Teaser tuesday

Teaser Tuesday #155

Buongiorno!! È martedì e non poteva mancare il solito appuntamento con il teaser tuesday. Al momento, dopo meeeesi che non accadeva più, ho in lettura due libri. Uno super segretissimo di cui vi parlo qui sul blog nei prossimi giorni che però vi posso dire che mi sta piacendo molto. L’altro è quello della lettura di gruppo, L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman. Il teaser verrà proprio da quest’ultimo. A proposito, siete ancora in tempo per unirvi alla lettura (QUI il regolamento)
teaser tuesday

Suonano ancora. Ove si volta e fissa la porta come se quella dovesse vergognarsi. Avanza di alcuni passi verso l’ingresso, sentendosi rigido come un gessetto; si chiede se gli scricchiolii provengano dalle assi del parquet, o dalle sue articolazioni.
«E adesso, cosa c’è?» chiede alla porta ancora chiusa, come se potesse rispondergli.
«Adesso cosa c’è?» ripete, spalancando l’uscio con tale violenza che la bimbetta di tre anni viene spinta indietro e finisce con il sedere a terra, sbalordita.
Accanto a lei c’è un’altra bambina, di sette anni, dall’aria terrorizzata. Hanno entrambe i capelli neri ed enormi occhi scuri.
«Be’?» domanda Ove.
La bambina di sette anni è sul chi va là. Allunga un contenitore di plastica. Ove lo prende in mano controvoglia. È caldo.
«Riso!» grida la sorellina giuliva, e si affretta a rimettersi in piedi.
«Al curry, con pollo» conferma la più grande, diffidente.
«Non compro nulla, grazie.»
La bambina di sette anni pare offesa.
«Siamo le tue vicine!»
Ove rimane in silenzio per alcuni secondi. Poi fa un cenno di assenso, quasi avesse deciso di accettare quella premessa come spiegazione.
«Ah.»
La bimba di tre anni annuisce soddisfatta e agita le maniche troppo lunghe della felpa.
«Mamma ha detto che tu fame!»
Ove considera per un istante quella piccola imperfezione grammaticale.
«Eh?»
«La mamma ha detto che sembravi affamato, così ti abbiamo portato qualcosa da mangiare per cena» spiega la bambina di sette anni, un po’ seccata.
«Vieni, Nasanin. Andiamo a casa» aggiunge. Prende la sorella per una mano, lancia uno sguardo accusatorio a Ove e si volta, allontanandosi.
Ove rimane sulla soglia e le guarda andare via. Vede la donna incinta con i capelli neri sorridergli dall’altro lato della strada, mentre le bambine corrono in casa. La bimba di tre anni si gira e lo saluta felice. Anche la donna incinta lo saluta. Ove richiude la porta.

CAPITOLO – L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman

divisore dx

l'uomo che metteva in ordine il mondo
Ove ha 59 anni. Guida una Saab. La gente lo chiama “un vicino amaro come una medicina” e in effetti lui ce l’ha un po’ con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l’auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Eppure qualcosa nella sua vita sembra sfuggire all’ordine, non trovare il posto giusto. Il senso del mondo finisce per perdersi in una caotica imprevedibilità. Così Ove decide di farla finita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l’acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello… Ma… Ma anche in Svezia accadono gli imprevisti che mandano a monte i piani. In questo caso è l’arrivo di una nuova famiglia di vicini che piomba accanto a Ove e subito fa esplodere tutta la sua vita regolata. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. E forse questa vita imperfetta, caotica, ingiusta potrebbe iniziare a sembrargli non così male…

Teaser Tuesday #154

Buongiorno!
Sono in una settimana un po’ strana, in cui non riesco a leggere molto. Spero di riprendere. Intanto vi lascio l’inizio del primo capitolo del libro scelto per la nostra Lettura di Gruppo. Non ho ancora letto molto, ma queste prime pagine mi sembrano un’ottima partenza.

teaser tuesday

Ove ha cinquantanove anni. Guida una Saab. È il tipo di uomo che indica le persone che non gli piacciono un po’ come se fossero dei topi d’appartamento e il suo indice una torcia della polizia. È in piedi davanti al banco di uno di quei negozi frequentati da patiti d’informatica che guidano auto giapponesi. Ove osserva il commesso per un bel pezzo prima di agitargli davanti al naso una scatola bianca di medie dimensioni.

«Dunque, questo sarebbe un… aaiPadd?» vuol sapere.

Il commesso, un giovane dall’indice di massa corporea a una sola cifra, sembra a disagio. Sta evidentemente lottando contro l’impulso di strappare di mano la scatola a Ove.

«Sì, esatto. Un iPad. Ma sarebbe meglio che non lo scuotesse in quel modo…»

Ove osserva la scatola quasi fosse di un genere estremamente inaffidabile. Come se guidasse una Vespa con addosso una tuta da ginnastica fucsia, e avesse urlato a Ove: “Ciao, amico!” e poi avesse cercato di vendergli un orologio.

«Mm. Quindi è un computer?»

Il commesso annuisce. Poi tentenna un momento e fa un rapido cenno con il capo.

«Sì… cioè, è un iPad. C’è chi lo chiama “tablet”, chi “tavoletta per navigare su Internet”. Ci sono diversi modi di vederla…»

Ove guarda il commesso come se gli avesse appena parlato al contrario.

«Ah!»

Il commesso annuisce, esitante.

«Eh, sì.»

Ove sbatacchia di nuovo la scatola.

«E va bene?»

Il commesso si gratta la testa.

«Ma certo… Cioè, sarebbe a dire?»

Ove sospira e inizia a sillabare le parole lentamente, come se il commesso avesse problemi di udito.

«Va-be-ne? È un buon computer?»

Il commesso si gratta il mento.

«Be’… sì… è ottimo. Ma dipende dal tipo di computer che le serve.»

Ove gli lancia un’occhiata truce.

«Mi serve un computer! Un normale computer!»

Tra i due uomini cala un silenzio lungo alcuni istanti. Il commesso si schiarisce la voce.

«Vede, in realtà questo non è un normale computer. Forse per lei sarebbe meglio un…»

Fa una pausa, cercando un termine con cui immagina che l’uomo davanti a lui possa avere una qualche familiarità. Poi si schiarisce di nuovo la voce.

«Un laptop?»

Ove scuote il capo con foga e si sporge minaccioso sul banco.

«No, non voglio un CAVOLO di lapptopp. Voglio un computer!»

Il commesso fa un cenno di assenso.

«Un laptop è un computer.»

Ove lo fissa offeso e punta con ostentazione il suo indice-torcia sul banco.

«Lo so perfettamente!»

Il commesso annuisce di nuovo.

«Okay…»

Un uomo che si chiama Ove
compra un computer che non è un computer- L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman

l'uomo che metteva in ordine il mondo cover

Ove ha 59 anni. Guida una Saab. La gente lo chiama “un vicino amaro come una medicina” e in effetti lui ce l’ha un po’ con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l’auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Eppure qualcosa nella sua vita sembra sfuggire all’ordine, non trovare il posto giusto. Il senso del mondo finisce per perdersi in una caotica imprevedibilità. Così Ove decide di farla finita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l’acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello… Ma… Ma anche in Svezia accadono gli imprevisti che mandano a monte i piani. In questo caso è l’arrivo di una nuova famiglia di vicini che piomba accanto a Ove e subito fa esplodere tutta la sua vita regolata. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. E forse questa vita imperfetta, caotica, ingiusta potrebbe iniziare a sembrargli non così male…

Teaser Tuesday #153

Buongiorno! Iniziata bene la settimana? Oggi vi lascio il Teaser tratto da un libro che ormai conoscete tutti e che finalmente sono riuscita ad iniziare anche io: Caraval di Stephanie Garber. Nonostante il fantasy non sia il mio genere preferito, mi trovo a mio agio quando i mondi sono ben costruiti e entra anche un pizzico di romance…quindi, per il momento, voto assolutamente positivo 🙂
teaser tuesday

Essere stretta in un angolo da un ragazzo come quello, in un corridoio semibuio, avrebbe dovuto metterla a disagio, ma la sua espressione era più preoccupata che minacciosa.
“Non ci dovete una spiegazione” disse lui. “Sono sicuro che avete le vostre buone ragioni per dormire fuori, ma non credo dovreste rimanere qui, Io alloggio nella stanza numero undici. Potete dormire lì.”
Dal modo in cui lo disse, Rossella ebbe la netta sensazione che non intendesse condividere la stanza con lei (al contrario di un altro giovane di sua conoscenza), ma era talmente abituata ai pericoli nascosti che non poté fare a meno di esitare.
lo studiò ancora alla luce della lanterna. Guardò la rosa nera tatuata sul dorso della mano, bella, elegante e un po’ malinconica. Rossella non sapeva perché, ma le sembrava che quel tatuaggio in qualche modo lo descrivesse. La bellezza e l’eleganza avrebbero dovuto spaventarla (aveva imparato a sue spese che spesso nascondevano ben altro), ma il lato malinconico l’attirava. “E voi dove andrete a dormire?”
“Nella stanza di mia sorella.” Il giovane fece un cenno verso la ragazza accanto a lui. “Ci sono due letti, e a lei non servono entrambi.”
“Invece sì” ribatté la ragazza. Malgrado Rossella non riuscisse ancora a distinguerla bene, era sicura la stesse guardando con disprezzo.
“Non essere scortese” disse il giovane. “Insisto” aggiunse, prima che sua sorella avesse modo di protestare ancora. “Se mia madre sapesse che ho lasciato dormire per terra una giovane donna infreddolita, mi ripudierebbe e non potrei biasimarla.” Le porse una mano tatuata per aiutarla ad alzarsi. “A proposito, sono Dante, e lei è mia sorella, Valentina. Possiamo darci del tu.”

Capitolo 12 – Caraval di Stephanie Garber

divisore dx

caraval cover
Ricorda, è solo un gioco…
Il mondo, per Rossella Dragna, ha sempre avuto i confini della minuscola isola dove vive insieme alla sorella Tella e al potente, crudele padre. Se ha sopportato questi anni di forzato esilio è stato grazie al sogno di partecipare a Caraval, uno spettacolo itinerante misterioso quanto leggendario in cui il pubblico partecipa attivamente; purtroppo, l’imminente, combinato matrimonio a cui il padre la sta costringendo significa la rinuncia anche a quella possibilità di fuga. E invece Rossella riceve il tanto desiderato invito, e con l’aiuto di un misterioso marinaio, insieme a Tella fugge dall’isola e dal suo destino… Appena arrivate a Caraval, però, Tella viene rapita da Legend, il direttore dello spettacolo che nessuno ha mai incontrato: Rossella scopre in fretta che l’edizione di Caraval che sta per iniziare ruota intorno alla sorella, e che ritrovarla è lo scopo ultimo del gioco, non solo suo, ma di tutti i fortunati partecipanti. Ciò che accade in Caraval sono solo trucchi ed illusioni, questo ha sempre sentito dire Rossella. Eppure, sogno e veglia iniziano a confondersi e negare la magia diventa impossibile. Ma che sia realtà o finzione poco conta: Rossella ha cinque notti per ritrovare Tella, e intanto deve evitare di innescare un pericoloso effetto domino che la porterebbe a perdere Tella per sempre…

Teaser Tuesday #152

Buongiorno!
Il libro di cui vi lascio un breve estratto oggi è ‘4321’ di Paul Auster. In teoria lo sto leggendo con un gruppo di lettura, ma non sto riuscendo a stare dietro alle scadenze. Spero di recuperare magari nelle prossime settimane, altrimenti andrò avanti a leggerlo per conto mio. Il libro è molto intrigante, ma non semplice da seguire.

teaser tuesday

Le eventuali informazioni che il giovane Ferguson riuscí ad apprendere sui nonni paterni provenivano quasi esclusivamente da sua madre, Rose, per molti anni la piú giovane delle tre cognate Ferguson di seconda generazione, che a loro volta le avevano ricevute in gran parte da Millie, la moglie di Lew, una donna che aveva il gusto del pettegolezzo e che era sposata con un uomo assai meno introverso e assai piú loquace di Stanley o Arnold. Quando Ferguson aveva diciott’anni, sua madre gli riferí una delle storie di Millie, presentandogliela come una semplice diceria, un’ipotesi non accertata che poteva essere attendibile – ma anche infondata. Stando a quanto Lew aveva raccontato a Millie, o a quanto Millie diceva che lui le avesse raccontato, c’era stato un quarto figlio, una bambina nata tre o quattro anni dopo Stanley, nel periodo in cui la famiglia si era stabilita a Duluth e Ike cercava lavoro come marinaio semplice sui Grandi Laghi, una serie di mesi in cui la famiglia aveva vissuto in estrema povertà, e siccome Ike non c’era quando Fanny diede alla luce la bambina, siccome il posto era il Minnesota ed era inverno, un inverno particolarmente gelido in un posto particolarmente freddo, e siccome la casa in cui abitavano era riscaldata solo da una stufa a legna, e siccome giravano cosí pochi soldi che Fanny e i ragazzi erano ridotti a vivere con un pasto al giorno, il pensiero di dover accudire un altro figlio l’aveva talmente riempita di terrore che aveva affogato la neonata nella vasca da bagno.

Stanley parlava poco dei genitori con suo figlio, ma non parlava tanto nemmeno di se stesso. Ferguson faticò a formarsi un’immagine chiara di suo padre da bambino, o da ragazzo, o a qualunque età, se non a partire da quando suo padre sposò Rose due mesi dopo aver compiuto trent’anni. Da alcuni commenti estemporanei che a volte salivano alla bocca del padre, Ferguson riuscí a dedurre quanto segue: che Stanley era stato spesso preso in giro e maltrattato dai fratelli maggiori, che essendo il minore dei tre e quindi quello che aveva trascorso la parte piú piccola della sua infanzia con il padre ancora in vita era quello piú attaccato a Fanny, che era stato un alunno diligente, che alle superiori giocava come estremo nella squadra di football e correva i quattrocento per la squadra di atletica, che il suo talento per l’elettronica lo aveva portato ad aprire un negozietto di radioriparazioni l’estate dopo aver preso il diploma nel 1932 (giusto un bugigattolo in Academy Street, Newark centro, diceva lui, sí e no un banchetto da lustrascarpe), che a undici anni era rimasto ferito all’occhio destro durante un assalto materno a colpi di scopa (che lo aveva parzialmente reso cieco e quindi inabile al servizio militare durante la seconda guerra mondiale), che detestava il diminutivo Sonny e lo abbandonò non appena lasciata la scuola, che adorava ballare e giocare a tennis, che non aveva mai detto una parola contro i fratelli, per quanto lo trattassero stupidamente o con disprezzo, che da bambino dopo la scuola consegnava i giornali a domicilio, che aveva preso in seria considerazione l’idea di studiare legge ma ci aveva rinunciato per mancanza di fondi, che a vent’anni aveva fama di sciupafemmine e usciva con un gran numero di giovani ebree senza la minima intenzione di sposarne una, che aveva fatto diverse puntatine a Cuba negli anni Trenta, quando L’Avana era la capitale del vizio dell’emisfero occidentale, che la sua piú grande ambizione era quella di diventare un magnate, un uomo ricco come Rockefeller.

Capitolo 1- 4321 di Paul Auster

magic cover

Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell’altra scuola, se… Ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E così ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale »: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto il suo capolavoro. 4 3 2 1 è il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l’incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un’opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c’è molto altro in 4 3 2 1: c’è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l’assassinio di Kennedy, c’è lo sport e il Sessantotto, c’è Parigi e c’è New York, c’è tutta l’opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l’hanno ispirato, c’è il fato e la fatalità, c’è la morte e il desiderio