebbe essere spoiler free e contenere un insieme di curiosità e informazioni volto a farvi conoscere e scoprire un po’ di più questo libro meraviglioso.
Lo aspettavamo da po’ e Mirya ha continuato ad alimentare la nostra curiosità con piccoli pezzetti di storia pubblicati sulla sua pagina Facebook. Ora che è arrivato, chiaramente, non ce lo facciamo bastare e abbiamo deciso di intervistarla per scoprire qualcosa in più su di lei, sulla stesura del libro e sul suo contenuto.
Ormai la conoscete tutti, ma, considerando quanto è bella, come potevamo non mostrarvela anche noi? E adesso che avete scoperto anche il ‘backstage’ e la dolcezza della nostra Rachele/Grace, non è ancora più bella? ♥ ♥


Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse.
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che il mondo non può e non deve finire.
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia.
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale.
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri.

Calendario
20 novembre: Anncleire su Please Another Book
23 novembre: @dituttocuore su Di Tutto Cuore
25 novembre: @ciaradh_ & @kiadalpi su Ikigai
28 novembre: @kikkasole su Testa e piedi tra le pagine dei libri
1 dicembre: Erika su Wonderful Monster
4 dicembre: @maistatachiara su Chiara Legge Troppo

Volete sapere qualcosa di più sulla donna che riesce a far ridere, piangere e imprecare contemporaneamente? Prima di interrogare lei direttamente – è sempre stato un nostro sogno poterlo fare con una prof. – vediamo come si descrive lei all’interno del libro.

Mirya continua a vivere a Ferrara, dove D l’ha incastrata e fino a quando D vorrà; a volte finge di parlare con lui e a volte finge di essere lui, per la gioia del marito e del figlio e il tormento dei suoi studenti, e viceversa.
Spera che anche D faccia pace con lei, prima di metterla nel suo blog.
Cerca la neve in qualunque stagione.

Dove trovarla: Facebook  |  Twitter  |   Efp   |  Blog

Prima di tutto, sul tuo blog hai scritto che “Trentatré non è adatto a chi ha idee religiose molto convinte e serie e non gradisce riderci su. Non è adatto nemmeno a chi cerca solo un romance, perché non sarà un romance nel senso consueto del termine, anche se ci sarà una coppia principale. E ci saranno molte parti in questo libro che potrebbero dare fastidio, per motivi che capirete prestissimo.”. Quindi, chi potrebbe apprezzare maggiormente questo libro?

In realtà, questo libro è adattissimo a tutti: serve da regolatore dell’apparato intestinale, da sonnifero per addormentarsi, e, quando uscirà in cartaceo, sarà un ottimo fermaporta. I libri sono preziosi per questo: scopriamo sempre nuovi modi di usarli.

Come ti è venuta l’idea di scrivere un libro su D.?

Ho dei dubbi che l’idea sia venuta a me; conoscendo D, mi ha sicuramente raggirato mettendomela in testa come ha fatto con Newton e la sua canzone. Perché in fondo dice dice, ma gli piace dare spettacolo, soprattutto quando beve la birra.

Perché la Terra in copertina? Ha un significato particolare?

Perché è la Terra il primo pianeta che D distruggerà con l’Apocalisse. Ovviamente non sto criticando o sminuendo gli alieni, ci tengo a dire che in “Trentatré” equiparo ogni differenza di genere, etnia, religione, per cui, marzianini verdi, non sentitevi ignorati o vittima di pregiudizi: distruggerà tranquillamente anche voi.

Puoi dirci qualcosa della calla che troviamo nel bannerino e che fa impazzire chi ha già finito il libro?

Certo che posso dirvi qualcosa: la calla è un fiore. Bianco. Ha un coso giallo dentro che, ho appena cercato, si chiama spadice, e in cui io vedo un simbolo un po’ equivoco. Alcune ragazze di cui non faccio nomi (Annachiara e Cristina) l’hanno associata allo spermatozoo e altre ad un pesce. Nel piano generale dell’umorismo divino, non mi sento di negarlo.

In Di Carne e di Carta alcuni personaggi, in particolare Chiara e Alessandra, erano in qualche modo dedicati a persone reali e per te importanti. È lo stesso per Grace?

Grace non può essere dedicata a nessuno, anche perché Michele è possessivo e accetta di cederla al massimo a D. Grace è una canzone e una speranza, non un essere umano. Ma in fondo tutti gli esseri umani sono una canzone e una speranza; io, ad esempio, sono la speranza di mio marito di non sentirmi cantare più.

Durante il Cover Reveal abbiamo scoperto il nome di Giovanni. Puoi dirci qualcosa di questo personaggio?

Immaginate tutte le parolacce del dizionario, frullatele insieme, moltiplicatele, esageratele, riempiteci il firmamento. Ecco cosa posso dirvi di Giò Giò.
Ma allo stesso tempo, lui è quel firmamento. Ecco cosa posso dirvi di mio figlio.

L’argomento non deve essere dei più facili e non hai avuto delle linee guida dettate da un genere specifico, come ti sei approcciata alla scrittura?

Continuate a dare per scontato che avessi una scelta, ma non ce l’avevo. “Trentatré” mi ha interrotto nella stesura di altre due storie, si è preso tutto lo spazio e tutto il tempo, si è scritto da solo. Il tema religioso non mi ha dato alcun problema. Ho avuto piuttosto problemi di ordine tecnico: la focalizzazione interna sdoppiata, il limite temporale di ventiquattro ore per ogni capitolo, il limite di trentatré capitoli decisivi. Lì, verso la fine, mi sono dovuta fare degli schemi per riuscire a finire tutto ciò che doveva fare D entro il trentatreesimo giorno, e ho dovuto lavorare di incastro. Con D a ripetermi che era proprio quello che intendeva.

Qual’è stata la scena che ti sei divertita di più a scrivere?

Mi sono goduta un mondo in tutte le scene con D e il vecchio Giò. Ogni volta che questi due vecchietti del Muppet Show si mettevano lì a punzecchiarsi, io mi rilassavo alla tastiera, perché facevano tutto loro. Il difficile era farli smettere.

Quando hai iniziato a scrivere, quanto della storia avevi già in mente? E quanto hai cambiato o deciso durante la scrittura?

Dipende da cosa intendete per prima: all’inizio è venuto giù solo il prologo, di botto, tipo folgorazione sulla via di Damasco (non andate a Damasco, pare che folgorino tutti su quella via). Poi è venuta fuori Grace. Ho avuto tutto il puzzle in mente a un terzo del libro, e a quel punto ho capito cosa stavo cercando. Devo ancora trovarlo, naturalmente.

Che sensazione ti dà un successo così grande, nonostante questo libro non abbia un passato conosciuto come Di Carne e di Carta e considerando gli argomenti trattati?

Bisogna vedere cosa si intende con ‘successo’: una self ha sempre poca diffusione, ma per me ogni lettore è un dono incredibile. In questo libro i miei primi successi sono arrivati dalle prime reazioni ‘a caldo’ di persone che mi confermavano che “Trentatré” aveva dato loro qualcosa. Quando ho finito di scriverlo, io mi sono sentita rilassata come non mai; ho capito che ci avevo davvero messo dentro un groviglio di cose che mi pungevano lo stomaco. E ho capito che Grace mi aveva davvero nevicato nell’anima. Sapere che anche per un solo lettore è lo stesso, che ha visto il fiocco di neve: questo è un successo, e la sensazione che mi dà è quella di svegliarsi bambini la mattina di Natale.

Quali sono i tuoi programmi futuri? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho in mente un distopico, un fantasy con un drago, una tetralogia fantasy degli spiriti, un horror, un romantico, e uno di cui non so decidere il genere ma di cui mio marito ride in continuazione, quando gliene parlo. Oh, e devo finire una fanfiction. Posso anticiparvi che prima o poi il marito mi strapperà a forza dalla tastiera, mentre io invocherò l’aiuto di D.

Prima di concludere, qual è l’ultimo libro che hai letto e quale quello che, secondo te, tutti dovrebbero leggere?

“Sei come sei” di Melania G. Mazzucco, che stranamente non mi ha spinto a dubitare della mia sessualità come temevano i genitori che lo hanno boicottato nella scuole dei loro figli, ma mi ha spinto a mettere in discussione il mio uso dei dialoghi, perché in quel libro se ne fa davvero un uso stranissimo.

Tutti dovrebbero leggere il libro che preferiscono: il piacere della lettura, per essere tale, dovrebbe essere personale. Come la scelta del compagno e dell’epilatore (che spesso hanno dei punti in comune).

Ringraziamo Mirya per averci dedicato un po’ del suo tempo e speriamo che voi lettori abbiate potuto soddisfare alcune curiosità grazie a queste domande. Sicuramente noi ci siamo divertite molto a leggere le risposte.

Ma non vi sembra che manchi qualcosa? Decisamente sì!


Per chi ancora non lo sapesse, in occasione di questo Blog Tour, Mirya mette in palio una copia cartacea di Di Carne e di Carta. Me per vincerla non potete semplicemente sperare nella magnanimtà di D. No, assolutamente no. Vi ‘tocca’ seguire con molta attenzione tutte le tappe del Tour perché ogni blog posterà nella propria tappa un’immagine. Il vostro compito è quello di capire cosa rappresenta l’immagine e scovare in ogni figura una lettera – ben nascosta ma c’è – che, unita alle altre, vi darà una parola sensata.
Per vincere dovete commentare l’ultima tappa con entrambi i soggetti che avete trovato: la soluzione del puzzle e quella dell’anagramma.
Ecco la nostra immagine

Ora abbiamo veramente finito, sperando che la nostra tappa vi sia piaciuta, vi salutiamo.
A presto!

Recensione: The Selection di Kiera Cass

Eccoci di nuovo qui. Oggi vi parlo di ‘The Selection’ di Kiera Cass, ovvero dell’ultimo libro che ho letto in uno di quei momenti ‘non ho voglia di fare assolutamente nulla, nemmeno pensare a che libro leggere’. Mi è passato per le mani questo e visto che era lì da un po’ ho deciso che fosse giunta la sua ora.

20901080
Titolo: The Selection (The Selection #1)
Titolo originale: The Selection
Autore: Kiera Cass
Editore: Sperling & Kupfer
Disponibile in italiano:
Goodreads

Uno spettacolo sfavillante come un diamante. Una competizione feroce come la vita. Un gioco pericoloso come l’amore. Molti anni dopo la Quarta guerra mondiale, in un Paese lontano, devastato dalla miseria e dalla fame, l’erede al trono sceglie la propria moglie con un reality show. Spettacolare. Così, per trentacinque ragazze la Selezione diventa l’occasione di tutta una vita. L’opportunità di sfuggire a un destino di fatica e povertà. Di conquistare il cuore del bellissimo principe Maxon, e di sognare un futuro migliore. Un futuro di feste, gioielli e abiti scintillanti. Ma per America Singer è un incubo. A sedici anni, l’ultima cosa che vorrebbe è lasciare la casa in cui è cresciuta per essere rinchiusa tra le mura di un palazzo che non conosce ed entrare a far parte di una gara crudele. In nome di una corona – e di un uomo – che non desidera. Niente e nessuno, infatti, potrà strapparle dal cuore il ragazzo che ama in gran segreto: il coraggioso e irrequieto Aspen, l’amico di sempre, che vorrebbe sposare più di ogni altra cosa al mondo. Poi, però, America incontra il principe Maxon, e la situazione si complica. Perché Maxon è tutto ciò che Aspen non sarà mai: affascinante, gentile, premuroso e immensamente ricco. E può regalarle un’esistenza che lei non ha mai nemmeno osato immaginare.

 

Onestamente trovo la trama ufficiale un filo troppo spoilerosa.. Cioè, ci racconta tutto. Quindi mi posso sfogare anche io senza paura di sentirmi qualche insulto.
Il libro comincia direttamente in mezzo alla storia, senza tanti preamboli, e abbiamo bisogno di leggere qualche capitolo per capire dove ci troviamo e cosa sta succedendo fin dalle primissime frasi. Da subito facciamo conoscenza, seppur in maniera ‘tratteggiata’ con tutta la famiglia Singer. Mano a mano che si va avanti i profili si delineano quanto basta per farci simpatizzare con May, la sorellina iperattiva, Magda e papà Singer, i genitori di America che non potrebbero essere più diversi tra loro, e Gerad, il fratellino che vorrebbe giocare a calcio ma non può. I due fratelli maggiori, Kenna e Kota, vengono invece solo nominati.
America inizialmente si rifiuta di partecipare alla Selezione e questo porta ad attriti con la madre che arriva a patteggiare la partecipazione addirittura in cambio di denaro. Quello che non sa è che America era già stata convinta a partecipare dal suo grande amore che sostiene che si sentirebbe troppo in colpa a saperla privata della possibilità di avere una vita migliore. I due litigano qualche giorno prima della partenza della ragazza, ma ormai il danno è fatto. Perdutamente innamorata qual’è, sulla foto per la Selezione, la nostra America risulta bellissima e raggiante, e l’amore che emana viene scambiato per amore platonico nei confronti del principe Maxon. Rimangono tutti stupiti quando viene estratto il suo nome e, tra l’emozione della madre e della sorellina, assistiamo all’emergere di un lato del carattere di America che finora ci era stato nascosto: quello socievole, quello che la fa essere vicina alla gente che finisce per adorarla.
Ma chiaramente il suo essere tutta pepe non scompare e già dalla prima sera a Palazzo riesce a ‘litigare’ con il principe che sembra però apprezzare la sua spontaneità e si accorda con lei per non rimandarla a casa in cambio di una forte amicizia.

Lui si alzò e si chinò per leggermi la spilla. «America, giusto?» mi chiese col sorriso sulle labbra.
«Esatto. Ehm… ho già sentito il suo nome, da qualche parte, ma le dispiacerebbe ricordarmelo ancora una volta?»

Per quanto riguarda il principe Maxon lo conosciamo un po’ alla volta e sempre filtrato attraverso gli occhi di America. Inizialmente, quindi, lo vediamo come uno snob, disinteressato a qualsiasi problema del ‘mondo reale’, preoccupato solo a fare una bella impressione e a vivere la sua vita finta. Mano a mano che il America e il principe si conoscono meglio, anche lei deve ricredersi e riconoscere che anche lui ha pensieri e sentimenti reali quanto tutti gli altri. Lo trova sempre più una persona piacevole, nonostante tutti i pregiudizi maturati quando lo vedeva soltanto alla TV.

«Sì, Maxon», bisbigliai. «È possibile.»

Ciò che ci permette di conoscere un po’ meglio Maxon è la novella che fa da prequel a The Selection, ovvero The Prince, The Selection #0.5, disponibile anche in italiano. Nonostante metà del racconto sia la ripetizione di una parte di The Selection, solamente vista dal PoV del principe, ci permette di capire un po’ di più l’umore di Maxon e ci motiva quindi certi suoi comportamenti presenti nel libro.

Detto questo, il libro è un po’ scontato, più o meno dalla seconda pagina – se non dalla copertina – possiamo già immaginare come andrà a finire il libro. La storia è però piacevole, scorre senza intoppi e senza esagerazioni che fanno storcere il naso. Non penso che sia un libro che ti lascia qualcosa dentro o ti fa crescere, ma quanto una lettura piacevole, di quelle che ci permettono di riempire un pomeriggio uggioso.