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Recensione: The Heir di Kiera Cass

Non avrei dovuto scrivere questa recensione, ne volevo fare un’altra. L’altra non mi viene – mi impegnerò di più per la settimana prossima e spero di farcela – quindi vi tocca accontentarvi di questa.
Dunque, il libro in questione è The Heir di Kiera Cass, il quarto libro della trilogia di The Selection. Sì, avete letto bene e non sono io che sto dando i numeri. The Selection è nata come trilogia, non la più entusiasmante delle serie che abbia letto, ma secondo me comunque una lettura leggera e disimpegnata. Niente per cui serva l’utilizzo di troppi neuroni, tre libri su cui ridere, scuotere la testa e nei quali odiare un po’ America. Dimenticavo, il terzo libro finisce molto stile ‘E vissero tutti felici e contenti.’. E allora, perché non si poteva finire lì? Bella domanda. Con The Heir si riparte per un’altra Selezione che vede, questa volta, 35 uomini in competizione per la mano della principessa Eadlyn. Un disastro.
Comunque, io parlo e parlo, ma mi sono letta il libro in inglese appena uscito. Sarà la curiosità oppure non lo so, ma non riuscivo a starci lontana.

the heir
Titolo: The Heir (The Selection #4)
Autore: Kiera Cass
Editore: HarperTeen
Disponibile in italiano: No
Goodreads

Princess Eadlyn has grown up hearing endless stories about how her mother and father met. Twenty years ago, America Singer entered the Selection and won the heart of Prince Maxon—and they lived happily ever after. Eadlyn has always found their fairy-tale story romantic, but she has no interest in trying to repeat it. If it were up to her, she’d put off marriage for as long as possible.
But a princess’s life is never entirely her own, and Eadlyn can’t escape her very own Selection—no matter how fervently she protests.
Eadlyn doesn’t expect her story to end in romance. But as the competition begins, one entry may just capture Eadlyn’s heart, showing her all the possibilities that lie in front of her… and proving that finding her own happily ever after isn’t as impossible as she’s always thought.

Avete odiato America? Fantastico. Eadlyn è peggio. È una ragazzina viziatissima, puzzaculo (cit.) e nevrotica, cresciuta con la convinzione di essere superiore a tutti.

I was Eadlyn Schreave. No one was more powerful than me.

Prima di andare avanti, mi scuso da subito per il fatto che sarò un po’ spoilerosa riguardo le trame dei libri precedenti, non riesco a fare altrimenti.
Detto questo, America e Maxon, saliti al potere, hanno abolito le caste e per qualche anno le cose sembrano andare per il meglio. Gli abitanti di Ilea sembrano particolarmente felici di questa nuova organizzazione della società che permette loro di crearsi una propria vita senza essere incatenati alla casta di appartenenza.
Eadlyn ha un gemello, Ahren, con cui condivide qualsiasi cosa. Lui, però, è nato 7 minuti dopo di lei che, per questo, è l’erede designata. Cresce felice, in un periodo di pace e tranquillità, circondata dall’amore della sua famiglia e dal lusso del palazzo. Fin da piccola viene istruita per quello che sarà il suo futuro, ovvero regnare Ilea. Passa buona parte delle sue giornate a lavorare con il padre, aiutandolo nei vari impegni che comporta l’essere re.

Più o meno all’improvviso, la gente inizia a ribellarsi, a non essere più contenta del sistema senza le caste. E allora che si fa? Una Selezione al maschile, nulla di più logico. L’idea è quella di far convergere l’attenzione della popolazione su qualcosa di apparentemente molto importante, su una distrazione architettata ad hoc.
L’idea è di America e Maxon che, quando la propongono a Eadlyn, si ritrovano a dover quasi litigare per convincerla. Dopo averci pensato un po’, aver pestato i piedi – come si conviene a una vera regina – e aver parlato con Ahren, decide di acconsentire. Con una condizione, però: promette di far durare la Selezione per almeno tre mesi, a patto che, se non si dovesse innamorare di nessuno, non sarà costretta a terminarla con un anello al dito.
Tutti d’accordo, quindi. Si passa alla comunicazione ufficiale e, successivamente, all’estrazione dei 35 candidati.
Vi ricordate Marlee, l’amica di America che alla fine si era sposata con Woodwork, la guardia con la quale era stata colta in flagrante? Bene. Ora loro vivono a palazzo e hanno due figli. Kile, un ragazzo dell’età di Eadlyn, sempre con il naso nei libri e Josie, la ragazzina entusiasta di vivere a palazzo nonostante sia cresciuta nell’ombra della futura regina. Eadlyn e Kile si odiano, non si possono vedere. Indovinate un po’ uno dei nomi dei Selezionati.
Ma nonostante lo smarrimento iniziale tra i due potrebbe anche esserci del tenero. È grazie alla Selezione che riescono a conoscersi meglio e a scoprire e apprezzare le qualità e le capacità l’uno dell’altra. Per Eadlyn è una specie di ancora, qualcuno di conosciuto; per il pubblico è qualcosa di molto romantico: l’amico d’infanzia che sembra diventare qualcosa di più.
Ma se America non si riusciva a decidere tra Aspen e Maxon, la figlia non può essere da meno. Ed è qui che entrano in scena anche il carinissimo Henri e il suo fedele traduttore Erik che, nonostante non faccia parte dei selezionati, potrebbe rubare il cuore della futura regina – sempre che ne abbia uno -.

Eadlyn, comunque, non mette da parte la sua altezzosità nemmeno per un attimo quando ha a che fare con i ragazzi. Dopo nemmeno 24 ore ne elimina più o meno un terzo, qualcuno scappa perché si sente ignorato e maltrattato, altri cominciano a chiedersi se non sia completamente senza cuore. Capisco che sia l’unico modo che ha per salvarsi dal mondo esterno che, nonostante tutto, le si sta ribellando contro. Il suo atteggiamento, però, non fa che peggiorare le cose.
L’ho mentalmente insultata una quantità innumerevole di volte, perché davvero ha una capacità innata nel rendersi antipatica.

A parte la storia, di cui ormai avete capito cosa ne penso, mi è piaciuto come la Cass ha caratterizzato i personaggi (quelli nuovi), secondo me in maniera più approfondita rispetto ai primi libri. Non sono figure sfaccettate – ma nemmeno il calibro del libro ha la pretesa che lo siano – ma sono dell’idea che in questo libro ognuno dei personaggi ‘principali’ abbia un carattere più definito rispetto a chi avevamo incontrato in precedenza.
Un’altra critica che avevo fatto era di aver buttato lì delle cose senza capo nè coda, giusto per fare storia. Sono rimasta piacevolmente sorpresa per non aver trovato nessun passaggio di questo tipo in The Heir.

Detto questo, non è una serie che consiglio spassionatamente. Ma nemmeno mi sento di dirvi di evitarla, anzi. Ok, è un po’ trash, un po’ scontata e esagerata, ma a volte ci stanno anche libri di questo tipo. E poi, si può sempre utilizzare come esercizio di inglese. Se ci sono riuscita io, ce la può fare chiunque. E comunque, io aspetto già il prossimo (*scappa a nascondersi*), perchè le risate, i momenti di perplessità e i commenti con la Mon sono, nonostante tutto, impagabili.

rating 2.5
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Teaser Tuesday #10

Ciao! Oggi ho deciso di ‘rompere le regole’ e prendere il teaser da un libro letto circa una settimana fa. Prima o poi riuscirò a farvi avere anche una recensione, ma per intanto provo a invogliarvi a leggere questo libro con uno spezzone, estratto rigorosamente a caso. Per intanto, vi dico solo che, nonostante la pelle d’oca, questo libro è tra i migliori che abbia letto ultimamente. Che aspettate?

teaser tuesday

Non era solo la mamma. L’uomo che caricava l’orologio era malato. La madre di Janina era malata. Se solo avessi potuto trovare delle medicine. Detestavo l’idea di chiedere qualcosa
a loro. L’NKVD aveva ucciso il papà. Li odiavo per questo. Non potevo permettere che facessero la stessa cosa alla mamma. Vidi Kretzskij vicino alle caserme dell’NKVD. Era in piedi accanto a Ivanov. Aspettai. Volevo parlare con Kretzskij da solo. Passò il tempo. Dovevo andare a lavorare per avere la mia razione. Avanzai a fatica nella neve verso di loro.
«Guarda, c’è una porcellina», mi schernì Ivanov.
«Mia madre è malata», dissi.
«Davvero?» fece lui fingendosi preoccupato. «Penso di sapere che cosa la farebbe sentire meglio.»
Lo guardai.
«Falle prendere molto sole, frutta fresca e un sacco di verdure.» Rise della sua battuta squallida.
«Ci serve un dottore. Ci servono medicine», dissi rabbrividendo.
«Cos’altro vi serve? Un bagno? Una scuola? Be’, vi conviene cominciare a costruirli. Davai!»
Guardai Kretzskij. «Per favore, mi aiuti. Abbiamo bisogno di un dottore. Abbiamo bisogno di medicine. Mia madre è malata.»
«Non ci sono dottori» disse Kretzskij.

Capitolo 79 – AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA di Ruta Sepetys

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avevano spento anche la lunaLina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno.

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#BookTag – 25 domande sui libri

Eccoci qui! Causa impegni vari ce la siamo prese molto comoda nel rispondere alle domande, ma finalmente ce l’abbiamo fatta. Essendo in due, l’articolo verrà un po’ lungo, ma abbiamo provato ad essere sintetiche.

25 domande sui libri

Prima di tutto un grazie particolare a Chiara di Diario di pensieri sparsi che ci ha nominate per partecipare a questo tag creato, qui su WordPress, da Racconti dal passato.

Considerando che moltissime persone hanno già risposto, abbiamo deciso di non nominare nessuno, invitando però chiunque passi di qui e ne abbia voglia a rispondere alle domande.

Non mi dilungo oltre e vi lascio alle domande (abbiamo risposto solo io e Mon, perchè Anna ha detto che in tema di domande librose ha già dato rispondendo a quelle del Liebster Award).

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1) Come scegli i libri da leggere?

Kia: Nei giri in libreria mi faccio attrarre dalle copertine, altrimenti consigli delle amiche o libri che trovo navigando su Goodreads o internet in generale (blog..)
Mon: Tramite GoodReads, consigli di amiche o gli innumerevoli giri in libreria.

2) Dove compri i libri: in libreria o online?

Kia: Principalmente online, se però devo prendere un cartaceo preferisco la libreria.
Mon: Negli ultimi anni ho letto quasi solo libri digitali, quindi direi online, anche perché i costi dei cartacei rendono l’acquisto in libreria proibitivo.

3) Aspetti di finire la lettura di un libro prima di acquistarne un altro oppure hai una scorta?

Kia: Ho una scorta. Sia mai che in un momento in cui posso leggere non abbia qualche libro a disposizione.
Mon: Ho una scorta che non finisce più. Tendo a comprare troppi libri convinta di leggerli a breve e poi, inevitabilmente, rimangono in fondo al Kindle perché nel frattempo ne ho comprati altri mille.

4) Di solito quando leggi?

Kia: Comincio mentre faccio colazione, poi mentre vado a prendere il bus (schiantandomi contro le persone) e poi in quasi ogni momento libero. La sera, prima di dormire, sento la necessità di leggere almeno qualche pagina per staccare la testa.
Mon:  Sul treno, di sera, sul divano, per strada, in coda al supermercato, di mattina, mentre cucino o mi lavo i denti. Diciamo appena posso.

5) Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?

Kia: Generalmente no. Ho però dei periodi in cui ho un rifiuto verso i libri troppo grossi.
Mon: No, non direi.

6) Genere preferito?

Kia: Anche questo dipende dal periodo, ma principalmente leggo Romance in qualsiasi salsa, qualche distopico e thriller e, ogni tanto, mi piace leggere dei romanzi basati su fatti storici reali o direttamente non-fiction. In sostanza, basta che siano parole messe in fila con criterio.

Mon: Fantasy, distopico e romantico.

7) Hai un autore preferito?

Kia:  In realtà no. Me ne piacciono molti. Quando trovo un autore che mi piace molto, però, tendo a fare delle consistenti maratone.
Mon: Ho un paio di autori che amo, come la Rowling o Jeffery Deaver, ma è difficile definirne uno “preferito”.

8) Quando è iniziata la tua passione per la lettura?

Kia: Da molto piccola, quando mamma mi leggeva i librini, soprattutto prima di andare a dormire. Appena imparato a leggere, comunque, sono stata avvicinata alla lettura e non ho mai smesso. Negli ultimi due anni sono diventata un caso clinico.
Mon: Non ricordo esattamente, perché nei ricordi che ho, ci sono sempre stati libri. I miei genitori non mi hanno mai letto nulla, se non forse i librottini quando ero proprio molto molto piccola, ma ascoltavo le cassette della Disney seguendo la storia sul libricino, quindi direi verso i 3-4 anni.

9) Presti i libri?

Kia: A malincuore, ma li prestavo, pur di far leggere un bel libro, questo ed altro. Ora, con gli e-book è impossibile.
Mon: Una volta sì, anche se mi piangeva il cuore ogni volta. Avevo l’ansia che tornassero rovinati o qualche pagina piegata. Ora che leggo quasi solo in digitale, prestare libri non è più un’opzione.

10) Leggi un libro alla volta oppure riesci a leggerne diversi insieme?

Kia: Spesso ne ho più di uno in lettura, di generi diversi e ultimamente, se riesco, uno è in lingua originale.
Mon: Se i generi sono diversi riesco a leggerne anche più di uno per volta. Quando ho iniziato a leggere in inglese tendevo ad avere un libro in entrambe le lingue in lettura, per poter cambiare, mentre adesso capita solo se un libro non mi prende e decido di iniziarne un altro.

11) I tuoi amici/famigliari leggono?

Kia: Mia mamma e la mia sorellina piccola leggono quanto o più di me. Ho amici che leggono molto (amiche, soprattutto) e altri che mi guardano come fossi un alieno quando nomino la lettura.
Mon: Amici gran pochi, familiari si. Le amiche che leggono le ho trovate nell’ultimo anno tramite Internet ed è bellissimo poter condivedere una passione del genere. I miei genitori leggono, anche se molto meno di me, mentre mia sorella divora parecchi libri.

12) Quanto ci metti mediamente a leggere un libro?

Kia: Dipende da moltissimi fattori: pagine, genere, tempo e disposizione mentale mia del momento. Almeno un libro a settimana, però, lo devo leggere.
Mon: Dipende dal libro, da quanto mi prende, dal genere, da come è scritto e da varie altre cose. In italiano sono molto più veloce, ma ormai ho una buona velocità di lettura anche in inglese.

13) Quando vedi una persona che legge (ad esempio sui mezzi pubblici) ti metti immediatamente a sbirciare il titolo del suo libro?

Kia: Sempre e comunque, sono curiosa come una scimmia.
Mon: Ovviamente, anche se l’essera mezza cieca rende la cosa piuttosto complessa.

14) Se tutti i libri del mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno soltanto quale sarebbe?

Kia: Domanda difficilissima, credo che salverei ‘L’Ultimo Elfo’ di Silvana De Mari, il libro che mi ha definitivamente fatto amare la lettura, che mia ha fatto ridere e piangere.
Mon: Indecisa tra uno dei libri di Harry Potter, che mi hanno accompagnata per anni e Orgoglio e Pregiudizio in lingua originale, il mio libro preferito.

15) Perché ti piace leggere?

Kia: È una delle pochissime cose che mi permette di staccarmi totalmente dal mondo esterno, di svuotare la testa e ritrovare il buonumore. Mi piace scoprire cose nuove o immergermi in mondi inventati, innamorarmi di un personaggio e odiarne un altro, emozionandomi insieme a queste personcine di carta che mi fanno compagnia ogni volta che voglio.
Mon: Questa è sempre una delle domande che mi creano più problemi, perché mi sembra sempre di dire cose prevedibili, scontate. La lettura è un viaggio, come la vita. Incontri personaggi diversi, che puoi amare o odiare, che ti fanno innamorare e ti portano con loro a vivere avventure incredibili. I libri ti portano in mondi nuovi, ti portano nel futuro e nel passato, ti insegnano a crescere, pagina dopo pagina. I personaggi commettono errori e ti mostrano le conseguenze, dandoti il senso di giusto e sbagliato. Leggere aiuta a sognare, aumenta la fantasia, fa staccare completamente la mente da ogni problema, perché mentre leggi ci siete solo tu e un intero universo tra le tue mani, stampato su un foglio.

16) Leggi libri in prestito (da amici o dalla biblioteca) o solo libri che possiedi?

Kia: La Me-pre-Kobo era sempre in biblioteca, ora che sono passata al digitale sfrutto molto meno questa risorsa. Resta comunque che se ci entro per cercare un libro per l’Università o per studiare, la probabilità che ne esca a mani vuote è molto bassa.
Mon: In prestito da amici gran pochi perché ho pochi amici che leggono, ma fino a qualche anno fa andavo in biblioteca almeno una volta la settimana. Ormai ci vado molto meno, sempre per il fatto che leggo in digitale, ma qualche volta capita ancora di prenderne in prestito dalla biblioteca.

17) Qual è il libro che non sei mai riuscito a finire?

Kia: Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Mamma mia. Ah, ‘Un giorno, forse’ di Lauren Graham l’ho finito a forza leggendo una pagina sì e tre no.
Mon: Mi vergogno parecchio a dirlo, ma mi tocca: Il signore degli anelli. Ci ho provato almeno sei volte e conto di riprovare ancora, ma non riesco a superare le prime cento pagine.

18) Hai mai comprato un libro solo perché aveva una bella copertina, e cosa ti attrae nella copertina di un libro?

Kia: Prima di comprarlo leggo anche la sinossi. A Goodreads aggiungo senza pietà anche solo per la copertina.
Mon: La copertina, per me, è sempre stata un’arma a doppio taglio. Su GoodReads, ogni giorno aggiungo troppi libri ai to-read solo per la copertina, senza nemmeno leggere la trama, in libreria tendo a leggere la sinossi per farmi un’idea di cosa vorrei comprare. Spesso, però, mi è capitato di scartare libri magari bellissimi solo perché la copertina (o il titolo) erano terrificanti.

19) C’è una casa editrice che ami particolarmente, e perché?

Kia: Onestamente, non presto attenzione alle case editrici.
Mon: Sinceramente non la guardo nemmeno la casa editrice.

20) Porti i libri dappertutto (ad esempio in spiaggia o sui mezzi pubblici) o li tieni “al sicuro” dentro casa?

Kia: I cartacei, a volte, li lasciavo a casa per mancanza di spazio. Il Kobo lo porto ovunque e sempre.
Mon: Ne ho sempre almeno uno in borsa. Con i libri cartacei era più difficile, perché tendevo (e tenderei ancora) a comprare il formato con copertina rigida che è piuttosto ingombrante, mentre ora, con il Kindle, ho tutti i libri che voglio con poco peso e poco spazio. L’unico problema è che, puntualmente, quando sono fuori decido di voler leggere l’unico libro che non ho caricato sull’eReader.

21) Qual è il libro che ti hanno regalato che hai gradito maggiormente?

Kia: Mi vengono gli occhi a cuoricino per qualsiasi regalo libroso. Quello che mi ha lasciato più felice penso sia stato ‘Di Carne e Di Carta’ d Mirya, regalatomi a sorpresa da moroso che vive in un universo dove i libri non esistono (argh).
Mon: Al tempo non lo avrei mai detto, perché guardavo quel libretto di cui avevo letto i primi capitoli e mi aveva solo annoiato, mentre ora sono convinta sia uno dei regali più belli: Harry Potter e la Pietra Filosofale. Mia cugina me lo ha regalato che avevo 8 anni e non mi era proprio piaciuto. Non l’avevo nemmeno finito. Qualche tempo dopo ci ho riprovato e mi si è aperto un mondo. Non me lo avesse regalato forse non lo avrei mai letto e ci avrei solo rimesso.

22) Come scegli un libro da regalare?

Kia: Cerco di incrociare i gusti della persona con i libri che mi sono piaciuti di più.
Mon: È sempre difficile regalare un libro, a meno che non si conosca l’altra persona molto molto bene. Tendenzialmente tendo a guardare i generi che piacciono a quella persona e cerco fra i libri che mi sono piaciuti qualcosa che si avvicini a quei generi.

23) La tua libreria è ordinata secondo un criterio, o tieni i libri in ordine sparso?

Kia: Sono maniaca, rigorosamente per ordine di altezza. L’ordine alfabetico, da lontano non si vede, gli scalini tra un libro e l’altro sì.
Mon: Sono una persona molto disordinata, ma la mia libreria è sempre a posto. Cambio disposizione abbastanza spesso, a volte per altezza, a volte in ordine alfabetico.

24) Quando leggi un libro che ha delle note, le leggi o le salti?

Kia: Dipende se sono necessarie per capire il testo. Con i libri digitali, se le note sono raggruppate in fondo al libro, preferisco usare Google. Trovo parecchio scomodo andare avanti e indietro.
Mon: Dipende se servono ai fini della storia. Ci sono note che spiegano da dove viene una determinata citazione o un verso di una canzone e quelle, a meno che proprio non mi interessi, le salto.

25) Leggi eventuali introduzioni, prefazioni e postfazioni dei libri o le salti?

Kia: Ringraziamenti e dediche sempre, introduzioni e prefazioni se mi interessano o se sono direttamente collegate con la storia.
Mon: Ringraziamenti finali e dediche sempre, introduzioni dipende se mi interessano.

Sperando di non avervi annoiati troppo, rinnoviamo l’invito a rispondere alle domande a chiunque ne abbia voglia!

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Recensione: Il Messaggero di Lois Lowry

Buongiorno a tutti! Oggi vi lascio la mini recensione di uno degli ultimi librini letti. Ultimamente provo allergia per tutti quei libri che mi rendo conto di non poter finire in meno di un paio di giorni. Sarà il male di vivere che mi sta caratterizzando negli ultimi tempi, sarà che tra le mille cose da fare non ho voglia di cose impegnative, non lo so. Tornando a noi, mi sono buttata sul terzo libro della serie di The Giver di Lois Lowry: Il Messaggero. Vi ho parlato qui del secondo, La Rivincita, e oggi vi racconto del terzo.

il messaggero
Titolo: Il Messaggero (The Giver #3)
Titolo originale: Messenger
Autore: Lois Lowry
Editore: Giunti
Disponibile in italiano:
Goodreads

In una realtà futura segnata da “forme di governo spietate, punizioni atroci, inguaribile povertà o falso benessere”, i difetti fisici sono puniti con la pena di morte. Ma nel Villaggio in cui Matty abita anche gli ultimi della scala sociale sono accolti e tenuti in grande considerazione. La comunità è gestita dal Capo, una versione adulta del Jonas di The Giver – Il Donatore. Matty lavora per il Veggente, un vecchio cieco che lo ha aiutato a maturare. Ma adesso qualcosa sta cambiando, i rifugiati improvvisamente non sono più i benvenuti al Villaggio e gli abitanti stanno diventando vanesi e ottusi. A Matty, uno dei pochi capaci di districarsi nella fitta Foresta che circonda il Villaggio, viene affidato il compito di portare il messaggio del drammatico cambiamento ai paesi vicini. Purtroppo la Foresta, animata ora da una forza oscura, si rivolta contro di lui e Matty
si trova a fronteggiare il pericolo armato solo di un nuovo potere, che ancora non riesce completamente a comprendere.
Un’allegoria spietata dell’animo umano e della nostra società, che conclude la trilogia profonda e provocatoria di Lois Lowry.

Ammetto che questa recensione sarebbe dovuta iniziare con un plateale insulto all’autrice. L’avessi scritta a caldo – dopo aver asciugato tutte le lacrime – sarei stata forse più cattiva, perchè ci sono rimasta veramente male. Anzi, se qualcuno l’ha letto e vuole parlarne insieme, io sono qui. Invece, essendo passati un paio di giorni, devo ammettere che, tutto sommato, il libro mi ha lasciato un ricordo piacevole, così come gli altri due della serie. Presto leggerò anche il quarto sperando che si concluda al meglio.
Ne ‘Il Messaggero’ ritroviamo Mat de ‘La Rivincita’ che adesso è diventato Matty e vive nel villaggio ‘degli emarginati’. Quel villaggio che cominciamo a conoscere alla fine del secondo libro, dove si scopre che sono andati a rifugiarsi molte persone con problemi soprattutto fisici. Se ne ‘La Rivincita’ ci veniva descritta una società distrutta e improntata alla violenza, alla povertà e alla solitudine, qui scopriamo l’esistenza di questo piccolo paradiso. Nel Villaggio viene accolto chiunque abbia bisogno di aiuto o sia rimasto solo, senza distinzione, è vietato mentire e ci si aiuta in ogni modo possibile. Al Villaggio ritroviamo Jonas de ‘Il Donatore’ nelle vesti del Capo, nonostante non venga mai specificato il vero nome di questo personaggio si capisce che è lui per i continui riferimenti ai suoi occhi e al suo arrivo al Villaggio con una slitta rossa.
Matty è cresciuto, come dicevo, ed è molto cambiato. Non è più ‘la belva delle belve’ ma si è fatto domare, ha studiato, ha imparato a non mentire e vive con il Veggente, il saggio cieco, aiutandolo nelle mansioni casalinghe. Come nei primi due libri i personaggi – e soprattutto i loro sentimenti -sono definiti con precisione, e ci sembra davvero di conoscerli. Matty inizia, grazie a Jean, la figlia del Mentore, a scoprire cosa sia l’amore.
Ma è proprio a causa dei suoi discorsi con la ragazza che consolida le sue preoccupazioni, la sua sensazione che qualcosa al Villaggio non stia andando per il verso giusto. Pare che la colpa sia del Baratto, il luogo dove gli abitanti del Villaggio di ritrovano per dare qualcosa in cambio di qualcos’altro. Questo rituale, inizialmente nato come concretizzazione della voglia di aiutarsi, ora sta assumendo una connotazione negativa. Matty, con l’aiuto del Veggente che lo fa ragionare, si rende conto che qualcosa non va, che la gente che partecipa al Baratto ne esce ogni volta più scortese, cattiva e disinteressata al bene comune.
Nel frattempo Matty si ritrova faccia a faccia con il suo Potere, che sta emergendo e gli permette di guarire gli animali e le persone. Non ne vuole parlare con nessuno, ha paura che possa portargli dei guai. Presto scopre però che il Capo è a conoscenza di questo suo dono e riesce quindi a parlarne con lui. Ma l’unico consiglio è quello di non sprecarlo, di non utilizzarlo per cose che potrebbero dimostrarsi inutili. Matty è spaventato, non comprende appieno le parole del Capo e non è convinto che, al momento opportuno, sarà in grado di capire che è giunta l’ora di utilizzare il suo Dono.

Manca l’ultimo libro, è vero, ma sono convinta che questa serie vada letta. Scorre benissimo e, nonostante ad una lettura superficiale possa apparire un racconto semplice, con un po’ di magia e un po’ di suspence, secondo me nasconde molto di più ed è in grado di lasciare qualcosa al lettore.

rating 3
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