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Teaser Tuesday #4

Buongiorno! Giuro che tra Pasqua e l’esame di fisica in vista mi ero completamente scordata del Teaser di oggi. E la cara Mon ha ben pensato di dirmelo nell’istante in cui sono entrata in bilbioteca. Quindi, mentre aspetto che anche il secondo caffè di questa giornata faccia il suo effetto, scrivo al volo il post. Anche quello di oggi è tratto da ‘Il Circo della Notte’, vuoi perché mi vengono gli occhi a cuoricino ogni volta che penso a questo libro, vuoi perché tra una cosa e l’altra non sto riuscendo a leggere molto e quindi i libri che girano sono sempre quelli. Giuro che dopo questo teaser vi propino solo quella specie di recensione che sto cercando di scrivere e poi non vi rompo più – tranne se mi chiedete un consiglio su cosa leggere e non avete ancora avuto il piacere di posare gli occhi su questo libro -.

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Nel girare un angolo, si imbatte in una piattaforma rialzata sulla quale si staglia una silhouette immobile come una statua, ma diversa dalla donna ricoperta di neve che ha già visto.
Ha la pelle lucente e pallida; i lunghi capelli neri legati con nastri argentati le sfiorano le spalle. Ha un vestito lungo e bianco, completamente ricamato, così gli sembra, con strani segni neri attorcigliati. Ma quando si avvicina, Bailey si accorge che quei segni neri sono in realtà parole, e quando si avvicina ancora di più capisce che sono lettere d’amore scritte sul tessuto in corsivo. Parole di struggente desiderio la avvolgono alla vita, rincorrendosi sullo strascico dell’abito lunghissimo, che ricade oltre la piattaforma.
E non è immobile. Solo adesso Bailey nota la ragazza con la sciarpa rossa in piedi di fronte alla statua; ha la mano tesa, nell’atto di offrirle una rosa color cremisi.
Con un movimento lieve e lento, quasi impercettibile, la statua allunga la mano per prendere la rosa. Le sue dita si aprono, e la ragazza attende paziente che le richiuda intorno allo stelo, pianissimo, e solo allora lascia andare il fiore.
Un inchino, e si allontana fra la folla.
La statua ora stringe la rosa, una macchia rossa contro il bianco e il nero del vestito.

Favole della Buonanotte – IL CIRCO DELLA NOTTE di Erin Morgenstern

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Il circo della notteAppare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l’insegna in bianco e nero che dice: “Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all’aurora”. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l’umana fantasia dispiega l’infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l’uno dall’altra: l’amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

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Recensione: Tutta colpa del mare di Chiara Parenti

Hola!
Prima di lasciarvi la recensione di oggi, riempio un po’ la pagina raccontandovi cosa ci siamo inventate per festeggiare il sesto mese del nostro piccolo blog – così nel frattempo si riempie un po’ la pagina e mi passa il panico.
Sono stati sei mesi bellissimi, pieni di impegni tra i quali siamo – più o meno – riuscite a incastrare post, collaborazioni e challenges.

Quindi una piccola ‘festa’ ci sembra d’obbligo. In un periodo pieno di studio e di provette, in cui io e la Mon riusciamo leggere fino a un certo punto, i libri più leggeri e divertenti hanno la meglio. Per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro sesto mese a un’autrice italiana i cui libri, fino all’altro ieri, si trovavano nelle nostre TBR.

Stiamo parlando di Chiara Parenti, che tra il resto si è resa disponibilissima di fronte al nostro titubante approccio via mail. Grazie alla sua pazienza il 23 aprile – giorno del complimese – ci sarà una sorpresa proprio qui sul blog.

Ma, prima del 23, ci sono altri tre giovedì – compreso oggi – in cui posteremo le recensioni dei suoi tre libri della collana YouFeel.

Non ho ancora finito. Già, c’è un’altra sorpresa. Un giveaway: il nostro primo giveaway.
Abbiamo deciso di mettere in palio un e-book di Chiara Parenti a scelta del vincitore e una giftcard Amazon da 5€. Dopo un po’ di giri su internet, tra il resto, siamo anche riuscite a scoprire che possiamo inserire anche noi i form Rafflecopter. Il giveaway apre oggi e terminerà una settimana dopo il CompliMese, ovvero il 30 aprile.

Credo di avervi detto tutto, quindi torniamo a noi e alla recensione di oggi. “Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)” è il primo libro scritto da Chiara Parenti. Era un po’ che ne sentivo parlare e lo avevo infilato nella TBR. Settimana scorsa, vuoi la stanchezza e l’ansia pre-esami, vuoi la geniale – pffff – idea per festeggiare questi sei mesi, l’ho preso in mano. L’ho letteralmente divorato in una serata; lo so, avrei dovuto dormire, altrimenti poi divento nervosa, ma ne è valsa la pena.

 

tutta colpa del mare
Titolo: Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito)
Autore: Chiara Parenti
Editore: Rizzoli (YouFeel)
Disponibile in italiano:
Goodreads

Il mare, il ritorno del primo amore e troppi mojito: gli ingredienti perfetti per sconvolgerti la vita.

Mood: Ironico

Lettura consigliata agli astemi – perché cambino idea! La vita di Maia Marini procede a vele spiegate verso la felicità: un fidanzato appartenente a una prestigiosa famiglia, un lavoro presso una delle più rinomate agenzie di comunicazione di Milano, tre amiche splendide con cui trascorrere il weekend per festeggiare l’addio al nubilato di Diana, la futura cognata! Peccato che la meta prescelta sia la Versilia, dove Maia ha passato le vacanze fino all’estate dei 16 anni. Ritornare nei luoghi in cui ha lasciato il cuore e rivedere Marco, il primo amore, la manda in tilt. Così decide che qualche mojito non potrà farle male… e anzi l’aiuterà. Il mattino dopo, però, Maia non ricorda niente. Non ha idea di cosa abbia combinato durante quel folle venerdì notte. In compenso, però, lo sanno i suoi 768 amici di Facebook. Cercando di ricucire una situazione compromettente e compromessa in ogni settore della sua vita, Maia si troverà a porsi una domanda fondamentale: e se invece che la fine di tutto, fosse solo un nuovo inizio? Perché se è vero che l’alcol fa fare pazzie, è altrettanto vero che a volte aiuta a fare la cosa giusta!

 

Le prime pagine mi hanno fatto venire un po’ d’ansia, in quanto ci si ritrova subito catapultati in mezzo alla storia e la prima impressione è la stessa di quando si è ad una festa in cui tutti si conoscono, tranne te. Ma sono tutti molto “amichevoli”, quindi ci si trova molto presto a proprio agio. Le particolarità dei vari personaggi, ciò che li caratterizzerà durante la storia, vengono definite da subito. Per tornare alla metafora della festa, avete presente quando stringete la mano a diverse persone di fila? Farete sicuramente fatica a ricordare i nomi, ma qualcosa di ognuno vi resterà impresso.

Tancredi De Bernardinis è il nome del mio capo, anche se ai più è noto come “Ciccio Cianuro”. Sono centodieci chili di malvagità concentrati in un metro e settanta centimetri di prepotenza.

La trama in sé non ha grandi pretese, ma scorre leggera e lineare per quelle 130 pagine che, arrivati in fondo, vi sembreranno sicuramente troppo poche. In quasi ogni pagina mi sono ritrovata il sorriso sulle labbra e alla fine è quasi arrivata anche la lacrimuccia – ma io non faccio testo, sono un caso umano -.
Resta comunque il fatto che è impossibile non innamorarsi di Maia e Marco. La loro è una storia d’amore in un certo senso scontata, ma non per questo meno bella, romantica e densa di emozioni. È Maia stessa a raccontarla, alternando immagini passate e presenti. Nelle prime troviamo una Maia giovane, piena di voglia di vivere e di scoprire il mondo e sè stessa. Nel presente conosciamo una protagonista completamente diversa, che si costringe ad accettare quella vita che era convinta di volere e che si autoconvince di continuo di essere felice. Una ragazza che rinnega silenziosamente ogni giorno il suo amore per il mare, per le uova fritte e per il ping pong. La Maia – presente non ha più nulla di quello che era una volta, non è più ‘Apetta’ e si nasconde dietro al lavoro che le occupa ogni momento della giornata.

Marco, invece, è rimasto lo stesso sognatore di quando aveva 17 anni. Sembra quasi che non sia cresciuto, che non abbia ambizioni per il futuro. In quindici anni, non è cambiato per niente, rimanendo sempre gentile e disposto a qualunque cosa per aiutare un amico. È ironico, divertente ed estremamente dolce e, soprattutto, follemente innamorato di Maia.
È lui ad avere successo dove tutte le amiche della ragazza avevano fallito: farle capire che quella che sta vivendo non è vita e che, a volte, quello che hai desiderato per anni può non renderti felice come avresti pensato.

Il resto dei personaggi è meno descritto e sicuramente meno sviluppato, ma comunque ben distinti. Ho adorato la Madre, futura suocera di Maia, che più o meno è la reincarnazione di Hitler vestita di verde acido. Non risulta più simpatico il fidanzato della ragazza, Lapo (no, spiegatemi che nome è, vi prego), che vive per compiacere sua madre. Tutto è fatto in funzione della Madre, quindi Maia si ritrova a doversi nutrire solo di riso e suoi derivati – rigorosamente provenienti dalla fabbrica di famiglia – e a lavorare per un uomo che non sopporta solo perché amico della Madre.

Con Lapo non usiamo certo tutta questa attrezzatura quando facciamo sesso. Anzi, non usiamo alcun tipo di attrezzatura. O meglio non facciamo sesso. No, scherzo, quello lo facciamo. Gli ho anche dato un nomignolo per i momenti di intimità: The Flash. Ma questo lo so solo io.

Libri come questo, per quanto semplici, elevano le aspettative di una ragazza alle stelle per cui, ogni possibile candidato come moroso, si ritroverà a dover competere con ragazzi di carta, come Marco. È il dilemma di chi legge romance: si tenderà sempre a paragonare i ragazzi di carne con quelli di carta. Però, alla fine, chi non desidererebbe un Marco tutto per sè? Un ragazzo che nelle conchiglie sente la voce del mare, che crede nel lieto fine e che, per questo, dopo anni attende ancora la sua principessa di cui è follemente innamorato?

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Teaser Tuesday #2

Ciao a tutti! Primo appuntamento anche per me con questa neonata rubrica e, da brava personcina sensibile, un po’ mi emoziono. Mi sembra quindi appropriato lasciarvi un teaser tratto – rigorosamente a caso – da un libro che mi sta emozionando un sacco, nonostante i mille impegni me lo facciano leggere a rilento.
Non sto a tediarvi oltre con i miei sproloqui, anche perché – lo ammetto – non saprei cosa dirvi, sperando che questo paragrafo sia sufficiente ad invogliare alla lettura chi ancora non ha avuto il piacere di infilare il naso tra le pagine di questo libro.
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Alla fine della serata, è lei l’ultima ad andarsene. Nel trambusto dei saluti ha perso lo scialle, e non accetta che gli altri rimangano lì ad aspettarla mentre lo cerca. Li invita con un cenno ad allontanarsi nella notte.
Individuare un pezzo di merletto color avorio nell’eccentrica confusione che regna a la maison Lefèvre si rivela un’impresa difficile. Pur ripercorrendo i propri passi fino alla biblioteca e alla sala da pranzo, non ne trova traccia.
Alla fine decide di lasciar perdere. Ritorna all’ingresso, e lì c’è Marco ad attenderla accanto alla porta, lo scialle piegato sul braccio.
«Stavate cercando questo, Miss Bowen?»
Fa per sistemarglielo sulle spalle, ma il pizzo gli si disintegra fra le dita, trasformandosi in polvere.
Solleva lo sguardo su di lei e vede che lo indossa, annodato alla perfezione, come se non se lo fosse mai tolto.
«Grazie» dice Celia. «Buonanotte.» Gli passa accanto veloce, e prima ancora che lui riesca a rispondere è già oltre la soglia.
«Miss Bowen?» la chiama, inseguendola mentre scende i gradini.
«Sì?» Celia ha già raggiunto il marciapiede. Si volta.
«Speravo voleste concedermi il tempo di quel bicchiere che non abbiamo potuto bere insieme a Praga.» Marco la fissa negli occhi.
Lei riflette. L’intensità del suo sguardo è perfino maggiore di quando se l’era sentito puntato alla nuca; e se da una parte ne avverte l’imposizione, una tecnica che suo padre adorava, vi percepisce anche un tocco di genuinità, un qualcosa che lo rende simile a una supplica.
Ed è questo, accompagnato alla curiosità, a spingerla ad accettare.
Lui sorride, si gira e rientra in casa, lasciandole aperta la porta.
Dopo un momento Celia lo segue. La porta si richiude, da sola, alle sue spalle

Tête-à-tête – IL CIRCO DELLA NOTTE di Erin Morgenstern

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Il Circo Della NotteAppare così, senza preavviso. La notizia si diffonde in un lampo, e una folla impaziente già si assiepa davanti ai cancelli, sotto l’insegna in bianco e nero che dice: “Le Cirque des Rèves. Apre al crepuscolo, chiude all’aurora”. È il circo dei sogni, il luogo dove realtà e illusione si fondono e l’umana fantasia dispiega l’infinito ventaglio delle sue possibilità. Un esercito di appassionati lo insegue dovunque per ammirare le sue straordinarie attrazioni: acrobati volanti, contorsioniste, l’albero dei desideri, il giardino di ghiaccio,.. Ma dietro le quinte di questo spettacolo senza precedenti, due misteriosi rivali ingaggiano la loro partita finale, una magica sfida tra due giovani allievi scelti e addestrati all’unico scopo di dimostrare una volta per tutte l’inferiorità dell’avversario. Contro ogni attesa e contro ogni regola, i due giovani si scoprono attratti l’uno dall’altra: l’amore di Marco e Celia è una corrente elettrica che minaccia di travolgere persino il destino, e di distruggere il delicato equilibrio di forze a cui il circo deve la sua stessa esistenza.

kia firma

Recensione: La Rivincita di Lois Lowry

Buongiorno a tutti!
Quello di cui vi parlo oggi è un librino che ho letto in meno di una giornata. Mi aspettavano un paio di ore di treno e non avevo voglia di nulla di impegnativo. Spulciando il Kobo, ho trovato ‘La Rivincita: Gathering Blue’ di Lois Lowry, il secondo libro della serie The Giver.

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Titolo: La rivincita (The Giver #2)
Titolo originale: Gathering Blue
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
Goodreads

In una comunità del futuro prossimo, tornata ad uno stadio di vita semi-primitiva, un gruppo di funzionari, conosciuto come il Consiglio dei Guardiani, amministra le leggi dominando la popolazione dall’interno dell’unico edificio moderno del villaggio. Tutti vivono in capanne rudimentali, in lotta per la semplice sopravvivenza, incapaci di qualunque sentimento di empatia e di pietà. I più deboli sono emarginati e rifiutati, ma nonostante questo Kira, deforme dalla nascita, sarà l’unica in grado di guardare oltre quella coltre di abbrutimento a cui tutti sembrano ormai rassegnati. La Rivincita – Gathering Blue è il secondo libro della trilogia di Lois Lowry aperta da The Giver – Il Donatore.

Premesso che La Rivincita non c’entra assolutamente nulla con il primo libro – voci di corridoio mi dicono che le storie si riuniranno nel quarto – vi posso dire che l’ho trovato proprio carino. La storia, per nulla impegnativa, scorre senza problemi lungo le 150 pagine. Dopodichè ci si trova a cercarne altre.
Ne ‘Il Donatore’ ero rimasta parecchio impressionata dalla società che Lowry ci presentava. Una comunità del futuro molto schematica e organizzata in maniera maniacale, in cui una delle cose più inquietanti è la totale assenza di colori.
Qui i colori ci sono e sono uno dei punti intorno a cui ruota la storia. Anche questa società è particolare, seppur completamente diversa dalla prima. La vita in comunità è una lotta continua e le differenze – che ne Il Donatore venivano annullate in ogni modo possibile – qui sono accentuate. E chi è diverso è spesso costretto all’isolamento o all’esilio nella Landa.
Kir, la protagonista, nasce orfana di padre e con una malformazione alla gamba. Secondo le regole non dovrebbe nemmeno ricevere un nome a una sillaba – quelli dei bambini – per evitare che lo spirito entri a far parte del suo corpo. Ma sua madre decide di lottare per lei, di salvarla e di crescerla senza farla pesare sulla società. Le insegna a sopportare gli sguardi e le dicerie a testa alta e a trarre la sua forza dal dolore e la fatica. Kir cresce, conquista la seconda sillaba diventando Kira e intanto lavora nella capanna della tessitura. Sempre grazie a sua madre scopre di avere un dono, una capacità fuori dal normale, che la porta a intrecciare i fili e ricamare come nessun’altro.

La morte della madre determina l’inizio di un nuovo periodo della sua vita. Si ritrova in fatti abbandonata e, a causa della sua malformazione, anche mal vista e bersaglio di cattiverie e soprusi. Ma il futuro ha in serbo qualcosa di meglio per lei.
Ma è soprattutto l’amicizia che la aiuta ad andare avanti. Sia quella con Matt, un ragazzino della Palude, scalmanato e sporco ma estremamente gentile e sempre sorridente, sia quella con Thomas l’Intagliatore che la aiuta nei momenti di bisogno e solitudine.

Su un libro così breve non ci può essere molto da dire. Come per il primo la cosa che fa più pensare è l’organizzazione della società protagonista. Quello che ci presenta Lowry è un mondo in un certo senso primitivo, dove l’unico obiettivo è la sopravvivenza, a qualunque costo. I bambini crescono piangendo nel fango, senza l’amore di nessuno. Viene insegnato loro a rubare e a non avere nessun rispetto degli altri. Nessuno conosce quello che c’è al di fuori del villaggio, oltre alle Bestie. È la paura a fare da padrona, in ogni momento della vita, in particolare per donne e bambini.
È un mondo completamente contrapposto al benessere – per lo meno apparente – e alla perfezione in cui vivono i protagonisti de “Il Donatore”.

Personalmente sono proprio curiosa di leggere gli altri due libri della serie, per vedere come -e se – Lowry evolve questa sua particolare attenzione alla società in cui posiziona i suoi personaggi.