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Recensione: L’amore non è mai una cosa semplice di Anna Premoli

Buongiorno! Prima recensione del 2016, so che ne ho già pubblicata una quest’anno – e siamo alla metà di gennaio – ma questa è la prima che scrivo nel nuovo anno. In più si tratta dell’ultimo libro letto nel 2015, che mi ha anche permesso di finire la Reading Challenge di Goodreads. La smetto di dare i numeri e arrivo al dunque. Il libro di cui vi voglio parlare oggi è ‘L’amore non è mai una cosa semplice’ di Anna Premoli.

l'amore non è mai una cosa semplice
Titolo: L’amore non è mai una cosa semplice
Autore: Anna Premoli
Editore: Newton Compton
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lavinia desiderava tanto insegnare, ma dopo la maturità si è lasciata convincere dai genitori e si è iscritta a Economia. Ormai al suo quinto anno alla Bocconi, si trova coinvolta in un insolito progetto: uno scambio con degli ingegneri informatici del Politecnico. Lo scopo? Creare una squadra con uno studente mai visto prima, proprio come potrebbe capitare in un ambiente di lavoro. Peccato che Lavinia non abbia alcun interesse per il progetto. E che, per sua sfortuna, si trovi a far coppia con un certo Sebastiano, ancor meno intenzionato di lei a collaborare. E così, quando la fase operativa ha inizio e le sue amiche cominciano a lavorare in tandem, Lavinia è sola. Ma come si permette quel tipo assurdo – a detta di tutti un fuoriclasse dell’informatica – di piantarla in asso, per giunta senza spiegazioni? Lavinia non ha scelta: non lo sopporta proprio, ma se vuole ottenere i suoi crediti all’esame, dovrà inventarsi un modo per convincerlo a collaborare… Ma quale?

 

Che dire? 320 pagine – che sembrano meno – da leggere tutte d’un fiato. Inverosimile e assurda come storia? Assolutamente sì. Dolce e romantica? Altrettanto assolutamente sì. Quindi ve lo consiglio in maniera spassionata. L’importante è partire senza l’aspettativa di un libro che vi rivoluzionerà la vita. Ma non è nemmeno il suo scopo.

Quella raccontata è la storia di due ragazzi che sono come il giorno e la notte. L’obiettivo di lei è piacere a tutti, quello di lui andare a lavorare nella Silicon Valley e andare controcorrente per partito preso. Per lei la tecnologia sono i social network e, se proprio serve, Google. Lui è un nerd, oserei dire quasi senza speranza e se ne frega di qualsiasi giudizio esterno. Lei adora gli aperitivi con le amiche nei locali più ‘in’ sui Navigli. Lui passa i weekend a fare giochi di ruolo dal vivo. Possono andare d’accordo? No. Si innamoreranno? Leggete il libro.

Ma certo, come non ho fatto a pensarci prima. Tutta colpa della mia mente limitata. «Fammi indovinare ancora: niente Windows sui tuoi PC».
Seb solleva un angolo della bocca in quello che deve essere un mezzo sorriso. «Chiaro…».
«Bensì Linux?», domando richiamando alla memoria quel poco di conoscenze che ho nel campo.
Lui scrolla le spalle rabbrividendo. «Per carità, ti sembro davvero uno da Linux?».
In tutta sincerità lui per primo mi sembra un grosso sistema chiuso, impenetrabile e inaccessibile peggio di Apple, Google e Microsoft messi insieme, ma lo conosco da troppo poco tempo perché mi possa permettere di confidargli qualcosa di simile. «Non so. Per chi mi hai preso, un’esperta informatica?».
Se non altro la mia domanda retorica lo fa scoppiare a ridere.

Ho iniziato a parlarvi di questo libro sostenendo che la storia sia in un certo modo inverosimile e assurda. Vi spiego il motivo. Lei, Lavinia, la protagonista. In poco più di 300 pagine passa da essere la figlia e ragazza modello, che sorride sempre, piace a tutti, non contraddice mai i suoi genitori e non è in grado di fare una scelta all’essere una ragazza ‘normale’, convinta delle sue scelte e di quello che vorrà fare nella vita. Si stacca dai genitori, comincia a capire che ha una spina dorsale e – concedetemi l’espressione – la usa.
Diciamo che nel complesso il suo cambiamento non è nemmeno lontanamente avvicinabile alla realtà. Però – ormai lo sappiamo – nei libri tutto è possibile.

LOL
Ehhh??? Anche questo è linguaggio binario?
Lui mi risponde con una sigla diversa.
ROFL
Sto iniziando a comprendere che comunicare sarà molto, molto complicato. Tra linguaggi noti solo a lui e sigle strampalate, la strada si preannuncia in salita.
Provo a inserire su internet le sigle e scopro che si tratta di due termini slang derivati dall’arcaico ambiente internet Usenet. Una roba da veri nerd, a quanto pare. In ogni caso, la traduzione è “sto morendo dal ridere” e “mi sto rotolando sul pavimento dal ridere”.
Visto che mi ha lanciato il guanto di sfida, rispondo a tono.
ROFLMAO
Il significato è più o meno lo stesso, ma ancora più enfatizzato.
La sua risposta è quasi immediata.
Felice di sapere che Wikipedia funzioni tanto bene.

La scintilla che fa partire il cambiamento è Seb, il quasi ingegnere informatico con cui è costretta a collaborare per un progetto interuniversitario che le porterà dei crediti extra.
Lui è strano, chiuso in sé stesso, indaffaratissimo e concentrato solo sui computer e sul suo lavoro. Oltre che, ovviamente, sul suo sogno di lavorare nella Silicon Valley.
Il finale è chiaro fin dal titolo, e ogni pagina che giriamo ci chiediamo quando potremmo iniziare ad avere gli occhi a cuoricino.

Che altro dire? La Premoli – secondo me – è andata a segno anche questa volta, sfornando un libro moooolto leggero ma altrettanto piacevole e, in certi casi, anche divertente.
Do ‘solo’ 4 cupcakes perché i 5 li tengo per i romanzi che mi sconvolgono durante la lettura lasciandomi in adorazione per parecchio tempo. Volendo ponderare i voti non mi sento di dare la votazione piena a una storia così.
Valutazione relativa solo al suo genere? 5 cupcakes con la panna, ragazzi. Senza ombra di dubbio.

rating 4

kiafirma

Recensione: La favola di Thea di Alessia Esse

Ho capito, nel corso di questi mesi da blogger che la cosa che più mi manca non è tanto la fantasia nello scrivere post e nemmeno il tempo, ma l’organizzazione. Faccio davvero schifo. Mi ritrovo sempre a ridosso di una scadenza e puntualmente non ho idee o non ho voglia di scrivere. Se fossi da sola a gestire questo nostro piccolo angolo virtuale, non so se sarei ancora qui dopo un anno. Uno dei nuovi propositi del 2016 è quello di diventare più organizzata…ce la farò?

Passando al motivo per cui siamo qui, oggi vi porto una recensione.

Ringrazio infinitamente Alessia Esse per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro in cambio di un’onesta opinione.

la favola di thea
Titolo: La favola di Thea (Nel cuore di New York #2)
Autore: Alessia Esse
Editore: Self
Disponibile in italiano:
Goodreads

Lei pensa che lui sia un cafone.
Lui pensa che lei sia superficiale e frivola.
Non potrebbero essere più diversi.
Non potrebbero essere più attratti l’uno dall’altra.
In apparenza, Thea Harrison vive una favola: la sua carriera è in ascesa, i suoi amici l’adorano, e un folto esercito di fotomodelli è pronto a regalarle notti di sesso passionale. Negli ultimi cinque anni, infatti, la ventisettenne è diventata una delle fashion blogger più richieste e apprezzate al mondo.
Thea tocca il cielo con un dito quando riceve un invito per partecipare al Gala annuale del Metropolitan Museum. Si tratta del coronamento di un sogno, e di un’opportunità professionale senza pari.
È al museo che Thea conosce Mordecai Reed, un ragazzo cinico e scorbutico che non si fa problemi a dirle ciò che pensa. Nonostante questo, tra i due nasce un legame sorprendente, che cresce quando Thea si rende conto che lei e Mordecai non sono così diversi come sembra.
Ma la ragazza sa che aprire il suo cuore vorrebbe dire rivelare a Mordecai un segreto nascosto per anni. Un segreto capace di distruggere tutto ciò che lei ha costruito a New York.
Finora Thea è stata brava a fingere. Riuscirà a farlo ancora, quando Mordecai le farà dubitare della maschera che indossa? E cosa accadrà quando il passato tornerà a minacciare la sua nuova vita?
La favola di Thea è un romanzo autoconclusivo. Dato il contenuto di certe scene, la lettura è consigliata ad un pubblico adulto.

 

Avevo un po’ di timore quando ho preso tra le mani il Kindle su cui avevo prontamente caricato il libro, appena ricevuta la mail di Alessia. Non so nemmeno spiegare perché, visto che amo come scrive e fino a quel momento non mi aveva mai delusa, ma qualcosa dentro di me non era convinto. Forse il fatto che il precedente volume mi era piaciuto molto, ma alcuni particolari mi avevano lasciata perplessa, oppure semplicemente il fatto che non l’ho iniziato a leggere in un periodo in cui ero in vena di romance, ma il punto, in tutto questo, è che mi sbagliavo.

Il primo volume della serie Nel cuore di New York, “La tentazione di Laura” (di cui trovate la recensione qui) aveva avuto, per me, dei passaggi sni, mentre questo mi è piaciuto davvero tanto. Era parecchio che non trovavo un libro che mi obbligasse a continuare a leggere fino a notte fonda e mi sono stupita di quanto poco io ci abbia messo a finirlo.

Ne “La favola di Thea” ritroviamo tutti i personaggi già conosciuti, scoprendo nuove sfaccettature mano a mano che la storia procede e ne incontriamo di nuovi, che saranno sicuramente una piacevolissima aggiunta ai successivi volumi della serie. È una della cose che mi piace di più di questa serie, il fatto che ogni volume sia di per sé autoconclusivo. Certo, se si leggono anche quelli precedenti si ha un’idea un po’ più chiara del ruolo di alcuni personaggi, ma tutto sommato adoro il fatto di non essere legata ad una serie per forza. Pare che sia una moda (che dura da parecchi anni) quella di pubblicare tutto in serie senza che ce ne sia il minimo bisogno.

La protagonista questa volta è Thea, personaggio appena appena accennato nello scorso volume, ma che in questo si dimostra una persona molto molto particolare. È una donna che si è costruita un mondo spettacolare intorno, fatto di vestiti, gioielli e feste eleganti. Si è fatta piano piano spazio in un universo che molte di noi fanno fatica anche solo ad immaginare, perché così lontano dalla realtà a cui siamo abituate. Thea è passata da essere una semplice fashion blogger ad un essere un’ icona per molte persone, fino ad attirare l’attenzione di personaggi parecchio influenti nel campo. C’è qualcosa che la turba però, che ci dimostra che non è tutto ora quello che luccica. Quello di Thea è una specie di castello di carte, rimasto in piedi per anni, ma pronto a crollare non appena conosce qualcuno che la sconvolge al punto da tornare ad avere paura del suo passato.

Mordecai (il cui nome devo ancora capire come pronunciare, lo ammetto) è diverso da come me lo sarei immaginata. Leggendo la trama mi aspettavo il solito bello e dannato, quello che si comporta da burbero per attirare l’attenzione, invece Mordecai è proprio scorbutico di suo. Ha un’opinione su tutto ed è tendenzialmente convinto di avere ragione su ogni cosa. I suoi battibecchi con Thea mi hanno fatta ridere più di una volta ed è palese la complicità tra i due fin dal primo istante. Mi è piaciuto tantissimo il fatto che per la prima volta (in questi anni e tra i libri che ho letto io) ho trovato una storia in cui è la donna quella ricca e sicura di sè e l’uomo quello un po’ spaesato che deve trovare il suo posto nel mondo di lei o perlomeno cercare di trovare una mezza misura tra le due situazioni.

Thea: #3 Sono brava nel mio lavoro. Le cose in cui sono meno brava, invece: #1 Perdonare i ritardatari, #2 Tollerare lo sporco, #3 Ingoiare.
Nel momento esatto in cui invio il messaggio, mi rendo conto di quello che ho scritto.
Thea: Le pillole! Ingoiare le pillole! Non fraintendere!
Mordecai invia una serie di emoji che ridono fino alle lacrime.
Mordecai: Hai specificato che ti riferisci alle pillole per farmi capire che ad ingoiare ALTRO sei brava?
Thea: NO!
Mordecai: Quindi sei una schiappa ad ingoiare… in generale?
Oh, buon Dio.
Thea: …
Mordecai: Stai evitando di rispondere?

I due protagonisti sembrano tanto diversi, ma sono simili sotto molti aspetti che si scoprono mano a mano che si va avanti con la lettura. Entrambi hanno un passato da cui sono o scappati o vorrebbero farlo e entrambi indossano maschere. Mi sono stupita della facilità con cui Thea indossa maschere diverse a seconda della situazione in cui si trova e mi sono resa conto, con un po’ di sconcerto, di come sia una cosa che facciamo quotidianamente un po’ tutti. Forse ognuno di noi ha bisogno di un Mordecai che ci inviti a lasciar cadere la maschera e a non vergognarci del nostro passato, ma di abbracciarlo e lasciare che ci aiuti a diventare persone migliori. “La favola di Thea” parla anche di questo, di crescita interiore, della ricerca di sé stessi e della fiducia assoluta nelle persone che ci stanno accanto.

Pensi davvero che solo quelli apparentemente compatibili finiscano assieme? Essere simili è necessario a sedici anni, quando le persone sono troppo immature e volubili per far affondare le radici di un rapporto in un terreno più solido. Alla vostra età, essere compatibili è solo una base di partenza, e neppure così importante.”
Alessia Esse riempie i suoi libri di piccole perle che portano a riflettere e che a volte rimangono impresse per bene nella mia mente. Mi ritrovo spesso, insieme a Kia, quando c’è qualcosa che ci mette ansia, a ripetere “Grandi respiri. Fai grandi respiri”, come ripeteva Nonna Francesca a Lilac in “Segreto”. In questo libro ci ricorda di non lasciare che il nostro passato ci condanni, ma che sia un punto di partenza su cui costruire una persona migliore. A volte piacere agli altri va bene, ma è a noi stessi che dobbiamo piacere per prima cosa. Se ci apprezziamo noi, perché non dovrebbero farlo gli altri?

Ricco di intrecci, o come li chiama un’altra autrice, incastri, questo libro continua la storia di Laura, William, Thea, Audrey, Seth (a cui verrà dedicato il terzo volume e sinceramente non vedo l’ora), Violet, David e ora anche di Mordecai. Non so dove ci porterà il terzo libro di questa serie, ma sono molto molto curiosa di scoprirlo. Nel frattempo, se ancora non avete letto questo libro o i precedenti, vi invito caldamente a farlo.

rating 4.5

mon firma

Teaser Tuesday #44

Buongiorno a tutti. Mi scuso fin da subito perché il Teaser di oggi è tratto dallo stesso libro di quello della Mon della settimana scorsa. Abbiate pazienza. Sotto esami il mio tempo per leggere si è ridotto al quarto d’ora della colazione e quindi il libro che gira è sempre quello. Sia mai che, però, vi venga voglia di partecipare alla 2016 Book Jar Challenge visto che il libro di questo mese è proprio lui: Teorema Catherine di John Green.
teaser tuesday

Nella settimana tra le eliminatorie e la finale, Colin indossò a scuola le sue nuove camicie button-down alla moda e i jeans firmati, e tutti gli chiedevano: Ma è vero che andrai in tivù? E un fighetto che si chiamava Herbie disse a Hassan che Colin piaceva a una tipa, Marie Caravolli. E siccome, non molto tempo prima, era stato piantato da Catherine XVIII, Colin chiese a Marie di uscire con lui, perché Marie, una bellezza italiana dall’abbronzatura perenne che sarebbe stata eletta reginetta della scuola se la Kalman School fosse stata quel genere di scuola, era la ragazza più sexy che avesse – o che avrebbe – mai incontrato. Meno che mai abbordato. Meno che mai invitato fuori. Ci teneva a continuare la serie delle Catherine, certo. Ma Marie Caravolli era il tipo di ragazza per cui si può anche interrompere una serie.
E proprio allora successe la cosa buffa. Il giorno dell’appuntamento scese dal treno dopo la scuola; tutto era programmato alla perfezione. Aveva giusto il tempo di tornare a casa, ripulire la Carretta dai cartocci del fast-food e dalle lattine vuote, farsi una doccia, comprare dei fiori al negozio e andare a prendere Marie. Ma quando svoltò nella sua via, vide Catherine I seduta sui gradini di casa sua. E guardandola mentre tirava su le ginocchia quasi no al mento, Colin si rese conto che non aveva mai visto Catherine senza Krazy Keith.
«Tutto bene?» la salutò Colin, avvicinandosi.
«Oh, sì» disse lei. «Mi spiace di essere venuta senza avvertirti. È solo perché ho il test di francese?» disse, come se fosse una domanda.
«Domani? E io non voglio che mio padre sappia che di francese non so un’acca e così pensavo che forse… Volevo telefonarti ma non ho il tuo numero di cellulare. Così, insomma, ho pensato che visto che conosco una famosissima star dei quiz, forse potevo chiederle una mano.» Sorrise.
«Ehm» disse Colin. Nei secondi che seguirono cercò di figurarsi come sarebbe stato uscire veramente con Marie. Colin era sempre stato geloso della gente come Hassan, che ha la dote innata di farsi nuovi amici. Ma nella capacità di conquistare tutti, si ritrovò a pensare, è insito un rischio: quello di beccare le persone sbagliate.
Immaginò il miglior scenario possibile: Marie – cosa quanto mai improbabile – finiva per trovarlo davvero piacevole. Colin e Hassan, di conseguenza, salivano d’un balzo la scala sociale e venivano ammessi a pranzo a un tavolo diverso e invitati a certe feste. Ora, Colin aveva visto abbastanza film per sapere cosa succede quando gli sfigati intelligenti vanno alle feste dei fighetti: in genere gli sfigati vengono buttati in piscina[60] o si ubriacano e diventano loro stessi dei fighetti superficiali. Nessuna di quelle ipotesi era invitante. In più c’era il fatto che a Colin, tecnicamente, Marie non piaceva. Non la conosceva nemmeno.
«Resta qui» disse a Catherine I. E telefonò a Marie.

Capitolo 11 – TEOREMA CATHERINE di John Green

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teorema catherine
Da quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato. Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.

kiafirma

Book Blitz: Before Goodbye by Mimi Cross

before goodbye book blitz

Buongiorno 🙂
Come avete visto questa settimana ci siamo fatte prendere dall’entusiasmo e, oltre al solito Teaser, vi abbiamo spacciato ben due recensioni. In più, oggi sono qui con un Book Blitz.
Il libro mi ispira e, essendo appena iniziato l’anno, posso ricominciare a illudermi che farà parte della lista di libri che – secondo i miei buoni propositi – leggerò in inglese.
Voi che ne pensate?

Hello everyone!
New Book Blitz today. Like every year, I decided to read at least 5 books in english during 2016. I think this could be one of them. The synopsis sounds intriguing and full of love, what do you think?

before goodbye cover book blitz
Title: Before Goodbye
Author: Mimi Cross
Publication date: January 1st 2016
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Music means more than anything to high school student Cate Reese; it’s also what unites her with Cal Woods. Devoted classical guitar players, Cate and Cal are childhood friends newly smitten by love—until a devastating car accident rips Cal out of Cate’s life forever. Blaming herself for the horrific tragedy and struggling to surface from her despair, Cate spirals downhill in a desperate attempt to ease her pain.

Fellow student David Bennet might look like the school’s golden boy, but underneath the surface the popular athlete battles demons of his own. Racked with survivor’s guilt after his brother’s suicide, things get worse when tragedy darkens his world again—but connecting with Cate, his sister’s longtime babysitter, starts bringing the light back in.

As Cate and David grow closer, the two shattered teenagers learn to examine the pieces of their lives…and, together, find a way to be whole again.

 

excerpt

CONNECTION
CATE

The sheet music perches on the black metal stand, a stack of white flags begging for surrender. But I will not. The music itself looks like a war zone: Pencil strikes are everywhere, the pages filled with casualties—discarded fingerings, interpretive markings. Added, then savagely crossed out. I am trying desperately to get the changes right, Cal’s changes.
The upcoming concert is my inspiration to get up in the morning. Making these changes is my homage to Cal, my connection to him.
But the Brooklyn gig… that show was for us. I need to cancel, yet can’t make the call.
There are so many people I can’t seem to call, my friends in the city—some who knew Cal. A few have called me, but I’m not sure that it matters. They all seem a lifetime away.
Besides the addition and blackened subtraction of musical direction, there are comments written in my music: maybe I’m just a crazy person with this boy in my head.
Cal Woods is not the only guy on my mind.
When Mr. Close finally showed today, he acted like he didn’t know why David and I were there. He probably just didn’t want to punish David for something everyone wanted to do, and he didn’t want to punish me because he doesn’t even know who I am. Half the time in PE I’m like a ghost. Or maybe Close knew I didn’t deserve a detention. Yes, I served a volleyball at the back of Dee’s head, but it couldn’t have hit her that hard, I can’t spike for shit. Of course the volleyball incident was right after I went off on her for telling me not to call Laurel. That was a big deal—to me, but not to her. So neither of these things should have sent her crying to Close. I think she was just pissed at me because of that guy she was talking to earlier.
I haven’t been able to go into the cafeteria for lunch since the accident—too many people, too many eyes on me. Hardly anyone at school knew Cal, but the fact that I was in the car with someone who died in an accident on Chapel Hill Road means that now everybody knows me.
So I’ve been going to the library with my lunch, when I remember to bring it, but I didn’t quite make it today. I couldn’t. Couldn’t stop crying.
Laurel heard I was having a meltdown in the girls’ room and came looking for me. We’d just taken seats outside on the stone wall surrounding the patio when Dee appeared at the far end.
“Dee.” Her name was a small noise escaping my lips, a sound not at all like Laurel’s secret sharing whisper-hiss, but more like choking. Dee was the last person I needed to see.
Laurel waved a hand dismissively. “Don’t worry about her. You’re all pale. I’m going to get you some food.”
I nodded, then glanced back at Dee. But she’d already turned away, calling to a tall boy with dark hair standing at the edge of the woods that border the closest playing field.
Even with everything I was feeling, as the boy approached the patio, I was struck by his looks—he had that kind of face. Plus, he seemed familiar for some reason. But it wasn’t his face or the odd feeling of familiarity that got my attention. He was carrying a guitar case.
I watched him, watched Dee bum a cigarette. But when she started using it to gesticulate, jabbing it angrily in his direction as she spoke, he appeared to stop listening. His eyes flitted from face to face—
Till they landed on mine.
One summer the Ridgeways took me to Montana, to a dude ranch called Triangle X where we rode horses all day. Out West the sky is somehow higher and wider, bluer.
Even from where I sat on the wall, I could see the boy’s blue eyes. They reminded me so much of that sky… I couldn’t look away.
Dee followed his gaze and shot me a cyanide smile, then tugged on his arm. But even as they were walking away, the dark-haired boy’s eyes held mine, his head swiveling to keep the connection. There was a slow-motion feel to everything as my head turned, too—
But then Laurel returned, plopping down on the wall, and time snapped back to its normal tempo. A minute later, I’d forgotten all about the boy. But maybe Dee hadn’t. She’s with Laurel now, but who knows. Maybe she had a thing with this guy.
I picture her jabbing her cigarette in his direction. Obviously, she knows him well.
So, right, I bet that’s what it is. Not the volleyball, the boy.
Then again, Dee would find a way to hate me no matter what. No one has ever really hated me before, except… That night,
the night David insisted on talking about. Wasn’t what happened just another kind of hate?
My left hand travels automatically up and down the fretboard, fingertips splayed like spider legs, running scales again and again. The fingers of my right hand dutifully hop from string to string— but these exercises don’t absorb me, not fully, not now.
Closing my eyes, I concentrate harder. Hammer-ons, pull-offs, be stiller than still. Classical musicians must not move, must not let our bodies express. The music expresses. We are merely the vehicles for the composers. For Saint Cecilia, for the Muses. Maybe, even, for God.
I do not play an instrument; I am the instrument. I serve.
My fingers move up and down the fretboard, skip, skip, skip across the strings…
Silently, a window in my attention span slides open.
At first I notice nothing, too busy playing… 
But then a dark intruder—a recent memory—slips over the sill like vapor.

divisore dx

ABOUT THE AUTHOR
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Mimi Cross was born in Toronto, Canada. She received a master’s degree from New York University and a bachelor’s degree in music from Ithaca College. She has been a performer, a music educator, and a yoga instructor. During the course of her musical career, she’s shared the bill with artists such as Bruce Springsteen, Jon Bon Jovi, and Sting. She resides in New Jersey.

Thanks to XPresso Book Tours for giving us the opportunity to promote this book.